giovedì 30 luglio 2015

cortesie per gli ospiti

Il Comune di Torino presta una temporaneamente una sala da adibire a spazio per la preghiera durante la visita di un gruppo di uomo e donne d'affari di religione musulmana interessati a investire negli ambiti della moda e del design italiani.
Un paio di leghisti irrompe nella sala e rimuove il tappeto da preghiera.
Qualcuno da sinistra plaude ai leghisti, perché la religione non deve entrare nelle istituzioni.

Desidero istituzioni laiche e sono convinta che i simboli religiosi così come le decisioni in materia di religione e spiritualità siano fatti privati e non debbano essere spalleggiati dalle istituzioni pubbliche, a cominciare dai crocefissi in classe o negli ospedali.
Se la comunità musulmana avesse chiesto la rappresentazione di riti o l'esposizione di simboli mi sarei opposta.
Ma si è trattato invece di comune cortesia offerta ad un gruppo di investitori.

Se ad un convegno di mamme imprenditrici avessero chiesto una sala per far dormire in bambini che avevano deciso di portarsi dietro (fatto privato, la cultura corrente prevede che il bimbi siano affidati alle cure altrui durante il lavoro), qualcuno avrebbe criticato l'intromissione di una istituzione in fatti privati?
In questa episodio la religione non c'entrava,  si è trattato di comune cortesia.

Mi fa tristezza vedere che siamo così occupati a schierarci contro ciò che detestiamo da non saper più guardare ai fatti con chiarezza, senza il velo della polemica.

La laicità dello Stato è sacrosanta.
La cortesia con gli ospiti  anche.

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