lunedì 18 marzo 2013

trovai in lui tutto quello di cui avevo bisogno

Oggi tocca a Michela raccontare la sua storia.
Vorrei raccontarvi la mia storia, una delle tante, ma un po' simile alla vostra. Sono arrivata qui a Dakar un giorno di marzo per circondarmi di piccoli talibè, bambini senza sogni ne' scarpe. Randagi della strada, come quei gatti e quei cani pieni di pulci e con una mamma sempre gravida. E’ in questo luogo che conobbi mio marito, un uomo bellissimo, talmente bello che ogni volta che i miei occhi si posano su di lui le gambe diventavano leggere. Trovai in lui tutto quello di cui avevo bisogno. Ci sposammo in una piccola chiesa che porta lo stesso nome di quella nella città natale di mio padre. Abito bianco e lancio del buquet. Accanto le persone che amo e un tentativo di mediazione culturale, fra due genti unite per un giorno all’insegna dell’amore. Decidiamo di restare in Senegal perchè qui è piu “facile”, con i soldi che abbiamo da parte possiamo vivere o almeno permetterci un affitto e da mangiare. Gli occhi della gente ci accompagnano, molti con la gioia nel cuore, altri, spesso, molto spesso con l’invidia che logora l’anima. Un matrimonio di comodo, un’amore falso, un progetto meschino, quello del visto, difficile da reperire, impossibile a tratti. Cosi a volte catalogano il nostro rapporto. Teniamo duro, perchè non possiamo permetterci di rientrare in Italia, io studentessa, lui piccolo commerciante, ci sarebbe un futuro? Ma la realtà è dura qui, in Senegal l’unica cosa che dona sollievo al cuore e agli occhi sono i sorrisi dei bambini, unico grande mezzo di distruzione dell’infamia. Essere osservatori ti riempie l’anima, ma parteciparvi è altro. Il turismo sessuale dilaga, la corruzione fatiga un paese già in ginocchio da molte manovre false di un passato, per fortuna, presidente: il lavoro è per chi ha quella spinta dietro alle spalle, o per i fortunati, il resto è questione di cavarsela giorno per giorno. Un progetto futuro, improbabile. La voglia di tornare al mio paese, quella vecchia Italia tanto odiata e tanto amata. La notizia. Il ritorno, la paura di non farcela a casa mia. Ma qui la situazione non è migliore, non è il mio campo, il mio territorio, e te lo fanno pesare, te lo fanno notare che tu sei bianca, europea, dammi i soldi, comprami le scarpe. No. Io non posso sopportare il peso del passato tutto sulle mie spalle. Saremo in 3 e questo mi allevia il cuore ma mi appesantisce la testa.

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