giovedì 6 maggio 2010

mescolare il concetto di coesione sociale

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Mi scrive Mamadou Lamine a proposito delle differenze culturali all'interno di una coppia mista: "E' il modo di pensare diverso rispetto ad un evento che riguarda la famiglia, la coppia insomma la societa. Noi (senegalesi) ad esempio diamo molta importanza al rispetto tra genitori e figli, tra adulti e giovani. La coesione sociale è sacra. Vediamo male una resistanza tra figlio e genitori, anche tra un giovane che non vuole dare retta ai consigli dei parenti o fratelli o sorelle piu grandi".

E' vero: la cultura occidentale generalmente intesa fa del distacco dalla famiglia d'origine un passaggio di crescita dal mondo dell'infanzia a quello adulto cultralmente condiviso e sostenuto.
Quante volte ci sentiamo dire che dobbiamo tagliare il famoso cordone ombelicale o che non se ne può più dei “bamboccioni” che dopo una certa età vivono ancora a casa con i genitori!
La cultura africana, generalmente e tradizionalmente intesa, al contrario, fa del mantenimento del buon inserimento di un soggetto all'interno della comunità famigliare, un valore sociale importante che rappresenta anche un fattore di crescita e di passaggio all'età adulta.

Ad ogni latitudine la coesione sociale è sacra, ma a seconda del contesto culturale il concetto di coesione sociale viene declinato in maniera differente, a volte opposta.

In Senegal si tende a non opporsi ai genitori, ai parenti più anziani, ai fratelli e alle sorelle maggiori; per noi l'opposizione, durante l'adolescenza, rappresenta un pasaggio per la formazione dell'identità dell'individuo che si afferma definitivamente in autonomia.
E questa autonomia è la base per la costruzione di sé, prima, e del proprio percorso individuale di vita e della formazione di una nuova famiglia, poi.
Al contrario, il percorso di crescita e di individuazione di un ragazzo o un ragazza senegalesi mantiene un legame famigliare e lo rafforza, all'interno di regole di appartenenza, che passano per la deferenza e rispetto dei giovani verso gli adulti e gli anziani, che se riprodotte correttamente nel proprio contesto di costruzione dell'individualità e della famiglia sostengono il perpetuarsi di quella struttura sociale consolidata.

A volte questa differenza è un grosso scoglio per le coppie miste: la parte occidentale della coppia può sentirsi (o voler essere) estranea ed esclusa da un contesto africano che percepisce come soffocante, la parte africana della coppia può sentirsi molto sola e isolata nel contesto occidentale.

Ma allora cosa significa mescolarsi, e come è possibile mescolarsi?

Innanzi tutto va detto che mescolarsi è un concetto che solo recentemente, nella società italiana o almeno nel contesto specifico nel quale vivo e mi sono formata io, costituisce un valore positivo: con l'abbattersi delle barriere sociali e l'abbassarsi delle differenze di classe, con le migrazioni italiane verso l'estero, le migrazioni interne e infine le migrazioni dall'estero, piano piano questo concetto ha acquisito una connotazione positiva dove prima era impensabile ci fosse.
Da non ci si mescola a costruiamo una società mista il passaggio è stato (ed è) lungo e complicato.
E negli ultimi anni il passaggio intermedio è stato quello dall'integrazione (concetto che comporta l'annullamento del portato sociale e culturale di chi chiede accoglienza per potersi inserire senza conflitti nel contenstodi arrivo) alla convivenza tra differenze, dando così un ulteriore valore positivo alla possibilità di mescolare stimoli sociali, metodi educativi, stili di vita non simili per crearne uno comune che dia pari dignità a entrambe le parti in gioco.

Ha ragione Lamine, quando pone dei dubbi sulla possibilità di esistere, per una coppia mista (specchio di una società mista)? Oppure ha ragione chi sostiene e lavora per un cambiamento sociale che va nella direzione della convivenza?

Sono convinta che la mescolanza sia non solo possibile, ma anche un valore aggiunto.
Sono anche convinta che arrivarci sia un esercizio tra i più difficili: lasciare la strada conosciuta per quella nuova è una decisione che a livello psicologico, personale, sociale, culturale comporta una fatica non indifferente perchè ogni gesto deve essere ragionato e ponderato, ogni decisione deve passare per una riflessione e avere spazio per tempi non immediati.
Non si può più dare nulla per scontato, bisogna farsi in continuazione domande e cercare risposte non emotive, ma ragionate e consapevoli.
E questo vale sia per una coppia che per l'incontro tra gruppi sociali e culturali differenti.

Il rispetto profondo dell'altro deve diventare la regola comune, e non basta dirlo: attuarlo comporta accettazione profonda di gesti e stili di vita che possono sembrare assurdi o addirittura inconcepibili.
Difficilissimo.
Eppure è possibile.
A due condizioni.
La prima è che non ci si dimentichi mai di sé stessi e di ciò che è importante per sé, la seconda è che si sospenda il giudizio e si lasci vivere l'altro, nella consapevolezza che ciò che fa va bene.

A volte, date queste due condizioni, una mescolanza non è possibile a livello di coppia o di relazione amicale o professionale, perchè l'altro porta con sé un modello che è possibile non ritenere desiderabile per sé o non accettabile.
Ve bene lo stesso.
A livello sociale però questo sforzo va fatto in ogni caso, la ricerca di un terreno comune è l'obiettivo doveroso di qualunque politica sociale intelligente e lungimirante.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

articolo di valore,che finalmente entra nella sostanza della difficolta' della mescolanza e le ragioni della doppia strada intrapresa da tante storie di amicizia o sodalizio progettuale amoroso(costruzione di una famiglia,come piace a me chiamare, materialisticamente..).
rimango dell'idea pero',e nello specifico riguardo alle differenze socioculturali fra europei(italia) ed africani(senegal),che il passaggio all'eta' adulta che segna la ribellione contro i valori famigliari d'origine non e'tipicamente europeo e contrastante all' appiattimento africano per ragioni di coesione sociale ma e' dovuto principalmente a mancanza di mezzi economici e struttura legale in supporto per valorizzarlo e renderlo meccanismo di cambiamento collettivo e di progresso sociale.
Non e' un valore astratto l'egualianza dei diritti fra anziani e giovani ,donne e uomini,individuo e clan... non c'e motivo, secondo me,per esitare a promuovere tali cambiamenti anche laddove ce da smuovere una struttura sociale africana che perpetua un conformismo si utile e protetezionista ma primo responsabile della chiusura di orizzonti per le giovani donne e uomini costretti a ritornare nei ranghi per non essere ripudiati e di fatto tralasciano il loro compito biologico e sociale che e' l'evoluzione.ovviamente evoluzione non e' sdraticamento o assimilazione ....
per il resto cito l'ultimo paragrafo:
"A livello sociale però questo sforzo va fatto in ogni caso, la ricerca di un terreno comune è l'obiettivo doveroso di qualunque politica sociale intelligente e lungimirante."
grazie

cristina sebastiani ha detto...

caro anonimo
grazie per l'apprezzamento e per i commenti.
particolarmente interessante il passaggio sulla ribellione/appiattimento sul quale però mi riservo di rispondere più avanti dopo aver trovato concetti che più puntualmente possono aiutare a chiarire quello che volevo dire e possano completare quello che dici tu.
grazie ancora, spero che tu sia iscritto/a al blog e che avremo nuovi scambi in futuro.
e buona giornata

Irene ha detto...

Anonimo ha toccato un punto importante, la staticità quale forma di appiattimento di una cultura... "wolof ndiaye nene... mogli e buoi dei paesi tuoi". La cultura è di per sé statica, sono gli uomini che la arricchiscono e che la rendono eternamente viva.
Questo non significa non apprezzare le tradizioni, ma confrontarsi con la realtà per prendere dalla tradizione i mezzi che consentano di essere efficaci al giorno d'oggi.

"Mescolarsi" come "confondersi" e dal caos dare origine a nuove forme, per rubare le parole a Nietzsche: "Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante".
Cristina sostiene che "ogni gesto deve essere ragionato", io mi sono trovata spesso a invertire causa ed effetto e solo a cambiamento avvenuto ne ho potuto prendere atto, perché non è così facile essere oggettivamente razionali dove ruolo fondamentale giocano i sentimenti.

Cambiamento che non è l'avvicinamento incondizionato alla cultura altra ma semplicemente un modo nuovo di valutare, relazionarsi, e comprendere in primis la propria e l'altrui cultura, proprio come se a modificarsi fossero quegli occhiali interpretativi attraverso i quali guardiamo alla realtà. Un esempio: degli italiani mangiano insieme, terminato il pasto passano ancora del tempo a chiacchierare finché tutti si ha finito ... è la nostra educazione. In Senegal chi finisce di mangiare si alza e se ne va... è la loro educazione: immaginiamo la reazione di un italiano o di un senegalese a scene rovesciate ... col senno del poi sonore risate, ma lì per lì è lecito non capire, perché 1+1 non fa 2, ma se i conti non tornano non significa che siano sbagliati.

Ecco perché il più grande dono che si possa fare ad una coppia è la parola, a maggior ragione ad una coppia mista dove educazione e maleducazione (:-D sono davvero puri concetti culturali.

Ma se la coppia mista non è facile, non lo è neanche la coppia "monocultura" proprio perché ciascuno di noi è prima individuo e poi società e quindi credo che il 99% dei problemi di coppia, siano esclusivamente frutto di un'incompatibilità caratteriale, che per semplicità chiamiamo "differenze culturali" scomodando religioni, usanze etc. come per semplicità diciamo 8 matrimoni misti su 10 falliscono, in un paese come l'Italia dove tutto è un "grosso affare" e questi numeri ci raccontano di scelte combinate con il solo fine dei documenti.

La coppia mista non è facile ma è più un "problema" per gli altri, cioè quando i pregiudizi o la paura che "la gente" ci possa vedere come "diversi" prevale sul nostro stesso modo di essere, questo diventa un problema perché non siamo più liberi di essere quello che siamo.

Chi sceglie di vivere l'esperienza della coppia mista deve sapere che il cambiamento è una conseguenza inevitabile, che non significa fuggire da quello che si è stati fino ad allora, ma semplicemente crescere, nella speranza di migliorare.
Chi ci rinfaccia di essere cambiati non accetta le nostre scelte e resta radicato ad un passato che, come ci siamo detti all'inizio, è statico e destinato a morire.

E' dura cambiare, è dura lasciare delle certezze che fino ad allora possono averci coccolato, ma è inevitabile perché il mondo non appare più lo stesso, da nessuno dei due punti di vista lo si guardi.

Chi ci rinfaccia di abbandonare le nostre usanze, il nostro mondo, chi ci accusa di scimmiottare è solo la paura, la paura di chi non osa. Forse domani tutto questo sarà scontato ...

E per terminare un po' di leggerezza (e di sano copia/incolla) "la coppia mista è una gran fortuna, hai tutto doppio :-D non vuoi mangiare pasta? ... ti fai un maffe! se hai tempo vai con il valzer di attaya se sei di corsa caffe' ristretto:-D ... e la lingua? puoi crearne una nuova... scherzi a parte per chi ha voglia di crescere la coppia mista è un pozzo senza fondo..."

cristina sebastiani ha detto...

Cara Mame Ndiarè, ho letto molte volte il tuo commento e ci ho ragionato: ho ben poco da aggiungere, mi ritrovo molto in quello che dici "Cambiamento che non è l'avvicinamento incondizionato alla cultura altra ma semplicemente un modo nuovo di valutare, relazionarsi, e comprendere in primis la propria e l'altrui cultura, proprio come se a modificarsi fossero quegli occhiali interpretativi attraverso i quali guardiamo alla realtà."

credo molto nell sforzo che tutti possiamo fare per adottare questo rivoluzionario punto di vista.