domenica 10 gennaio 2016

un nuovo femminismo tra le coppie miste

ho la sensazione che si stia attuando, silenziosamente, come per tutti i movimenti sociali realmente rivoluzionari, un nuovo femminismo molto interessante.

una cara amica mi annuncia con grande gioia che aspetta il terzo figlio e per la quinta o sesta volta negli ultimi due anni penso che coraggio!
e per la prima volta penso, quale coraggio esattamente?

bisogna spiegare l'antefatto.
ho un discreto numero di amiche (diciamo più di due e meno di dieci) sposate da un discreto numero di anni (più di due e meno di dieci) con ragazzi africani.
questi mariti (quelli delle mie amiche) possiedono enormi qualità umane ma scarsissima attitudine a sostenere economicamente la famiglia secondo le regole del mercato del lavoro italiano (*).
per un caso (dubito che siano gli unici a vivere così), questi ragazzi tra i trenta e i quarantanni sono tutti senegalesi e bayefall (**).

una simile affermazione qualche tempo fa avrebbe scatenato la solita trita e noiosissima, nonchè inutile e soprattutto razzista polemica tra chi è pro e chi è contro le seguenti affermazioni: i senegalesi sfaticati, i senegalesi bugiardi, i senegalesi che si fanno mantenere in Italia quando non lo farebbero mai a casa loro.
(chi scrive qualcosa del genere è una scimmia rosa!)

torniamo alla mia riflessione: amiche sposate, grandi lavoratrici, mariti ottime persone (senza ironia) ma che non lavorano o che fanno lavori saltuari e scelte economiche non classiche, matrimoni che funzionano e udite udite, dopo il primo, si passa a volte anche al secondo al terzo figlio!
intanto vorrei sapere dove sono le statistiche sui matrimoni misti che scoppiano.
poi dove sono quelle che dicono che le italiane non fanno figli.
infine vorrei sapere come si può sostenere, di fronte a questa e a molte altre evidenze, che le coppie non possono felicemente evolversi rispetto ai modelli classici.

qui i figli ci sono, la coppia resiste e le mamme sono anche dei solidi capofamiglia.

non è che ci venga in mente che queste donne e questi uomini, con moltissima serenità, hanno deciso di mettere creativamente in atto un nuovo modello famigliare in cui i papà stanno perlopiù a casa e si occupano (egregiamente, sembra!) perlopiù dei bambini, contribuendo solo saltuariamente all'economia famigliare e le mamme se ne vanno in ufficio e fanno anche, qualche volta, carriera?
insomma, quello che accadeva, e accade, all'inverso, da secoli e secoli (amen), oggi, senza strombazzamenti, è stato scardinato, ribaltato, ricomposto e messo in atto in una nuova normalità.

ed è una normalità in cui vedo uomini e donne lucidi e appagati (con tutti i distinguo dei singoli casi), consapevoli e convinti della scelta fatta.
una normalità in cui ci sono bambini felici.
famiglie felici.

e mi viene il dubbio che ci siano donne che sono veramente capaci di costruirsi un ruolo nuovo, plasmando creativamente se stesse alle novità e alle esigenze di una società che è cambiata prima ancora che ce ne accorgessimo.
e mi viene il dubbio che ci siano anche uomini, cresciuti in una società maschilista e spesso additati come terribilmente maschilisti nell'incontro con la società europea (come se questa fosse poi tanto diversa..), che sono stati più che capaci di costruirsi un ruolo nuovo, dimostrando risorse umane e carismatiche molto forti, assumendosi il compito della crescita quotidiana dei figli, accettando di passare il testimone della gestione economica alle donne senza sentirsi deprivati di una mascolinità mitica, come invece spesso succede a molti maschi emotivamente mai evoluti.
mi viene il dubbio, sì
però mi vengono anche alcune certezze, perchè io queste persone le conosco davvero.

non tutti gli uomini e non tutte le donne (io, per esempio), hanno una tale capacità di creare attorno a sè la vita che vorrebbero, partendo da un'analisi lucida del reale e plasmando se stessi in base a questa analisi: ammiro questa creatività, ammiro questi percorsi e ammiro questi uomini e queste donne.

©Frerieke


(*) è doveroso sottolineare, per non fare un torto inutile a queste persone, che non le ritengo affatto incapaci tout court di lavorare, ma credo che per alcuni di loro sia per loro estremamente difficile adattarsi alle regole rigide e spersonalizzanti del mercato occidentale: e questa va, a mio personalissimo parere, in qualche modo anche a loro onore, forse è una qualità molto più grande di quello che la società sia pronta ad accettare (ma questo è un altro discorso).

(**) la confraternita musulmana bayfall, che deriva dalla più grande confraternita mouride, è una specificità senegalese: è un islam tipicamente africano, che identifica nella vita comunitaria e nel lavoro due cardini importanti, che si riconosce nella fede negli insegnamenti di Cheikh Ahmadu Bamba e di Cheikh Ibra Fall, che deroga da alcuni pilastri dell'islam ortodosso in nome del servizio alla comunità, della condivisione di ogni bene o proprietà, della crescita comune.
Solitamente i seguaci di Cheikh Ibra Fall sono persone estremamente libere da quasi tutti i legami terreni, molto spirituali, che scelgono uno stile di vita che, se in Senegal è visto come normale anche da chi vive molto diversamente, in Europa è difficilmente compatibile con un sistema rigido di regole cui si richiede a tutti di attenersi.
 

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