che riceverà in dono felicità e uliveti e che suo zio, entusiasta, profetizza essere il novello leader europeo rappresentante di nuove generazioni di cambiamento e di realtà sociale che si impone.
scrivo oggi, perchè poi non so quando potrò di nuovo.
ho passato nove mesi molto complicati: abbandonata.
lasciata sola da un marito che assolveva alla sua parte di questo progetto comune senza aver mai discusso con me di quale fosse la sua parte e quale la mia, e che viveva una crisi personale profonda senza riuscire a confidarmene neppure l'esistenza.
no, non auguro a nessuno una gravidanza così.
B ha dovuto lavorare, in Senegal, per molti mesi, che sono diventati quasi sei su nove: ha dovuto, questo è chiaro, correndo dietro alla burocrazia senegalese, ai mille rivoli in cui tutto si perde in quella terra lenta e leggendariamente non orientata al rispetto di regole e minuti, ha dovuto correre dietro a truffatori mascherati da amici, ad affari vantaggiosi rimandati per feste famigliari e poi feste religiose e poi feste e basta, ha dovuto e i tempi si sono allungati.
ma ha dovuto anche fare i conti con sè stesso, con la paura di tornare in Italia a fare la vita dell'immigrato, con un ruolo e uno status così inferiori a quelli che ogni essere umano sente dignotosamente i suoi.
ha dovuto fare i conti con l'imminente paternità e i pensieri di ogni quasi padre.
ha cominciato a realizzare cosa significa dentro di lui la sua famiglia senegalese e la sua nuova famiglia italiana e le ha viste ancora, nel suo cuore, due cose distinte.
ha dovuto fare i conti con una moglie toubab, che ogni giorno da un anno e mezzo rivelava aspetti sempre più toubab e sempre più motivo di confusione e dubbi: sposarsi era stata la sua gioia più grande, perchè adesso questa moglie era la fonte di ogni più grande problema? perchè mancavano comprensione e sostegno? perchè ogni giorno lamenti e accuse e critiche incomprensibili? perchè, cazzo, questa donna non sta zitta come farebbe ogni senegalese sana di mente??
perchè questa donna non si vive la sua gravidanza senza chiedere a me, che sono uomo, come farebbe ogni normale donna senegalese che si trasferisce dalla madre per partorire??
io lavoro, lei fa il bambino: cosa vuole di più???
dubbi e pensieri e confusione tenuti insieme solo dalla certezza di non voler mollare.
e dal desiderio profondo, di non essere quel marito senegalese, ma senza la capacità di riuscirci perchè ognuno di noi è fatto anche dal mondo in cui nasce - mondo che salta fuori prepotente e avido e ha unghie molto forti.
B non ha avuto la forza di contrastare quella parte di sè, per molti mesi.
E dunque dubbi, pensieri e confusione: legittimi, e oltrettutto inconsapevolmente equamente spartiti con me che a migliaia di chilometri di distanza pensavo perchè cazzo questo marito non comunica con me come farebbe ogni sano di mente compagno italiano?
anche il mio mondo è saltato fuori e si è sommato agli stramaledetti ormoni, bloccando ogni capacità di pensiero lucido.
distanza, inaccettabile distanza siderale, nove mesi di un abisso di solitudine assoluta, resa ancora più profonda dalla certezza che i senegalesi non dicono mai quello che può farti soffrire e io soffrivo già e aspettavo solo di dover soffrire ancora di più, un abbandono vigliacco, una fuga indecente, l'assenza di un padre, il tradimento di un marito, il mio cuore che se ne andava in pezzi ogni giorno di più.
mesi infernali.
mesi molto complicati, persa in questo accidente della vita.
ma posseduta, letteralmente, da una felicità immensa: se io mi sono persa, le mie amiche hanno capito benissimo cosa stava succedendo e oh sì, auguro a tutte le donne di ricevere quello che ho avuto io, di imparare (imparare, per la prima volta, davanti a un bisogno pressante) che l'amicizia è un dono concreto fatto di telefonate ogni mattina e ogni sera, di fazzoletti asciuga lacrime, di numeri di telefono e contatti giusti, di cene organizzate a misura di pancia, di ascolto, di complimenti sulla mia bellezza, di spedizioni compra-pannolini, di passaggi urgenti in pronto soccorso a tenermi la mano mentre il cuore della mia piccola olivetta batteva e mi diceva di smettere di preoccuparmi, di impegni rimandati per stare, stare con me.
mesi in cui il sostegno e l'amore delle donne che ho accanto, insieme a quello di mia mamma, delle zie e dello zio, e di mio fratello, è stato il più bel dono che potessi ricevere, senza il quale il mio matrimonio sarebbe finito insieme alla mia salute mentale e alla salute del mio bambino.
sono stata salvata.
quanta retorica!
ma non so dirlo altrimenti perchè semplicemente e metodicamente è quello che hanno fatto.
e auguro a tutte una gravidanza così: ho misurato le mie forze, ho fatto i conti con quelle che mi mancano e ho visto, senza sconti, quelle che ho.
è stato un macello.
oggi B è qui, è arrivato dieci giorni fa per rimanere, per dirmi, finalmente cosa ha vissuto e per ascoltare cosa ho vissuto io.
un passo dentro al nostro matrimonio, non fuori.
e il macello sta prendendo forma, non è più un macello e posso guardarlo con calma, finalmente, e finalmente prepararmi a partorire, con mio marito accanto, con il cuore e la mente concentrati sul mio bambino.
è stato un macello, ora è diventata una vertigine e sono (quasi) pronta a buttarmi, insieme a lui.
forse ogni gravidanza è così, io non mi sono mai sentita così fragile e nemmeno così forte.
e dopo quarant'anni impegnati a dimostrare a me stessa e al mondo che da sola potevo fare qualunque cosa come e più di Wonder Woman, nel mezzo del cammin della mia vita e di fronte al salto più grande che mi si sia presentato, ho imparato che non avrei mai potuto farcela, da sola.
ed è un gran bell'imparare.
le immagini sono di sergio toppi, me le ha inviate manuela, una delle mie donne |
3 commenti:
Cara, la vicinanza di amici è parenti è una risorsa che ti dà forza ancor più in questi magici nove mesi. Ma ti immagini?tra solo due giorni avvolgerai con un tuo abbraccio il bambino che tanto hai immaginato e oltretutto è tornato a sostenerti tuo marito...la vostra storia mi fa sognare!
In questa paura che ti prenderai dal blog...ti dedico col cuore una canzone meravigliosa "ogni tanto" di gianna nannini, a presto
devo ammetterlo...mi sono commossa... quanta positività alla fine sei riuscita a trovare grazie agli altri ma soprattutto a te stessa... :-)
Ciao Cri,
conosci già la stima che provo per te e leggendo il tuo racconto della tua gravidanza ho capito che ogni storia è diversa. Ogni storia, ogni coppia, ogni persona è un universo a sè.
Io, all'inizio di questa "avventura" come mi piace chiamarla per sdrammatizzare, ho cercato confronti, ho cercato esperienze già fatte, ho cercato parole già dette ma, come mi dicesti una volta in una mail "non voglio dirti cose che appartengono ad altre storie e non alla tua."
E oggi, dopo un pò di tempo con cui le emozioni sedimentano e nuove paure sorgono mi capita questo articolo (quando in relatà ho cliccato su differenze)... lasciandomi una sensazione di grande fiducia nel futuro! Credo che se due persone si amano veramente, quando hanno il cuore aperto al diverso da sè, quando hanno compreso cosa conta veramente nella vita, riescono a rialzarsi dalle difficoltà ancora più forti, riescono veramente ad imparare dall'esperienza! E la cosa che mi emoziona di più è che si riesce ad imparare insieme, si riesce a crescere nella coppia, se solo si vuole e se l'amore che unisce è un amore autentico, con la 'A' maiuscola.
E tu sei una preziosa testimone che riesce a donarmi fiducia nel futuro anche se pieno di difficoltà.
Ottima giornata.
Stef(Mammarema)
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