giovedì 17 dicembre 2009

17 dicembre 2009


Un altro fatto mi si somma a quanto detto ieri: un senegalese, quando ha deciso che quella donna è la sua donna non ci mette molto a concretizzare.
"dama la gis, dama la nopp, dama la begge takk" (ti ho visto, mi piaci, ti voglio sposare)
Un matrimonio si fa anche dopo un mese e anche un figlio può arrivare molto presto.
Questo tratto è abbastanza comune tra gli uomini senegalesi che conosco, debite differenze a parte: vorrei capire un po' meglio a quale abitudine culturale fa riferimento, bisogna ragionarci e studiare.
Posso dire che a me, capricorno e impaziente di natura, piace molto.
Ti conosco, mi piaci, proviamo.
Anche un matrimonio.

Quello che noi chiamiamo matrimonio non ha nulla a che vedere con questo tipo di relazione, che però si chiama matrimonio lo stesso.
Naturalmente sto dando una lettura mia, da donna educata, in questo secolo e secondo la cultura occidentale: quindi ogni cosa letta qui va contestualizzata al mio contesto.
Probabilmente una donna o un uomo africani, stesso secolo ma differente cultura, darebbe una lettura differente, ma non meno valida per il contesto di riferimento.
Dunque: ti conosco, mi piaci, ci sposiamo.
E, speriamo di no, magari dopo due mesi divorziamo.
Per carcare di tradurlo in parole nostre, lo farei assomigliare al nostro “fidanzamento in casa”, ormai del tutto fuori moda almeno qui a milano e tra le persone che frequento io – un rito che sancisce ufficialmente la serietà e l'impegno di una relazione.
Un rito che stabilisce che mi piaci molto e che spero di legarti a me per la vita (anche se magari ti conosco da un mese e non ho il minimo indizio non solo per avere un vero giudizio su di te, ma anche per capire se ci sono gli strumenti per costruire insieme qualcosa che va la di là della bruciante citta che ci acceca).

Questo non toglie nulla ai matrimoni senegalesi, che, passato il debito tempo di conoscenza e affiatamento della coppia, sono matrimoni esattamente come i nostri.
Non toglie nulla nemmeno ai matrimoni italiani né tantomeno ai matrimoni misti.
Comunque le si chiami, le tappe da passare in un rapporto sono quelle.
Dire queste tappe “matrimonio” o “fidanzamento” racconta solo con parole diverse il periodo iniziale, quello dei desideri più che delle certezze – quello in cui una coppia costruisce più sulla base di quello che vorrebbe per sé che sulla base di quello che sa dell'altro -, ma nulla toglie alla precarietà e all'incertezza, pure bella, di una relazione in divenire.

A me comunque questa “fretta” piace: mi fa sentire sicura, mi fa sentire accolta, mi fa sentire che quello che sto vivendo ha un nome – anche se diverso da quello che gli avrei dato io.
La necessità primordiale di dare un nome per dare vita!
Un tratto culturale che si “sposa” con un mio tratto caratteriale: ecco un'altro tassello alla domanda “ma perchè sempre senegalesi”, perchè i senegalesi che ho incontrato io andavano di fretta, come me.

Nessun commento: