giovedì 9 settembre 2010

corpi di donne e identità #2

hai in mente uno straccio umidiccio e impolverato? nel caldo dell'hivernage africano quando piove ogni giorno un'acqua gialla di polveri desertiche e riempie pozze a ogni angolo di strada e l'umidità ti appiccica i capelli in testa e i vestiti addosso e sei sudata e accaldata senza nemmeno il sollievo di un ventilatore che sono più le ore senza corrente che quelle in cui funziona qualcosa e sei soprattutto senza la conferma di uno specchio oggetto sconosciuto nei bagni senegalesi, ti senti esattamente uno straccio.
un fungo marroncino spuntato tra i sassi un po' storto bitorzoluto smangiucchiato qua e là dagli insetti.
alzi gli occhi dalla strada che stai fissando con aria desolata mentre aspetti il car rapide chiedendoti cosa ci fai lì e passa una donna, una grossa latta di vernice in una mano, un ombrello nell'altra, procede lungo la carreggiata fangosa, al centro della strada perchè i marciapiedi sono allagati, lentamente, con una fluidità di movimenti e una sicurezza come se non piovesse e lei non avesse le ciabatte di plastica immerse nell'acqua e gli abiti lunghi bagnati che si arrotolano intorno alle gambe e un peso assurdo appeso ad un braccio.
ah! il drammatico confronto con le donne africane perfettamente composte in ogni momento e in ogni situazione che siano agghindate per una festa di battesimo o sedute su un secchio rovesciato nell'aiuola spartitraffico del rond point di Colobane davanti al cesto di manghi che vendono in mezzo al fumo dei car rapide gli abiti perfettamente aderenti al corpo la testa eretta sul collo sottile le dita lunghe e aggraziate orecchini di filiograna d'oro i fianchi danzanti trucco impeccabile pelle di veluto tacchi vertiginosi movimenti lenti e sicuri di chi ha il mondo ai suoi piedi...
qualunque donna occidentale sente un momento di sconforto e si guarda pensando di aver sbagliato tutto nella vita, appena mette piede in Senegal.
soprattutto se il suo stile non passa per trucchi elaborati, rossetti, mollettine, bracialetti tintinnati, ciglia lunghe lunghe e push up, a natale non si fa regalare una taglia in più di reggiseno e se porta gioielli sono pesanti ornamenti d'argento dal significato tribale, maglie accollate, la sua sensualità è di quelle che vanno svelate più che di quelle esibite e finchè è in Italia ne va fiera.
ma scendere dall'aereo e sentirsi un fungo è un tutt'uno.
considerata anche la rivalità, naturale, che segna il primo impatto incrociano subito le spade, tu mi porti via un potenziale marito fonte di reddito e di prestigio sociale, tu sei potenzialmente una seconda, terza, diciottesima moglie che saprà cucinare sempre meglio di me e sarà sempre meglio accetta dalla mamma.
rivalità.
funghi.
il primo scontro è sempre difficile.
i corpi parlano di donne che hanno un approccio diverso alla vita e alla femminilità.
se guardi meglio queste meravigliose creature ultreterrene vedi la pelle schiarita in un doloroso e dannoso tentativo di assomigliare alla pelle bianca che tanto ricorda la nostra ossessione per abbronzature e pelli dorate, i bellissimi capelli crespi quasi rasati per poterci legare a piccole ciocche capelli sintetici lisci lisci da intrecciare o acconciare all'europea, il confine tra gioco e carnevale è sottile mentre dal canto nostro sconfiniamo spesso nell'ineleganza nella sciatteria nella mancanza di femminilità ai loro occhi.
loro e noi, noi e loro in un continuo speccharsi, confrontarsi, chiedersi cosa ci vedrà lui in loro? come se fosse impossibile esistere senza la conferma maschile sentirsi donna a prescindere.
ma poi passa è solo un momento inziale ed è soprattutto insicurezza rigidità diffidenza che caratterizzano spesso l'incontro con l'altro e inducono a mettere in discussione sè, solo un momento iniziale da cui poi emergono sguardi più indulgenti la differenza diventa gioco e imitazione in una scelta di accessori e stili in base a quello che ognuna può offrire all'altra stoffe colori jeans strizzati teste di treccine abiti ricamati di foggia tradizionale top aderenti braccialetti scarpe italiane ti insegno a pelare le cipolle ci scambiamo pareri sui ritmi di vita ti faccio ridere raccontandoti che a casa il trapano per i quadri e le tende lo uso da me e va bene così gli uomini in un angolo la tua identità intatta e la tua femminilità riconfermata intatta dal tuo sguardo e da quello dell'altra.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...di loro invidio l'inconsapevole eleganza e il velluto nella voce e nei gesti, la calma, la compostezza, l'oscenità privata, quella classe, la classe... perfino quando rasentano la volgarità. Nonostante io non sia tra quelle definite donne acqua e sapone. Per esigenze, che ormai tutti conosciamo, hanno affinato la loro arte seduttiva...sono maestre del sesso. Sanno come tenersi un uomo e lo fanno bene.Sanno come si fa a prendersi la sua attenzione perchè crescono in un clima di gare e di competizioni. C'è molto da imparare da loro, secondo me.
Le tue parole strizzano sempre il mio cuore. Grazie. Anna

cristina sebastiani ha detto...

grazie a te, anna, delle tue parole per me e di quelle che descrivono la tua percezione - sai dosare l'immagine, mi piace quello che scrivi.