sabato 7 maggio 2011

narrare l'immigrazione

Narrare l'immigrazione e con essa narrare i cambiamenti che avvengono in noi è difficile quanto vivere l'immigrazione: è difficile per chi parte ed è difficile per chi resta. Ed è difficile per chi riceve.
Ma se noi smettessimo di leggere il fenomeno, il problema, la difficoltà, le differenze e politicamente semplicemente accettassimo che c'è che resta e c'è chi parte e c'è chi torna ricco e chi torna povero e chi non torna per niente e chi arriva e chi fa rumore e chi no?
C'era una volta una zia di mio papà, una vecchia signora romana dei Parioli che viveva in una casa grande vicino al Tevere: a casa sua la luce non si spegneva schiacciando l'interruttore ma girando una levetta nera di bachelite che faceva uno schiocco prima di farti piombare nel buio, a casa sua le stanze erano grandi e vuote ma c'erano due persone di servizio e la vecchia zitella alta un metro e quaranta regnava con pazienza su ogni soprammobile, il portinaio aveva la testa a pera e non parlava mai.
Una volta entrò un ladro, dalla porta di ingresso, nella casa vuota, per rubare l'argenteria.
La zia tornò a casa e lo trovò con le posate in mano, gli disse di non spaventarsi e gli offrì il caffè.
Quando il caffè fu pronto si erano già raccontati un pezzo di vita, il ladro posò le posate e se ne andò.
E se lui l'avesse aggredita? e se l'avesse uccisa?
E se si fosse portato via le posate?
E se l'avesse imprigionata in una stanza buia a pane e acqua e si fosse installato a casa sua a fare vita da signore tra le sue stoffe preziose??
E se l'avesse ipnotizzata, circuita, imbrogliata?
Quando vi fate queste domande dovete spalancare gli occhi e mettervi debitamente una mano davanti alla bocca e poi chiedervi anche cosa potrebbe farvi il vicino di casa visto che viene dalle Mauritius ed è povero e quindi vorrà sicuramente un pezzo della vostra "fetta" e sicuramente uno di questi giorni verrà a rubare la vostre posate o ad aggredire vostra figlia.
Ma ve lo siete mai chiesto del portinaio di vostra nonna, italiano proveniente dalla provincia di Lodi, povero quanto il mauriziano di cui sopra e quanto me, in questo preciso momento.
Ve lo siete mai chiesti di me?
La differenza spaventa e questo è un gran bell'alibi perchè la differenza di cui parliamo non la conosciamo affatto e quella di cui s-parliamo in realtà non esiste.
La zia e il ladro erano molto diversi ma si sono parlati.
Probabilmente la zia avrebbe faticato a non spaventarsi davanti al mio vicino, egiziano e molto ricco, per niente rassicurante, lo stereotipo del provincialotto, completi sintetici di un improbabile azzurro e occhiali a specchio sulla fronte, probabilmente un trafficone che pure io evito come evito anche l'altra vicina, quella ancora più ricca e zirconata anche per andare a fare la spesa che cerca quotidianamente di far buttare fuori gli studenti del primo piano che hanno la sola colpa di essere giovani e entusiasti di musiche inascoltabili: però Mauro, uno degli studenti, mi porta sempre su la spesa quando mi incontra, cosa che il marito della riccona non fa mai perchè è troppo importante per essere gentile e dal canto suo il trafficone egiziano non dà fastidio a nessuno anche se non lo inviterei per un caffè.
Qualunque storia può narrare l'immigrazione, che è prima di tutto storia di persone, che si incontrano e possono piacersi o no, rimanendo assolutamente identiche di fronte a Dio e al Diritto. E dopo, solo dopo, è storia di differenze.



(...e tra queste bellissime signore, chi è la zia?


 

1 commento:

cristina sebastiani ha detto...

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