lunedì 14 dicembre 2009

14 dicembre 2009

Ieri sera il mio compagno è partito per il Senegal: l'ho abbracciato a Malpensa e non so quando lo rivedrò.
B non ha un permesso di soggiorno e si rifiuta di vivere da criminale in un paese che accomuna chi non ha il permesso a risiedere in un luogo con chi commette reati, così ha scelto di andarsene.
B è un lebu di Yoff e ha origini toucouleur da parte di madre.
Viene da St.Luis, in Senegal, è una persona onesta e curiosa, vive il privilegio di chi non ha fame e dunque può scegliere il proprio destino.
Noi ci siamo conosciuti quanche mese fa, e ci siamo innamorati - B aveva già pianificato il rientro, spedito quasi tutte le sue cose con il container, chiuso le sue numerose (seppure forzatamente sommerse) attività: ha avuto dei dubbi, si è chiesto se doveva rimandare, consapevole che la lontanaza non avrebbe aiutato un'amore nuovo nuovo, ma poi insieme abbiamo deciso che fosse più giusto tornare a casa e portare avanti il suo progetto – che così diventa anche il mio.
Sei anni senza poter vedere i tuoi famigliari, i tuoi luoghi, la tua casa - sono pochi, i suoi sei anni, se paragonati ai dieci che sulle spalle del mio amico Bekaye, clandestino dal 2002 - senza requisiti per la sanatoria Bossi-Fini, in attesa di decreto flussi 2007 e 2008 e oggi finalmente in possesso di ricevuta per la “regolarizzazione” Maroni, preda di dolorose crisi d'ansia che gli impediscono a volte di uscire di casa per giorni, da quando si è cominciato a parlare di reato di clandestinità entrato in vigore quest'estate - sei anni sono niente, se non hai moglie e figli che ti aspettano da qualche parte, ma sono tantissimi. sono comunque tantissimi, se non puoi tornare a casa. Riuscite a immedesimarvi in questo senso di solitudine e di impedimento così totale?
B è partito sei anni fa da St. Luis per il desiderio di crescere, di sperimentarsi, per tentare il distacco da un'educazione piuttosto rigida, per dimostrare a sè e agli altri che poteva cavarsela da solo - è stato un anno in Italia, poi è andato in Francia, poi è tornato in Italia: ha sempre lavorato, ha passato momenti facili e leggeri ma molti di più momenti difficili, difficilissimi e a volte anche terribili, dormendo per la strada, solo e senza riferimenti - ha sempre lavorato, ma ha anche perso molti soldi, non potendosi difendere da piccoli truffatori o gente poco onesta alla qualche chi non ha documenti si deve affidare per forza. Se l'è sempre cavata, non ha mai subito aggressioni, nè fisiche nè verbali, ma il suo spirito ha spesso risentito del clima ostile che serpeggia in Europa - ha dovuto accettare compromessi e situazioni che una persona non mette in conto di dover affrontare (incontri e convienze con pazzi cocainomani, case sporche senza elettricità nè riscaldamento, truffatrici senza scrupoli, commercianti poco o per niente affidabili).
Per contro, ha scoperto di avere qualità e punti di forza che non sospettava di avere e ha sperimentato relazioni ed emozioni positive a volte con i suoi famigliari, che l'hanno sostenuto e incoraggiato, e a volte con alcune persone incontrate qui.

Sono dodici anni che mi occupo di immigrazione, lavorando a diversi progetti di consulenza legale o burocratica per persone immigrate (permessi di soggiorno, asilo politico, ricongiungimenti famigliari, disagio psicologico); ho avuto un compagno senegalese per sei anni, dal 2001 al 2007 e ho molti amici davvero vicini che sono senegalesi - viaggio in Senegal ogni volta che posso, ne conosco molti aspetti ma ogni incontro sia qui che lì e ogni viaggio portano elementi e scoperte nuove - e ogni persona che si rivolge a me o alla mia associazione per un consiglio o un sostegno sono altrettante fonti di apprendimento e di riflessione.

Desidero raccontare un passo alla volta la mia esperienza di coppia mista, che contiene l'esperienza di chi affronta in prima persona (di nuovo e dopo averle ascoltate per anni da altre persone) le barriere burocratiche, politiche e culturali della nostra società, che contiene l'esperienza di chi incontra e sperimenta una cultura differente, un differente senso politico, un differente agire sociale e scopre affinità e distanze e si domanda come possono essere utili a sè e agli altri in un percorso di crescita condivisa - una matrioska che spero di non aprire e richiudere da sola.

3 commenti:

sofia ha detto...

Ciao Cri, ho scoperto il tuo blog da poco ma ormai mi fa compagnia per metà delle mie notti...ti devo fare veramente tanti complimenti, scrivi benissimo ed è un vero piacere leggerti. L'argomento che affronti mi è molto vicino, anche io faccio parte di una coppia mista, anche lui senegalese e ti devo ringraziare perché grazie alle tue parole sto iniziando veramente a riuscire a semplificare un pò la cominucazione tra di noi che in certi punti è davvero difficile. Mi stai aiutando a riconciliarmi con me stessa e riavvicinarmi a lui allo stesso tempo, cosa che fino a poco fa mi sembrava paradossale ma non lo è...sto capendo tante cose che prima erano confuse in un groviglio nella mia mente di cui non riuscivo a trovare il capo. Ti sento molto vicina e ti ringrazio davvero col cuore. Buona notte
Sofia
ps:W paolo nutini e W il riso integrale con le verdure!hi hi!Ciao una bacio

cristina sebastiani ha detto...

ciao sofia, grazie! mi fa davvero piacere che tu mi legga!

ti posso chiedere, se non è troppo personale, quali sono i punti più difficili nella comunicazione tra di voi? quali aspetti culturali tuoi e suoi vi allontanano di più?

sofia ha detto...

mmm...domandonda a cui non saprò dare una risposta esauriente: devi calcolare che noi stiamo assieme da poco più di un anno e che quindi il confronto/scontro è particolarmente ricco perché piano piano saltano fuori cose che a saperle prima non dico che non avrei deciso di farmi una famiglia con lui ma ci avrei riflettuto sopra molto di più e questo mi dà lo spunto per dirti una prima grande differenza: quando ci siamo conosciuti lui mi ha chiesto di sposarlo praticamente subito, io sono riuscita a temporeggiare per un pò, ma poi ho capito che andare oltre sarebbe stata una mancanza di rispetto nei suoi confronti, avevo conosciuto i suoi valori basilari e mi aveva dato gli elementi fondamentali per scegliere, il resto sarebbe stato frutto del nostro impegno. E già qui una grande differenza rispetto al nostro metodo che tutti ben conosciamo.
Un altro esempio il modo di litigare, e qui ti rimando a un commento che ho fatto al post "cipolle".
Altre differenze particolarmente fastidiose le incontriamo sul concetto di "educazione", che per lui è violato già solo per una imprecazione (non una bestemmia sia chiaro) detta mentre mi si rovescia una lattina in frigor e quindi che non lo coinvolgeva per nulla.
Ma la cosa che in assoluto ho fatto più fatica a mandare giù è stata che per lui la famiglia non è la cosa più importante, come lo è per me, perchè prima viene il suo rapporto con la religione in generale e con la sua guida spirituale in particolare, è Baye Fall e il legame tra lui e la sua guida è vincolante come per me dovrebbe essere quello tra me e lui. Questo non toglie niente al nostro rapporto se non un pò di tempo quando deve andare alle preghiere e la percezione di sentirmi la persona più importante per lui, che a primo acchito mi sembrava insormantabile, ma poi ho saputo accettare e di cui ho imparato ad apprezzare i risvolti positivi.
Un'altra cosa che mi pesa è il concetto di conoscenza e di sapere: io tendo a verificare tutto, mi piace studiare, sono critica, contesto, metto in discussione, rifletto, lui invece si attiene a quello che sono i precetti della sua religione e gli insegnamenti che gli vengono dalla religione e dalla famiglia.
Da parte sua credo invece che la cosa che gli pesi di più è che io non voglia aderire alla sua religione. A me affascina e ci vedo tanta bontà ma sinceramente non ne ho l'esigenza e quindi sarebbe ipocrita e meschino da parte mia fare un passo di quel tipo, d'altra parte io non ero vincolata a convertirmi per sposarlo. Comunque mi hai dato una buona idea: gli chiederò se è effettivamente questo che lo allontana di più da me e se viene fuori qualcos'altro ti dirò.
Per quanto riguarda le rispettive famiglie: la sua non l'ho ancora conosciuta personalmente ma solo tramite qualche battuta al telefono e quello che racconta lui, sono comunque stati tutti sempre molto aperti e gentili. La mia famiglia invece è stata molto diffidente sin dall'inizio (figurati che non gli ho ancora detto che siamo sposati)e ancora adesso è causa di discussioni tra me e lui, nonostante il rapporto si sia un pò appianato dopo la nascita di nostra figlia, che è letteralmente un angelo. Per ora quello che mi viene in mente è questo, se hai qualche curiossità particolare chiedi pure!
A presto!

p.s.=per parlare delle cose che ci uniscono invece, oltre che naturalmente una figlia stupenda, sono grandi valori come la generosità, l'altruismo, il vivere semplice o la bellezza di viaggiare e la creatività.

scusa Cri ma c'è un modo per vedere gli ultimi commenti ai vari post? non so se è un problema della mia connessione (sono negata in queste cose) ma non lo trovo...