domenica 15 maggio 2011

chiara e il baye fall

ho scritto questo racconto qualche tempo fa, l'ho riletto oggi e lo trovo piuttosto banale nei contenuti: le relazioni di coppia italo-senegalesi hanno fatto passi avanti mi sembra e sono diventate anche molto più ricche oltre che complesse, più creative, inventandosi modi di relazionarsi che non sono più solo quelli descritti.
mi serve però per fissare alcuni punti: non tutti i problemi di coppia sono culturali, non tutti i problemi di coppia sono solo della coppia, non sempre le differenze culturali sono superabili, non sempre occuparsi delle differenze culturali aiuta la coppia - a volte si usano per nascondere la paura dell'intimità, a volte si ignorano per non affrontare solchi incolmabili.

chiara non riesce a capire come mai il suo compagno sia sempre così poco concreto.
è domenica, c'è un bel sole brillante e il giardino pubblico su cui affacciano le sue finestre suona delle voci dei maschi seienni che si contendono un pallone accusando una femmina di non saper giocare a calcio: lei si ribella indignata e chiara pensa che sia molto più sveglia di lei.
cheikh ha quasi trentacinque anni, li compirà il prossimo ottobre, ed è in italia dal millenovecentonovantotto, tredici anni passati sfilacciando la capacità di sopravvivenza, l'ambizione e i sogni più sfrenati alternati alla depressione, l'euforia, le idee brillanti, la delusione per l'ennesimo sequestro della merce, l'ennesimo incidente, l'ennesima lite, l'ennesimo fermo.
ha avuto una bambina, tre anni fa, ma poi ha deciso di non vivere con sua madre ed è tornato da lei: si arrabbia come una furia se i nonni della bimba dicono che vogliono battezzarla secondo il rito cattolico, è andato anche fuori dalla chiesa per portarla via, vuole partecipare alla sua educazione ma in tre anni le ha comprato solo un paio di scarpe per un compleanno.
chiara medita lentamente, si chiede perchè non è riuscita a stimolarlo abbastanza da fargli cambiare vita.

cheikh è un baye fall, per un certo periodo chiara ha studiato e approfondito islam e sufismo, confraternite e preghiere, vita in comunità e totale assenza di proprietà personale, ma poi ha capito che non era cosa per lei.
ha meditato a lungo sulla poligamia per darsi una spiegazione quando lui è tornato dal Senegal con la notizia di una moglie presa per tacitare la famiglia.
questa famiglia che lei ha il divieto di frequentare! che forse la odia, che forse la odierebbe di meno se la conoscesse, o se lui difendesse la loro relazione.
vivono insieme da undici anni.
undici anni in cui ha fatto da spalla al suo dolore per  i mancati successi economici e le liti con la famiglia che semplicemente non comprende cosa lui sia andato a fare in italia se non guadagna, undici anni da spalla per i suoi bisogni, undici anni di proposte, prestiti, progetti, piccole ribellioni e separazioni che dovevano servire a stimolarlo ma invece lo abbattevano a basta e la facevano tornare con la coda tra le gambe ad occuparsi di lui.
un anello messicano con una luna di smalto costituisce la loro promessa d'amore, chiara lo guarda, lo accarezza, poi ha l'impulso di gettarlo nel giardino in mezzo ai piedi di quei maschi prepotenti, ma non lo fa.
chiara semplicemente non riesce a capire.
perchè non si fa aiutare? 
cheikh desidera un successo che non sa dove andare a prendere: perchè non accetta di parlare con un terapeuta, qualcuno che possa comprendere il suo stato d'animo e decodificarlo, magari anche con l'aiuto di un mediatore culturale? 
ma lui dice di non essere matto e di non aver bisogno di parlare con nessuno.
si indigna e si allontana se lei gliene parla, ma chiara sa che apprezza il suo interessamento: anche se lei sbaglia sempre le proposte che gli fa, lui apprezza che lei gliele faccia.
lei non può capire la mentalità senegalese fino in fondo, questo cheikh gliel'ha sempre detto e forse, sotto sotto, ha ragione, chiara ha un dubbio che a volte la tormenta un po': forse l'Africa è davvero troppo misteriosa per lei, come misteriosa è la sua pelle nera, il suo odore che dopo undici anni è ancora sconosciuto, i suoi silenzi da re, il suo potere su di lei.
a volte lo accompagna, il sabato o la domenica, quando lui mette la bancarella al mercato: sa benissimo di imporsi, lui non la vuole, le dice "cosa faresti se io ti proponessi di accompagnarti in ufficio?", ma chiara pensa che non sia la stessa cosa perchè il suo è un vero lavoro, quello di cheikh no.
a volte i pomeriggi al mercato sono imbarazzanti: chiara non parla wolof e tutti i venditori senegalesi la ignorano bellamente tranne che per i saluti iniziali o per chiederle con aria di sufficienza se lei parla wolof, lei cerca di chiacchierare ma poi cheikh si irrigidisce perchè dice che racconta i fatti loro a tutti e che non si fa.
ma perchè non si fa? lei lo fa sempre con le sue amiche!
non li capisce, non capisce lui, cosa deve fare di più? ha letto tutti i libri sul senegal che ha trovato, ha imparato a cucinare i suoi piatti , gli ha comprato un furgone usato che è durato tre mesi prima che lui lo distruggesse, gli dà i soldi da prestare alla sua famiglia, è sempre gentile con le donne senegalesi che lui gli presenta, a volte mette anche i vestiti senegalesi e si sente bella, molto bella!
eppure lui è infelice.
e finchè non si sentirà padrone della sua vita non la sposerà, così le ha detto.
potrebbe stare qui a guardare il giardino fino a che non fa buio e magari anche oltre, da molto tempo ha la sensazione di non sapere più dove andare nemmeno lei.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Spesso noi andiamo a cercare delle cose chissa dove e poi ci rendiamo conto che sono li molto piu vicine a noi di quanto lo sospettavamo.
Spesso parliamo di differenze culturali e mi chiedo che cos'e la cultura? Voglio dire: e' una differenza che nasce dal fatto che 2 persone siano nate in 2 posti diversi o trattasi di 2 persone che hanno un paesaggio di formazione diverso che li ha portati ad avere anche progetti di vita diversi? Perche se si tratta di questo, la cultura c'entra poco o meglio la cultura non e' piu quella occidentale oppure quella africana ma diventa personale e non piu collectiva che contradistingue un luogo geografico o una razza.
La cultura per me e' l'insieme di persone con le quali ci rapportiamo frequentemente, di cose che abbiamo fatto e di luoghi dove abbiamo vissuto a lungo, insomma e' il nostro paesaggio di formazione che ci ha formattato in modo tale da vedere il mondo con un occhio unico. Ed e' questo occhio che poi determina i nostri progetti per il futuro. Pero questa individualizzazione della cultura non significa che siamo complettamentati lontani gli uni dagli altri ma che e' possibile che persone nate in luoghi lontanissimi possono poi diventare culturalmente piu vicine di quanto lo possono essere dei membri di una stessa famiglia.
Dopo tanti anni in Italia condivido molte piu cose con alcuni italiani di quanto non ho con la maggioranza dei senegalesi. Colpa dell'emigrazione? Non credo, penso che l'emigrazione abbia solo accelerato i tempi ma lo sviluppo tecnologico e soprattura i mutamenti economici (multinazionali che si estendo oggi giorno e che si insediano dappertutto, mano d'opera internazionale), i media, internet, i low cost sono le vere ragioni che hanno reso possibile la grande mobilita (non solo fisica ma anche intellettuale attraverso libri, film...) che avvicina i popoli. E da quest'incontro dei popoli, ognuno di noi puo trovare nell'altro cose da apprezzare. E finalmente questo bottino che stiamo prendendo gli uni dagli altri ci sta rendendo ancora piu vicini agli altri. Allo stesso tempo, se qualcuno fin'ora vicino a noi non partecipa (per scelta) a questo mercato universale allora la nostra avvinanza con gli altri provochera il nostro allontamento di lui.
Quindi la cultura non e' altro che questo bagaglio che ci prendiamo nel corso della nostra vita e quindi si arrichisce e si aggreaga non e' piu ne senegalese, ne italiana.
Quindi se un rapporto non va tra 2 persone giovani che non vivono nel villagio conservatore e blindato ma vivono in una metropoli aperta, allora bisognerebbe cercare di incolpare di meno la cultura.
Per me il problema fondamentale in un rapporto di coppia mista o non e' nell avere progetti di vita diversi.
Se mi fisso deglio obiettivi complettamente in contrasto con quelli della mia partner, allora non andremo lontani se ognuno di noi campa sulle sue posizioni.

A volte noi rinunciamo alle nostre posizioni per amore ma se sono cose davvero importanti non credo che ci dovremmo rinunciare, dovremmo piutosto cercare di convincere l'altro non in modo prepotente ma spiegando meglio il perche di tale scelta. Alla fine e' possibile che l'altro cambi idea oppure magari ci fa cambiare idea in modo consapevole e non solo per amore.
Quello che voglio dire e' che se te e Cheikh non riuscite a comunicare oppure se vi rendete conto che avete delle visioni complettamente diverse, potete cercare di spiegarvi ognuno la sua visione ma sara inutile sperare ed augurare per ognuno di voi che l'altro cambiera e non date la colpa all differenza culturale. Se Cheikh ha vissuto cosi tanti anni in Italia, sono sicuro che ogni volta che va in Senegal adesso si sente straniero li nel suo paese perche ormai la sua cultura si e' bastardizzata.
Forse sono stato troppo lungo e anche sentenzialista nel mio contributo, ma satavo pensando a voce alta e quindi questo e' solo un ensiero molto grezzo che forse rillegendolo ci potrebbe stare qualche modifica.
Badou

Anonimo ha detto...

Spesso noi andiamo a cercare delle cose chissa dove e poi ci rendiamo conto che sono li molto piu vicine a noi di quanto lo sospettavamo.
Spesso parliamo di differenze culturali e mi chiedo che cos'e la cultura? Voglio dire: e' una differenza che nasce dal fatto che 2 persone siano nate in 2 posti diversi o trattasi di 2 persone che hanno un paesaggio di formazione diverso che li ha portati ad avere anche progetti di vita diversi? Perche se si tratta di questo, la cultura c'entra poco o meglio la cultura non e' piu quella occidentale oppure quella africana ma diventa personale e non piu collectiva che contradistingue un luogo geografico o una razza.
La cultura per me e' l'insieme di persone con le quali ci rapportiamo frequentemente, di cose che abbiamo fatto e di luoghi dove abbiamo vissuto a lungo, insomma e' il nostro paesaggio di formazione che ci ha formattato in modo tale da vedere il mondo con un occhio unico. Ed e' questo occhio che poi determina i nostri progetti per il futuro. Pero questa individualizzazione della cultura non significa che siamo complettamentati lontani gli uni dagli altri ma che e' possibile che persone nate in luoghi lontanissimi possono poi diventare culturalmente piu vicine di quanto lo possono essere dei membri di una stessa famiglia.
Dopo tanti anni in Italia condivido molte piu cose con alcuni italiani di quanto non ho con la maggioranza dei senegalesi. Colpa dell'emigrazione? Non credo, penso che l'emigrazione abbia solo accelerato i tempi ma lo sviluppo tecnologico e soprattura i mutamenti economici (multinazionali che si estendo oggi giorno e che si insediano dappertutto, mano d'opera internazionale), i media, internet, i low cost sono le vere ragioni che hanno reso possibile la grande mobilita (non solo fisica ma anche intellettuale attraverso libri, film...) che avvicina i popoli. E da quest'incontro dei popoli, ognuno di noi puo trovare nell'altro cose da apprezzare. E finalmente questo bottino che stiamo prendendo gli uni dagli altri ci sta rendendo ancora piu vicini agli altri. Allo stesso tempo, se qualcuno fin'ora vicino a noi non partecipa (per scelta) a questo mercato universale allora la nostra avvinanza con gli altri provochera il nostro allontamento di lui.
Quindi la cultura non e' altro che questo bagaglio che ci prendiamo nel corso della nostra vita e quindi si arrichisce e si aggreaga non e' piu ne senegalese, ne italiana.
Quindi se un rapporto non va tra 2 persone giovani che non vivono nel villagio conservatore e blindato ma vivono in una metropoli aperta, allora bisognerebbe cercare di incolpare di meno la cultura.
Per me il problema fondamentale in un rapporto di coppia mista o non e' nell avere progetti di vita diversi.
Se mi fisso deglio obiettivi complettamente in contrasto con quelli della mia partner, allora non andremo lontani se ognuno di noi campa sulle sue posizioni.

A volte noi rinunciamo alle nostre posizioni per amore ma se sono cose davvero importanti non credo che ci dovremmo rinunciare, dovremmo piutosto cercare di convincere l'altro non in modo prepotente ma spiegando meglio il perche di tale scelta. Alla fine e' possibile che l'altro cambi idea oppure magari ci fa cambiare idea in modo consapevole e non solo per amore.
Quello che voglio dire e' che se te e Cheikh non riuscite a comunicare oppure se vi rendete conto che avete delle visioni complettamente diverse, potete cercare di spiegarvi ognuno la sua visione ma sara inutile sperare ed augurare per ognuno di voi che l'altro cambiera e non date la colpa all differenza culturale. Se Cheikh ha vissuto cosi tanti anni in Italia, sono sicuro che ogni volta che va in Senegal adesso si sente straniero li nel suo paese perche ormai la sua cultura si e' bastardizzata.
Forse sono stato troppo lungo e anche sentenzialista nel mio contributo, ma satavo pensando a voce alta e quindi questo e' solo un ensiero molto grezzo che forse rillegendolo ci potrebbe stare qualche modifica.
Badou

Anonimo ha detto...

"i suoi silenzi da re, il suo potere su di lei" dice tutto. Puoi fare di tutto tu per andargli incontro, per capirlo, non sará mai abbastanza. Evidentemente c'é qualcosa di inspiegabile in tutto questo, non é né differen´za culturale tout court né caratteriale. Io tuttora non me lo spiego e francamente sto cercando di staccarmi da una situazione MOLTO simile alla tua. La mia felicitá prima di tutto! e se non ci sono spiegazioni, io non mi ostino a trovarle: la vita é bella e l'oggetto del nostro amore puó anche cambiare, basta volerlo. Nikki

Anonimo ha detto...

non so se mai leggerete questo commento, spero di si!
Ho amato per 2 anni un ragazzo senegalese, abbiamo vissuto insieme e sono sempre riuscita a comprendere la sua religione il suo stile di vita e avevamo progetti insieme. Ho fatto di tutto per lui, mi sono anche indebitata per risolvere i suoi problemi, ma un giorno mi sono entrati i ladri in casa e ho scoperto di avere in casa un bravissimo manipolatore, che invece di essere alla scuola coranica come sosteneva, nel weekend andava in svizzera con la sua nuova fiamma, io gli sono solo servita a pagargli i documenti ed il viaggio di riento in Senegal dopo 7 anni scoprendo che in realtà non era solo andato a trovare la sua famiglia, ma ad ufficializzare un matrimonio fatto l'anno prima di conoscermi.... tutto a spese mie..
Il problema non sono i soldi che ho speso e che spenderò, quello ho scelto di farlo per amore in quel momento e amen, ma ciò che mi ferisce è la premeditazione, la mancanza di rispetto l'essersi fatto mantenere due anni e dopo aver scoperto il tradimento la prontezza nel mentire e fregarmi intenzionalmente 70 euro....... questo era il Bayefall che andava a pregare dal mercoledì al lunedì a Milano lasciandomi senza soldi, senza cibo in casa e che nel momento in cui ho deciso di lasciarlo mi ha dato della puttana bianca. In due anni è stato bravo a fingere molto bugiardo oscar d'attore, ma alla fine la verità è venuta a galla.....spero non siano tutti così

Anonimo ha detto...

Carissima,leggo le tue parole e...potrebbe essere il mio di racconto!l'unica differenza é che io l'ho lasciato senza dargli nessun spiegazione semplicemente non chiamandolo piú,e lui....con il suo solito silenzio ha accettato senza piú cercarmi.tanta sofferenza vissuta in 2 anni e mai avrei creduto potesse distruggermi cosi tanto da mettere completamente in dubbio la mia vita,le mie scelte ed il mio modo umile di sopportare ogni ostacolo che mi si presenta sul mio percorso.credo che tutte le donne che hanno vissuto questo tipo di esperienza dovrebbero radunarsi,giusto per rendere conto di non essere sole.cosa che invece crediamo profondamente finche siamo insieme ad un uomo che ci usa e che di sicuro non meritiamo.siamo tutte sorelle e dovremmo smettere di credere di aver bisogno di loro per essere delle donne.a volte siamo sorelle stupide.coraggio!

Cristina Diaxasso ha detto...

Questo racconto è di tanto tempo fa ed è interamente di fantasia, eppure è ancora così capace di colpire molti sentimenti.
Qualcuno più sopra scrive che non è solo una questione culturale nè solo una questione caratteriale e io sono d'accordo.
Certamente non potrei mai attribuire ad una categoria di persone, nè ad una scelta religiosa, la responsabilità di un comportamento irresponsabile.
E' un caso che nel mio racconto un uomo incapace di relazionarsi in maniera adulta sia africano, senegalese e bayfall.
Non è un caso che uomini così esistano e che molte donne soffrano a causa loro.

Annullarsi in un uomo, dimenticarsi di sè, chiudere gli occhi di fronte alle incompatibilità o alle cose che non ci piacciono, accettare comportamenti inaccettabili: non è un problema di oggi nè un fatto poco diffuso.

Siamo tante? sì, ma ognuna di noi deve fare la sua strada e a nulla servirebbe cercare di prevenire: una donna si libera quando è pronta, quando si sente forte, quando ha gli strumenti per farlo.
Ho conosciuto molte donne che con fatica e sofferenza si sono liberate di relazioni sbagliate, con molta fatica e molta sofferenza: guadagnando in forza, coraggio e rispetto di sè.

Questo era il senso di quello che ho scritto e mi fa molto piacere che ancora lo si legga.
E mi fa molto piacere che ci siano donne come te, cara anonima, che intraprendono strade di crescita personale con tanta forza.