viene da Thiès e si chiama Bara.
alto, bello, ma con un'incertezza dei gesti e nello sguardo, nelle poche parole a bassa voce, nelle spalle curve, nelle mani delicate, che lo faceva debole, attaccabile, vulnerabile.
l'ho frequentato qualche mese, per lavoro, stava male, soffriva di un male che non riusciva a identificare, soffriva la solitudine dell'altrove e di mancanza di un luogo da chiamare "io".
l'ho rivisto quasi un anno dopo, alto, bello, con una sicurezza tutta nuova da mettere ancora alla prova e un sorriso spavaldo, quel male quasi sparito e una luce forte negli occhi neri.
ha recuperato, insieme alle carte, la dignità.
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