una rabbia irrazionale e crudele, che non lascia il dovuto spazio alla comprensione, è vero, una rabbia grigia e densa: concedetemela!
mi fa rabbia la capacità tutta femminile di ingannarsi
mi fa rabbia che questa capacità si sia arricchita di un nuovo, vischioso elemento: la differenza culturale.
sei una bella ebrea tedesca, borghese, amata e intelligente, colta e brillante e vivi a Berlino nella prima metà del '900, sei giovane e hai davanti a te tutte le possibilità.
ti innamori di un tedesco cristiano, poeta dalla barba austera, artista spiantato tanto affascinante che ti spalanca a nuove visioni e tu ti ci aggrappi, per uscire dalla chiusure del tuo mondo conosciuto, per soddisfare la tua sete di conoscenza e il desiderio di novità
in tre anni di amori clandestini lasci la tua famiglia, che ti ripudierà, per sposare lui, e lo fai con entusiasmo perchè era quello il mondo che volevi, quello in cui vivere con lui e attraverso di lui
e poi, amaramente, quello diventa il mondo in cui vivere con lui e le sue amanti, che accetti, in nome della sua "cultura" e della sua diversità
ecco in cosa si sono mutate le differenze culturali
nient'altro che in quella cosa che ti prende e ti possiede e ti manipola come una droga, come uno spirito maligno, e ti fa accettare comportamenti assurdi, crudeli, impossibili
perchè sono culturali, fatali, indiscutibili
mescolarsi non significa questo.
questo è ciò che sta distruggendo la reale possibilità di un mondo che si arricchisce delle sue diversità: le differenze come un comodo e ipocrita tappeto che accoglie alibi e debolezze, umane fragilità e disumane crudeltà in un abbraccio mortale
sei italiana, brillante lavoratrice, trentacinquenne, autonoma e indipendente, nella prima metà di questo nuovo secolo.
se un italiano ti desse della puttana e ti tormentasse nottetempo con insulti tanto fantasiosi quanto cattivi, dopo averti scucito svariati mila euri per progetti fumosi, donne dal ruolo incerto, figli improbabili, e ti nascondesse tutta o quasi la realtà della sua vita, forse te la daresti a gambe.
ma è senegalese bayefall e piangi e ti disperi chiedendoti perchè lo fa e se tu riuscirai o meno a sopportare la sua cultura e a vivere comunque giorni felici con lui.
sei americana, neodivorziata, hai quarantacinque anni alla fine degli anni '60 e hai tanta voglia di goderti la vita dopo un matrimonio noioso e senza storia: incontrare di nuovo quel bell'haitiano che per la prima volta ti ha fatto provare un orgasmo ti sembra un sogno, lui è diventato un gigolò, vive un'esistenza violenta, ma che importa? tu lo vuoi e non vedi nulla, perchè tutto quello che non capisci e tutto quello che non vuoi capire lo nascondi dietro la sua incomprensibile cultura e quando la storia finisce in tragedia piangi e ti disperi e ancora non hai capito che non avevi capito nulla.
no, non è questo il mondo nuovo a cui aspiriamo.
chiamare crudele la crudeltà, dirompente il tradimento, meschina la sopraffazione è necessario
ripulire la strada dalla polvere dell'incertezza, che diventa alibi, che diventa macigno
incerto, non certo, non conosciuto: il mondo altrui è prima di tutto questo e poi è il fascino delle cose scoperte a poco a poco
e apre a due possibilità - mi piace o non mi piace
la possibilità del non mi piace, mi fa male, mi distrugge, non capisco, ma mi adeguo (come diceva qualcuno) non è una reale possibilità.
basta.
basta.
oggi sono arrabbiata.
possiamo fare di meglio.
molto meglio.
questa foto l'ho fatta io: le altre le vedete qui |
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