Ahmed Mohamed ha 14 anni, è di origine sudanese e vive in Texas.
E' stato arrestato e accusato di terrorismo.
E nelle fotografie che ho visto in Rete, sul suo viso c'è molta più rassegnazione che paura.
Due giorni fa ha portato a scuola, per mostrarlo al suo insegnante di tecnologia, un orologio che ha costruito da sè - circuito, alimentatore, display (notizia Ansa con fotografia dell'orologio) ed è stato accusato di terrorismo.
Ahmed era tranquillo, come lo sarebbe ogni ragazzino con la sua rudimentale invenzione: tranquillo e orgoglioso.
Ma quando ha tirato fuori l'orologio si è scatenato il panico e alla fine della lezione, come documentano diversi tweet, Ahmed è stato arrestato e interrogato per ore.
Se fosse stato Bill o John a presentarsi a scuola con una valigetta piena di fili collegati, oggi non saremmo qui a scriverne.
Non so immaginare cosa significhi aver vissuto l'11 settembre 2001.
Ma so che l'11 settembre l'hanno vissuto anche milioni di musulmani, di neri, di immigrati - la paura non è un'esclusiva dei bianchi anglosassoni protestanti.
So che, nonostante l'America abbi un presidente nero e di origini musulmane, gli americani sono governati dall'islamofobia.
So che la paura non può essere una scusa.
E' un attimo perchè questo accada anche in Italia - e un po' accade già.
Quanti di noi, aspettando una metro alla banchina, non hanno mai provato un brivido o non hanno immediatamente scacciato un pensiero inquieto vedendo una borsa abbandonata, una barba e un caftano?
Bisogna tenere i piedi per terra e i nervi saldi.
Soprattutto se si è insegnanti ed educatori.
ps. Mark Zuckerberg ha invitato Ahmed Mohamed ad andarlo a trovare, per mostrargli la sua invenzione.
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