Mi chiamo Roberta, ho 35 anni e
sono italonigeriana perugina trapiantata a Milano; sono la moglie di
Patrick, di origine camerunense e la mamma di Leo (3 anni) e di Elia
(2 anni).
Circa un paio di anni fa ho conosciuto il gruppo Afroitaliani/e di Roma e molte delle splendide persone che ne fanno parte, ne sono nate molte discussioni e una profonda voglia di confronto e di crescita collettiva.
Circa un paio di anni fa ho conosciuto il gruppo Afroitaliani/e di Roma e molte delle splendide persone che ne fanno parte, ne sono nate molte discussioni e una profonda voglia di confronto e di crescita collettiva.
La prima cosa che ho pensato allora é
stata: chissà quanto sarebbe stata contenta la mia mamma se ci fosse
stato, trent'anni fa, un gruppo simile a Perugia, chissà quanto le
avrebbe fatto piacere confrontarsi su alcune tematiche cosi nuove per
lei e per tutta la società.
Ma allora non si riteneva che sollevare
l'argomento sul colore della pelle fosse utile.
Da quando sono
mamma tutto per me é cambiato e di pari passo ho visto cambiare
questo paese.
In peggio, purtroppo.
Pensavo che sulle tematiche razziali
avremmo fatto passi da gigante, invece no.
Siamo un paese profondamente razzista e
negarlo é - oltre che sbagliato - controproducente.
Bisogna
lavorare, lavorare tanto.
Prima di tutto su noi stessi,
riconoscendo la realtà per combatterla e cambiarla.
Dunque ho deciso di frequentare gli
incontri delle famiglie Afroitaliane di Milano.
E con il tempo ho scoperto che ci sono
un buon numero di persone a cui questi incontri non vanno a
genio.
Ecco, io vorrei dire questo, a quelle persone che ritengono escludente riunirsi per discutere tematiche legate al colore della pelle, all'essere neri o misti: se pensate che il razzismo non esista più, non fate del bene a nessuno.
Ecco, io vorrei dire questo, a quelle persone che ritengono escludente riunirsi per discutere tematiche legate al colore della pelle, all'essere neri o misti: se pensate che il razzismo non esista più, non fate del bene a nessuno.
E ovviamente non lo avete mai vissuto
sulla vostra pelle (è proprio il caso di dirlo).
Se vi definite antirazzisti non potete non riconoscere l'importanza di gruppi come questo.
Se lo definite un ghetto, uno spazio chiuso, forse non vi è chiaro che decidere di riunirsi per affrontare un argomento importante a partire dalla persone che ne sono direttamente interessate non è necessariamente escludente.
Se vi definite antirazzisti non potete non riconoscere l'importanza di gruppi come questo.
Se lo definite un ghetto, uno spazio chiuso, forse non vi è chiaro che decidere di riunirsi per affrontare un argomento importante a partire dalla persone che ne sono direttamente interessate non è necessariamente escludente.
Vi sentite esclusi? Bè ma allora mi
state dicendo che l'argomento vi interessa!
Vi interessa ma ritenete, al contrario
di noi, che riunirsi per parlare di come i bambini e i ragazzi
afroitaliani affrontano il mondo e permettere loro di frequentarsi,
conoscersi e confrontarsi tra loro, sia stigmatizzante? Allora forse
dovreste partecipare e portare la vostra esperienza, che immaginiamo
sia frutto di accadimenti e di ragionamenti e che vi abbia portato a
scegliere una linea educativa per i vostri figli che certamente
troveremo interessante, perchè no?
In ogni caso, se ci osservate e ci
accusate, sicuramente vi interessiamo: difficilmente un appassionato
di Shubert si batterà per entrare in gruppo di allevatori di pecore
Shetland (a meno che non sia anche appassionato di pecore,
naturalmente).
Noi lavoriamo sull'autostima dei nostri figli: non è facile, ma è anche bellissimo. Partiamo da qui.
Noi lavoriamo sull'autostima dei nostri figli: non è facile, ma è anche bellissimo. Partiamo da qui.
Roberta Shitta
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