poi un giorno ecco apparire in questo blog qualcosa che niente ha a che fare con la nazionalità, la cultura, l'identità o l'afro-lifestyle.
qualcosa di vecchio come il mondo.
e a tutt'oggi, per me, incomprensibile.
allora mi rivolgo a voi, amati uomini
oggetto dei nostri desideri e dei nostri strali, depositari delle nostre gioie e dei nostri assoluti dolori, compagni, amici, amanti e colleghi
siete quelli con cui condividiamo amori, valori, umanità e speranze.
uomini, per favore, mi spiegate cosa succede?
capita che ci sono due amiche che, come spesso fanno le amiche, parlano di uomini e di volta in volta scoprono temporanee, ma incrollabili, verità - e da mesi ormai si dicono che no, con gli uomini non bisogna proporre niente, nè chiedere niente - se mai una strategia ha avuto senso, a queste due amiche (cui ogni storia, matrimonio compreso, era andata a puttane) è sembrato fosse questa - mollare le redini, del tutto, sorridere, annuire e non chiedere mai niente.
neppure un caffè.
lasciare che siano loro a guidare la relazione.
bene.
un po' vecchiotta, un po' per ridere, come teoria, ma poteva funzionare.
e poi però succede che a una delle due amiche capita una tegola: dopo vent'anni di insistenze aveva creduto fosse arrivato il tempo di accogliere un amico che era chiaramente anche un amore (vent'anni ci aveva pensato, povera lei), ma alla prima goffa e malposta, dubbiosa e teorica domanda, si è ritrovata in un istante a contemplare la polvere sollevata dalla fuga immediata, supersonica e muta del tizio in questione - e lo straniamento è diventato rabbia e poi dolore e poi solo terribile mancanza, ma dopo due anni il silenzio è rimasto assoluto e senza appello, segno che la polvere ancora non si è posata.
e alla seconda amica succede che, passato un anno bello, insieme a un uomo molto bello, metendo religiosamente in pratica la regola d'oro, al momento di fare una scelta (lui), lei fa timidamente presente che da un anno ci sono anche lei e suo figlio e che forse lui non si è accorto che nella scelta non li sta considerando - e si ritrova che il giorno prima lui c'era, concretamente, emotivamente e con naturalezza, c'era - e il giorno dopo ammetteva candidamente di lasciarla, perchè si era preso paura.
e siccome a me viene in mente solo il dito di Samantha Jones, e mi pare francamente riduttivo e anche un po' volgare (benchè liberatorio),
allora ho bisogno di voi, signori uomini.
sono così arrabbiata per la prima amica, così triste per la seconda, che ora comincio anche a essere preoccupata per il genere intero.
le donne rischiano di inaridirsi a furia di avere a che fare con uomini così.
odio anche solo pensarlo, ma vedo ingigantirsi una schiera di donne belle, in gamba, mature e spiritose, e tremendamente sole - perchè a stare troppo con sè stesse, non si diventa solo egoiste, ma anche delle pessime amiche, delle madri insoddisfatte, delle colleghe un po' tristi.
e però mi pare che noi da questa condizione vogliamo uscire (bè, sì, non tutte), la guardiamo, la valutiamo e se possiamo la teniamo alla larga.
e mi sembra che invece voi ve ne fate una specie di mantello (bè, ovvio, non tutti) e trovate sia una giustificazione di valore, dite ho paura come direste ho il sedere basso, che vuoi farci, devi conviverci.
sono di parte, lo so.
per questo chiedo a voi
facciamo a capirci: dove sta il problema?
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