mercoledì 28 gennaio 2015

coloured

Benedict Cumberbatch è un attore inglese, in questo momento è soprattutto Sherlock Holmes.
Qualche giorno fa, in occasione delle nomination per gli Academy Awards, ha definito alcuni suoi colleghi neri, coloured, avanzando l’ipotesi che, negli Stati Uniti, per un attore di colore sia più semplice fare carriera e ottenere ruoli consistenti, rispetto al Regno Unito.

Qualche giorno dopo si è scusato, non per aver messo in dubbio il talento dei colleghi nè per aver sollevato la questione razziale nelle scelte dell'ambiente cinematrografico inglese, ma per averli chiamati coloured.
L’uso di questa parola non è di per sè scorretto, ma si considera ormai desueto e, quindi, potenzialmente offensivo.
L’attore ha subito riconosciuto l’imprecisione e si è scusato pubblicamente con una nota scritta: «sono fortemente dispiaciuto per aver offeso con l’uso di questo termine datato. Non posso scusarmi per essere stato così sciocco, ora che il danno è fatto. Quello che posso sperare è che questo incidente getti una luce sulla necessità di usare correttamente parole appropriate e non offensive.»

Lui si è scusato.
Pubblicamente e velocemente.
Con una nota scritta.
Definendo sè stesso uno sciocco.

E, vorrei aggiungere, non ha fatto nulla che non sia di semplice buon senso e buona educazione.
Ha fatto quello che andava fatto.


E' importante anche per noi, in Italia, così disabituati a guardare gli altri con rispetto, così pieni di noi stessi da ritenere che non sia necessario alcun discorso razziale dal momento che non riguarda la nostra (culturalmente e storicamente) bianchissima persona, cominciare ad aprire gli occhi e a guardarci attorno e a comprendere che ci sono parole e atteggiamenti che altre (altrettanto italiane, per cominciare) persone possono ritenere offensive.
E' importante che ci dotiamo di maggiori strumenti di buona educazione.

fonte e immagine The Hollywood report


Nessun commento: