venerdì 11 maggio 2018

the hate you give


The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody, letteralmente "L’odio che rivolgi ai bambini, fotte tutti".
Tupac Shakur, rapper e attivista afroamericano, inventò l'acronimo Thug Life, a significare che l'odio (lo scontro, le discriminazioni) con cui la società fa crescere i bambini alla fine si riversa e limita tutti.
Per estensione, Thug life è il contrario di una vita di successo ottenuta a partire da un privilegio. Thug life è quando riesci ad emergere, ad ottenere quello che vuoi superando tutti gli ostacoli e le difficoltà.


Ma Thug life è stato poi utilizzato per indicare l'eroismo della vita criminale, della gang, della prevaricazione.

Qui sta lo sbaglio e qui sta il nocciolo della storia che Angie Thomas racconta nel suo libro d'esordio,The Hate you give.


Una storia afroamericana scritta per ragazzi, che ruota attorno alla violenza: quella quotidiana di chi cresce sapendo che se la polizia ti ferma non devi reagire e devi tenere le mani bene in vista, e di chi assiste all'omicidio da parte della polizia del suo amico d'infanzia. 
La vita di Starr, sedici anni, è pervasa dalla violenza.
E allo stesso tempo, Starr ha dalla sua parte una famiglia amorevole e di grandi valori, un quartiere di periferia difficile ma unito e solidale, una scuola per bianchi dove lei sperimenta la dicotomia tra la vita del ghetto e la vita borghese, un cervello brillante e il grandissimo desiderio di superare paura e dolore.

Un libro un po' naive, ma di grandi significati.

Cosa c'entra però Starr con i sedicenni italiani? sembrerebbe poco o niente.
Qui "da noi" la violenza è ancora un fatto marginale, il razzismo ha connotazioni più di pancia e molto meno identitarie, la polizia non è santa ma nemmeno così demoniaca.

Io credo, però, che la riflessione sul nocciolo della questione sia importante per tutti: una vita vissuta nella diseguaglianza non porta nulla di buono, nemmeno per chi detiene il potere ed è portatore di supremazia.
Nel libro di Angie Thomas scopriamo poco a poco cosa c'è sotto la superficie dei fatti di sangue, delle scelte apparentemente sbagliate.
Ma una volta che ci è chiaro, lasciare che Starr e la sua famiglia vadano per la loro strada, continuare a sentirli così distanti da noi, non è più possibile.

Leggere per credere.
Thug life riguarda tutti: per quanto voi vi crediate assolti, siete comunque coinvolti. Se lo cantava Fabrizio De Andrè, allora è un concetto che conosciamo bene anche noi, no?

lunedì 26 febbraio 2018

buone notizie per le coppie miste

Le coppie miste sono davvero destinate al fallimento? Il matrimonio misto scoppia più di quello italiano?
Nel 2015, le separazioni di coppie miste hanno raggiunto in termini assoluti un massimo pari a 8.657 (in termini relativi 9,4% di tutte le separazioni, percentuale simile a quella registrata lo scorso anno).
I divorzi di coppie miste, seppur aumentati in valore assoluto (7.160 nel 2015), mostrano una tendenza alla diminuzione in termini relativi. Nel 2015 sono pari all’8,7% del totale dei divorzi mentre erano il 9,5% del totale nel 2014  (ISTAT).
Eurispes ha stimato l’andamento del numero di matrimoni calcolando che quelli misti celebrati arriveranno in Italia a circa  35.807 nel 2030 (dai 27.905 registrati nel 2015 – fonte Eurostat).
Tutti dati che fanno ben sperare per i destini delle coppie mistedivorzi in diminuzione, matrimoni destinati ad aumentare.

Continua a leggere il mio post su Instamamme, nella mia rubrica, Bicult [...]


martedì 20 febbraio 2018

Black Panther e L'Oréal: il mercato guarda agli afrodiscendenti.

Mentre tutti esultano per l'uscita di Black Panther, l'ultimo film della Marvel con protagonisti afrodiscendenti (leggete la bellissima recensione di Igiaba Scego su Esquire), io non riesco a togliermi dalla testa un fatto ben più banale.

L'Oréal, cioè il mercato, ha scoperto le donne nere in Italia.
E' un passo importante.

Chi mi legge conosce la mia fissazione per i libri con protagonisti neri, ne ho parlato più volte negli anni e non solo qui.
Una volta, in una grande libreria del centro, una pragmatica commessa mi disse "non è questione di razzismo, è solo mercato: ci sono ancora pochi bambini neri, ancor meno sono i genitori neri che acquistano libri; se poi vogliamo guardare bene, qualcosa c'è, ma è dedicato soprattutto alle bambine, perchè i maschi, bianchi o neri, leggono molto di meno".

Ecco.
Il mercato.
E se tu hai un figlio nero che vuole leggere, ti attacchi (o meglio si attacca lui).

Ma.
Il mercato ha scoperto le donne nere, di ogni sfumatura, cui dedica un fondotinta in ben 21 colorazioni differenti.
Accord parfait.

Nessuno mi paga per scrivere questo post e pazienza se faccio pubblicità gratuita ad un prodotto che certo non ha bisogno di me per sfondare.
Io sono contenta.

Altrimenti provate ad essere una ragazza e a non trovare mai il fondotinta giusto, e poi mi direte se c'è da stare allegri.



mercoledì 7 febbraio 2018

razzismo e bambini: come parlarne, come reagire

Fuori da scuola, oggi, il mio seienne pianta un capriccio qualunque.
Mi fermo e gli parlo cercando di farlo ragionare: si avvicina una signora, sorride intenerita, gli pizzica una guancia e gli dice un bel morettino come te che fa i capricci?!

Cercando di non incenerirla all'istante, in tono serio, ma non aggressivo, le chiedo signora, cosa c'entra il colore della sua pelle? 
In ogni caso, continuo, la prego di non toccare mio figlio senza il suo permesso e la prego di non intromettersi in un discorso privato.
Mi ha risposto che sono un'isterica (classico insulto maschilista da donna a donna che rimanda all'incapacità femminile interiorizzata di formulare pensieri complessi, tra l'altro) e se l'è filata.

Questo banale episodio mi serve da pretesto per un ragionamento sulla reazione da avere in caso di comportamenti scorretti verso i nostri bambini.

Se n'è parlato anche in diversi gruppi in questi giorni, a seguito dei fatti di Macerata.
Ci si chiedeva se fosse giusto parlare ai bambini neri e misti di quanto accaduto e spiegare loro il razzismo: credo che sì, sia bene spiegare ai bambini in maniera semplice e senza particolari truci, cos'è il razzismo.
Ma prima dei dieci anni difficilmente lo capiranno, quindi prima di quell'età forse è meglio parlare loro in linea generica di cosa rende ciascuno di noi unico e speciale.

Ci si chiedeva anche come reagire o come dire ai bambini di reagire quando sono loro a subire un atto di razzismo.

Cosa fare quando un bambino insulta un altro bambino con dolci parole come sporco negro, sei nero come la cacca, sei incapace come tutti i negri? Minimizzare? Giustificare il colpevole come semplice ignorante? Interpretarle come cose da bambini? Far finta di niente per non offendere ulteriormente il bambino offeso? Direi di no.

Penso che reagire sia doveroso, e che evitare di scendere nella stessa arena di chi attacca è altrettanto doveroso.
Reagire, da genitore, significa innanzi tutto far vedere ai bambini che un comportamento sbagliato non viene tollerato. E poi li fa sentire protetti, al sicuro: capiscono che siamo comunque dalla loro parte.
Dopodichè reagire con violenza alla violenza, con insulto all'insulto, di principio non mi piace.

Ad alcuni bambini viene insegnato a rispondere: se io sono nero come la cacca tu sei giallo come la pipì (o come la cacca di gabbiano o come il vomito e via dicendo, a seconda della creatività personale).
Ovviamente è una possibilità che prospetto a mio figlio, non vedo motivo di nascondergli che può rispondere in questa maniera, se non trova altre soluzioni accettabili per lui in quel momento.
Ma se io avessi risposto a quella mamma invadente brutta pallidona non si intrometta?! avrei comunque usato il colore della pelle per identificarla nel momento in cui la criticavo per averlo fatto.
C'è chi dice che avrebbe capito più rapidamente l'antifona, e dunque lascio a chi legge la scelta.

Oltre alla reazione immediata, poi ci sono altre cose da fare: parlare con gli insegnanti, parlare con i genitori dell'insultante, a seconda della gravità del fatto.

Non spetta a noi sgridare il bambino in questione, ma gli si può spiegare che quello che ha detto è sbagliato.
Un bel discorso rapido rapido tipo: se ti va di insultare mio figlio, fallo, ma non usare la sua pelle per farlo - puoi chiamarlo scemo, imbecille, babbione, babbano, ladrone, cagone o come ti pare, e ve la vedete voi - ma non puoi dirgli negro.
Già il permesso di insultare lo lascerà più sgonfio di un palloncino bucato.
Oppure una spiegazione più complessa, a mente fredda: se tu lo chiami negro è come se gli avessi detto blu, nuvola, coccodrillo o un'altra assurdità; una persona nera non è più bella o più brutta o più intelligente o più stupida di una bianca, è solo differente, come Batman è diverso da te, ma che insulto è?
Invece, non mi permetto di dire ad un altro bambino che deve vergognarsi o che è cattivo, questo non credo assolutamente sia un atteggiamento educativo. Piuttosto lascio la palla ai suoi genitori, se non so cosa dire.

Più complesso il discorso con insegnanti e genitori, ma arrivare armati di materiale e di volontà di dialogo è sempre una buona politica.
Per esempio un libro da leggere in classe per aprire il discorso sul razzismo o meglio ancora, nelle prime classi della primaria, lavorare sull'unicità di ciascuno e sulla bellezza di ciascuno, ognuno con le sue caratteristiche e ognuno con lo sguardo che ha sull'altro e che riceve dall'altro.
Se vi servono suggerimenti più precisi su questo scrivetemi, sto lavorando a dei laboratori molto carini da proporre nelle scuole.

E infine (ma in realtà questo è il discorso fondamentale da cui partire e che sta alla base di tutto), ci sono le nostre parole da dire ai figli.
Che dovranno partire dal principio che se ciascuno di noi si sente fiero delle proprie caratteristiche, nessun insulto lo potrà ferire.
Da qui il lavoro quotidiano con i bambini, incentrato sulla loro bellezza, sulla loro unicità.
E' un lavoro che ciascun genitore, più o meno consapevolmente, fa con ogni bambino.

Quando il nostro bambino è nero o misto cosa possiamo fare in particolare?

Proporgli, fin da piccolissimo, libri, giocattoli, modelli neri in cui potersi identificare.
Il mercato italiano è ancora un po' restio ad aprirsi a questo tipo di prodotti, ma ci sono già molte cose che si possono proporre. Qui ne trovate alcuni esempi.
Poi è importante imparare a trattare bene e in maniera adeguata la loro pelle nera e i loro capelli afro: ci sono parrucchieri ed estetiste specializzate, linee di prodotti apposta, corsi per imparare le tecniche per pettinarli. Alcuni esempi qui.

E poi: raccontare loro esempi di persone nere di successo, dal momento che difficilmente le troveranno comunemente sui media.

E frequentare altre famiglie nere o miste, altri bambini neri o misti, per permettere loro di rispecchiarsi anche in altri, di vedersi uguali, di confrontarsi e costruire così un'identità solida.

Inserire tutto questo nella propria quotidianità, senza drammi, integrare i cartoni che vedono tutti e i libri che vedono tutti e i giochi con cui giocano tutti, con storie positive di persone nere, bambole nere, giocattoli e libri con protagonisti sia bianche che neri, aiuta i piccoli e sostiene gli adolescenti nel momento in cui maggiormente necessitano di attingere alle risorse personali.

Se si sentiranno sicuri di sè e fieri del colore della loro pelle, allora sapranno trovare loro la risposta da dare, davanti ad un atto di razzismo: e la loro risposta sarà sempre meglio di quella di qualcun altro.

Non potremo impedire che soffrano.
Ma potremo dar loro uno scudo e una spada e mandarli nel mondo più forti e più belli che mai.



martedì 6 febbraio 2018

utili e importanti: libri e giocattoli con protagonisti neri


Ho creato, insieme a due amiche, un'utile bacheca che raccoglie libri, giocattoli e oggetti con protagonisti neri. 
Per bambini neri (e non solo) che crescendo in un'Italia che è prevalenza bianca per quanto riguarda la rappresentazione, ma mista nella realtà, hanno bisogno di sentirsi un po' più a casa.

Pinterest: crescere un figlio nero

Siete tutti invitati a segnalarmi altri libri, giochi, giochi di società, manuali e tutto quello che vi sembra utile: la collaborazione aiuta a diffondere consapevolezza.
Scrivetemi a cristinasebastiani@outlook.com