giovedì 4 febbraio 2016

inutili dolorose separazioni

Oggi vorrei ragionare di razzismi e generalizzazioni.
E vorrei proporvi di adottare un punto di vista che sia globale e non tenga conto di alcuna differenza nè di provenienza, nè di genere, nè di colore della pelle, nè di orientamento sessuale.

Faccio qualche esempio, anche un po' superficiale.
Sento sempre una stonatura quando leggo di campagne ironiche perchè gli africani adottino i poveri europei o perchè seppelliscano l'Europa con una risata.
Mi irritano quelli che tessono le lodi dell'Africa chiamandola genericamente posto ideale dove vivere.
Ho sofferto molto da adolescente, sull'autobiografia di Malcolm X e sulle teorie della separazione tra bianchi e neri.

Più l'Europa si comporta male, più fingiamo che l'Africa sia un paradiso, e dividiamo, separiamo, usiamo due pesi e due misure.

Gli africani non sono peggio di noi, mi sembra blasfemo anche solo doverlo dire.
Mi batto da anni contro il razzismo.
Ma non sono nemmeno meglio di noi, e forse per qualcuno questa è una novità.
Mi batto decisamente anche contro questo assurdo pregiudizio.

Che come tutti i pregiudizi non fa che alimentare immaginari collettivi distorti e irreali.

Il tema caldo e difficile è quello dell'esclusione.

Sono stata a fianco di molte persone che qui, nella bianca Europa, hanno subito esclusione e discriminazione sulla base del colore della loro pelle.
Ho percepito un tale pregiudizio sulla mia persona quando sono stata in Africa da non riuscire a instaurare alcun rapporto reale sul posto: io là ero solo una bianca da spennare.

Ho mille esempi sulla punta delle dita.
"L'Africa agli africani": è uno slogan che nasce per spronare la crescita e l'assunzione di responsabilità in prima persona, che storicamente è molto sensato, che però separa.
L'orgoglio nero (di cui sono una grandissima sostenitrice) ha il forte e concreto rischio di sfociare in motivo di esclusione.
L'esaltazione dei paradisi africani, di supposti sentimenti di purezza e di valori perduti, attribuiti agli africani, è un enorme errore.

L'Africa è un paradiso ben crudele, un paradiso dove i diritti umani sono spesso un'utopia, l'omofobia produce morti, la discriminazione verso le donne è ancora profonda e i femminicidi non sono nemmeno chiamati con questo nome; dove la maggior parte dei salari sono ingiusti, c'è pochissima attenzione per l'ambiente, in alcuni paesi ci sono sparizioni politiche a catena, guerre di religione e estrema povertà e la reale integrazione con i bianchi è quasi ovunque parecchio difficile.
L'Africa è quel luogo in cui, da alcuni paese, la gente scappa senza nemmeno chiudersi dietro la porta di casa!

A sua volta L'Europa è un continente dove il mercato è l'unico metro di valutazione, che inquina l'educazione, la sanità, la vita quotidiana in ogni minuto, che ci impedisce solidarietà e buon senso perchè prima viene il calcolo e poi forse si tende la mano.
E' un inferno in cui razzismo e pregiudizio verso ciò (uso con consapevolezza "ciò" e non "chi") che non è bianco e cristiano con tutti i supposti valori che ne derivano, viene tagliato crudelmente fuori: razzismo, omofobia, discriminazioni verso le donne e verso ogni forma di non-omologazione sono fortissimi.
Anche dall'Europa, in modi meno drammatici ma altrettanto sofferti, la gente a volte scappa.

E dunque?

La stonatura sta nella generalizzazione, perchè io so! il mio cuore e i miei occhi vedono quanto gli africani stiano facendo passi per essere migliori di sempre, di se stessi e delle epoche in cui viviamo, investendo in capi di stato più onesti, campagne ambientaliste, campagne sanitarie, migliore educazione.
E vedo tanti europei non razzisti, non ostili, non escludenti, che stanno lottando per costruire anch'essi mondi migliori, politiche includenti, luoghi di incontro.

Ci sono africani che hanno trovato in Europa un posto sicuro dove vivere, ed europei che si sono sistemati in un Africa a loro misura ideale.

Se l'Africa deve essere un problema solo degli africani (e per esempio gli expat bianchi solo un bella pubblicità priva di sostanza), allora l'Europa deve essere solo degli europei e i migranti respinti alle frontiere.
Se si ironizza usando le stesse categorie di separazione che si dice di combattere, quell'ironia ci si torce contro.

I problemi sociali, ambientali, religiosi, politici, umani, ormai sono un problema comune e comuni sono le forme di lotta.
Che ne direste di passare dall'Africa agli africani e l'Europa agli europei a: il mondo intero a chi fa ciò che serve per preservarlo sano, gentile, onesto e umano?

ph credit Lifegate

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo. Marzia