Piccolo prontuario burocratico per
coppie italo-senegalesi e un pezzetto in più della nostra storia
Sembra semplice: vado in Senegal,
prendo marito e torno a Milano.
Alla fine il risultato è comunque
questo, il 25 maggio io e mio marito ci siamo sposati al Comune di
Saint-Louis, oggi sono di ritorno a Milano e tra qualche settimana
inshallah arriverà anche lui.
Ma vorrei provare a raccontare perché
non è stato e non è così semplice e anche perché questa
complicatezza delle cose non le rende per forza brutte, ma al
contrario, può dare anche risultati sorprendenti.
Partiamo dall'inizio - fissare la
data del matrimonio:
Lui va al comune della sua città di
residenza, Saint-Louis, nel nord del Senegal, a 270 km da Dakar
percorribili in circa quattro ore di macchina.
Ecco i documenti che servono per
sposarsi:
- certificato di stato libero della sposa (emesso dal comune di
residenza della sposa), tradotto in francese dal traduttore
accreditato presso il Consolato Senegalese a Milano (via Val Blenio,
1) e legalizzato dal Consolato Italiano a Dakar
- estratto dell'atto di nascita della sposa in forma
internazionale (cioè già tradotto in inglese, francese e
spagnolo), emesso esclusivamente dal comune di nascita, che nel mio
caso è Roma, dove mi sarei dovuta recare (99€ andata e ritorno in
giornata) per averne copia in tempi brevi (altrimenti si può fare
richiesta solo via posta ordinaria allegando busta affrancata e
aspettando i tempi di risposta che si prevedono biblici): per
fortuna un caro amico mi ha aiutata e ho risparmiato sul viaggio
- fotocopia del passaporto della sposa
- fotocopia del passaporto dello sposo
- estratto dell'atto di nascita dello sposo
Circa una settimana per avere tutti i
documenti e mandarli con DHL (60€) a Dakar in originale, far
legalizzare il certificato di stato libero al Consolato Italiano
(Saint-Louis-Dakar, Dakar-Saint-Louis in giornata!) e poi B è potuto
andare al suo Comune a fare le pubblicazioni: una settimana prima
sembrava che sposarsi il 24 aprile fosse cosa fatta, il funzionario
più volte aveva detto che non erano fissati altri matrimoni e che
quindi c'era tutto il tempo, una settimana dopo (e siamo comunque ai
primi di marzo) quella data non era più disponibile perché il
funzionario doveva “andare in vacanza” (parole sue).
Ed ecco che cominciano i guai.
I voli mio, di mio fratello e del mio
nijai (mio zio materno) erano già prenotati e quindi,
sospettando una richiesta di soldi, abbiamo fatto di tutto perché
questo signore rimandasse la sua vacanza di un giorno, compresa una
telefonata del sindaco di Saint-Louis, svariati interventi personali
del cugino di B, vicesindaco, e appostamenti quotidiani del mio
povero fidanzato che andava al Comune di continuo per cercare il
funzionario che si presentava al lavoro un po' quando voleva lui –
non c'è stato niente da fare.
La data successiva è stata fissata al
24 maggio, scritta nel registro e fissate le pubblicazioni (che
restano esposte per 15gg prima della data del matrimonio).
I voli sono stati spostati, pagando
qualche penale, fissate le ferie al lavoro, organizzato tutto perché
i miei famigliari arrivassero con me due gg prima e ripartissero per
l'Italia il giorno dopo il matrimonio.
Ai primi di aprile B, per scrupolo,
passa al Comune a vedere se le pubblicazioni sono state esposte e il
solito ineffabile funzionario si scusa, ma dice che deve spostare la
data al giorno successivo, 25 maggio, perché “aveva dimenticato”
(sempre parole sue) che il 24 è festa di Pentecoste (festa che
nemmeno l'Italia considera di vacanza dal lavoro, ma che il Senegal,
paese musulmano al 99,9%, ritiene doverosa).
Velatamente fa capire che, dietro
compenso, è disposto a lavorare il giorno di Pentecoste e mio
marito, cortesemente, gli spiega che se lui avesse accettato, come
gli era stato proposto, di sposarci il 24 aprile questo compenso
sarebbe stato suo, ma che, un mese dopo, era stato speso per pagare
le penali dei voli cambiati e che quindi, spiacente, non è possibile
accontentarlo.
La data si fissa al 25 maggio, mi viene
inviato un fax con la copia del registro comunale e ci mettiamo il
cuore in pace – sapendo che avremmo dovuto rinunciare alla festa
dopo il matrimonio, dal momento che mio fratello e mio zio avevano il
volo di rientro la sera del 25 e che quindi saremmo dovuti ripartire
subito per accompagnarli a Dakar.
Il matrimonio:
il 23 maggio alle due della mattina
sbarchiamo a Dakar e finalmente rivedo il mio futuro marito, dopo
cinque mesi di lontananza!
La sera arriviamo a Saint-Louis, il
giorno dopo porto i miei famigliari a conoscere la mamma e i fratelli
di B.
Il momento è solenne, tutti si sono
dati da fare per organizzare la cena e accogliere degnamente questo
nuovo pezzo di famiglia che si aggiunge, tutti siamo un po' rigidi e
molto emozionati e si sprecano i saluti, i sorrisi, i discorsi
importanti, un po' di commozione e un po' di imbarazzo, fino a che ci
riuniamo intorno al piatto di firir e mangiamo come una vera
grande famiglia allargata.
Il giorno dopo, tirati a lucido e
vestiti di tutto punto, ci presentiamo tutti al Comune all'ora
stabilita, le dieci del mattino.
Ma il Signor Funzionario non c'è.
Vanno a cercarlo a casa, ma non si
trova.
E non si trova nemmeno il suo
sottoposto, responsabile del fascicolo contenente tutti i nostri
documenti.
Mia suocera va a casa del cugino
vicesindaco, la sorella di B va a casa del funzionario, io telefono
al mio amico giornalista che chiama il sindaco che chiama l'ufficio
matrimoni...
Dopo un po' arriva scompostamente il
tizio dei fascicoli, infilandosi goffamente la camicia nei pantaloni
come chi si è appena svegliato, ma sparisce subito dopo senza aver
prodotto nulla.
Passano lentamente tre ore sotto il
sole, il trucco della sposa si scioglie un po', tutti sbuffano,
passiamo dall'ansia, alla scocciatura alla sostanziale
rassegnazione...quando finalmente, con la flemma riservata solo a chi
ha in mano la vita degli altri e intende pomposamente farlo sapere a
tutti, arriva il Signor Funzionario dei Matrimoni.
Barba da musulmano osservante, età
venerabile, mani serenamente incrociate su una considerevole pancia
da uomo benestante e soddisfatto di sé, gran bubù da cerimonia, fa
un cenno e il segretario ci fa accomodare nella sala dei matrimoni.
Si recupera anche il fascicolo e il
segretario, persona gentilissima e piuttosto imbarazzata dal ritardo
del suo capo, comincia a compilare a mano pagine e pagine tutte
uguali di un registro, poi del certificato di matrimonio – che
viene poi trascritto a computer e rimandato indietro tre volte per
alcuni errori, sempre diversi – poi del livret de famille.
Si mettono timbri, passa un'altra
ora...
Dopodiché, appare nuovamente il Gran
Funzionario in persona, che (ahimè) si scusa per il ritardo dicendo
che aveva dovuto portare un parente all'ospedale – il quale
ospedale si trova dietro l'angolo – togliendomi così anche la
possibilità di insultarlo pacatamente a cerimonia finita (cosa che
meditavo già da un paio di mesi).
Letti gli articoli del codice di
famiglia senegalese, senza che (stranamente, per le mie abitudini)
gli sposi pronuncino alcun fatidico “sì”, veniamo dichiarati
marito e moglie: si stringono mani, veniamo invitati ad apporre altre
circa duecento firme, stringiamo altre mani, finalmente possiamo
darci un bacio e scoprire che tutti e due qualche lacrima di emozione
e (forse) di sollievo, l'abbiamo versata.
Foto di gruppo ed è fatta.
E finalmente tutta la tensione dei
giorni e delle ore precedenti si scioglie, tutti sorridono
soddisfatti e contenti, le reciproche famiglie si congratulano come
se questa coppia l'avessero fatta loro, il tempo di mangiare un bel
tchou rosso sugoso e saporito e ripartiamo per Dakar.
La registrazione del matrimonio in
Italia e la richiesta del visto:
imbarcati i miei famigliari sui
rispettivi voli, comincia la fase del pellegrinaggio amministrativo,
equiparabile forse, quanto a trepidazione e attesa, a un viaggio nei
luoghi santi della fede.
Per chiedere la registrazione in Italia
del matrimonio servono i seguenti documenti:
- traduzione in italiano della “copie literale de l'acte
de mariage” fatta da un traduttore accreditato
- “copie literale de l'acte de mariage” in originale
legalizzata presso il Ministero degli Affari Esteri, ufficio
legalizzazioni (che si trova subito dietro Place de l'Independance,
nello stesso isolato)
- copia del passaporto della sposa
- copia del passaporto dello sposo
- copia – ma era meglio l'originale, quindi procurarsene due!
- del certificato di stato libero emesso dal comune di residenza
della sposa
Alle sette e mezza del mattino di
mercoledì 26 maggio, morti di sonno e senza quasi esserci resi conto
di essere diventati una coppia sposata, siamo davanti all'ufficio
legalizzazioni e abbiamo il numero otto – l'ufficio apre alle nove.
Facciamo colazione e poi io vado dal
traduttore (rue Vincens, molto vicino a Place de l'Independance) con
una copia del certificato già tradotta e stampata da me il giorno
prima, sulla quale lui, un po' titubante (in effetti non è lui che
fa materialmente le traduzioni, ma una signora in quel momento
assente), appone gentilmente un timbro dietro piccolo compenso.
Alle nove e un quarto raggiungo B
all'ufficio legalizzazioni, alle dieci consegniamo l'originale della
“copie literale de l'acte de mariage” e usciamo
dall'ufficio con un appuntamento per il venerdì successivo, alle 15,
per ritirare il certificato legalizzato.
Scopriamo che la traduzione non serve
in quel momento, come pensavamo, ma serve solo per chiedere la
registrazione del matrimonio al Consolato Italiano.
Tampis.
Passiamo al Consolato (Rue Alpha
Achamiyou Tall) dove, senza fare alcuna coda, ci consegnano i
seguenti moduli:
- richiesta di registrazione del matrimonio presso il comune di
residenza del coniuge italiano – da compilare a cura del cittadino
italiano e a cui allegare la traduzione e la legalizzazione “della
copie literale de l'acte de mariage” , la copia dei due
passaporti e la copia del certificato di stato libero
- richiesta di visto per famigliare di cittadino italiano –
da compilare a cura del coniuge cittadino italiano
- richiesta di visto per famigliare di cittadino italiano –
da compilare a cura del coniuge senegalese, e a cui allegare una
fotografia, copia del passaporto del richiedente, copia del
passaporto del coniuge italiano
E' mercoledì, abbiamo ancora due
giorni prima di ritirare l'ultimo documento che ci manca, la “copie
literale de l'acte de mariage” legalizzata,
e depositare tutto il fascicolo in Consolato.
Possiamo respirare,
sentirci finalmente un po' in luna di miele, andare fuori a cena e al
concerto del gruppo Xalam al Centre Culturel Français dove si
incontra metà della comunità italiana espatriata e dove, compare
anche il mio mito di sempre, Cheikh Lo, grandissimo artista, ospite
di Xalam per un brano a sorpresa!
Rivedo Sarah, amica
a compagna di lotte, e il suo collega Jelloul, che mi raccontano al
volo del progetto della Charte Mondiale des Migrants (documento
prodotto da un movimento mondiale di migranti, sull'esempio della
carta Internazionale dei Diritti dell'Uomo), da portare anche in
Italia.
Conosco Roberta,
amica di facebook da qualche mese, emigrata a Dakar.
Mi sento a casa.
Adoro Dakar, è una
città difficile e caotica, dove il bello e il brutto, l'arte e la
povertà, il consumismo e la miseria, i marmi e i monumenti dei
ricchi e le baracche dei poveri, i grandi centri commerciali e i
venditori per la strada stanno fianco a fianco in quella che a me,
occidentale accecata dall'amore, pare un'armonia misteriosa e
affascinante.
Venerdì ritiriamo
il famoso documento senza intoppi.
Passiamo
il week end in passeggiate lungo la Corniche che costeggia l'Oceano e
al tramonto regala una luce perfetta, cenette romantiche in
dibiterie, lezioni di
storia e cultura senegalese che il mio adorato marito elargisce con
passione, discussioni con i taxisti per la mania di triplicare il
prezzo alla vista di un potenziale cliente bianco, pranzi in
famiglia, un po' di shopping.
Lunedì mattina ci
presentiamo in Consolato, consegniamo tutti i documenti insieme al
passaporto di mio marito e in cambio di una ricevuta che gli dà la
speranza di ricevere il visto di lì a qualche tempo (non dirò
quanti, per non sfidare il destino), usciamo di lì consapevoli che
tutto quello che andava fatto è stato fatto.
Lunedì notte, a
mezzanotte, eccomi di nuovo in aeroporto, esattamente nove giorni
dopo l'arrivo: saluto mio marito, con il cuore stretto e una nuova
consapevolezza di noi, e rientro in Italia.
E adesso lo
aspetto.
E' stato bello.
E' stato
difficilissimo organizzare un matrimonio vivendo lontani, senza poter
condividere emozioni, tensioni, felicità altro che non attraverso il
telefono o un computer.
E' stato
difficilissimo capire di volta in volta cosa stava passando l'altro,
senza potersi guardare negli occhi, senza poter sciogliere le
inevitabili incomprensioni con un sorriso o un abbraccio: la mia vita
si è come congelata, assorbita da questo progetto e da questa
difficoltà, occupata e concentrata nella comunicazione costante e
ragionata con il mio futuro marito, sospesa in attesa di poter
ricominciare a dedicarmi al mio lavoro con la passione di sempre.
E' stato complicato
dedicare tutto quel tempo al recupero di documenti, a percorrere le
vie della burocrazia senza farsi scoraggiare, senza rassegnarsi,
arrabbiandosi contro mostri dai piedi di marmo che certamente non
ascoltano noi.
E' stato complicato
gestire l'emozione della celebrazione del matrimonio e
contemporaneamente l'incontro tra la mia famiglia e quella di mio
marito, tra due attitudini e abitudini così differenti – pur
vissute, da entrambe le parti, con un'attenzione a noi e una
disponibilità agli altri di cui sarò sempre grata.
E' complicato,
oggi, aspettare l'appuntamento in Consolato per il ritiro del visto,
con fiducia, sapendo quanto un piccolo, insignificante particolare
potrebbe mettersi di mezzo e inceppare le ruote degli Uffici
preposti, bloccando insensatamente la nostra vita, come già succede
a tante altre coppie.
Ed è stato bello.
E' stato molto
bello.
Ci
siamo divertiti, a sposarci e a muovere i primissimi passi da coppia
sposata: i ricordi più vivi che ho di questi giorni in Senegal sono
di molta felicità e di molte risate, anche di fronte agli intoppi,
al traffico cittadino, alle piccole fregature quotidiane.
Ci
siamo raccontati e abbiamo raccontato il Senegal ai miei famigliari,
che lo vedevano per la prima volta, e l'Italia ai famigliari
dakaroises di B, che
mi vedevano per la prima volta.
Abbiamo scoperto la
generosità di chi ci è stato vicino, sostenendoci, facendoci
sorridere sotto il sole, proponendo soluzioni ai problemi,
accompagnandoci durante il viaggio.
E ci
siamo scoperti creativi noi, capaci di affrontare insieme le
difficoltà con una modalità che non appartiene né a me né a B
separatamente, ma a noi.
E' stato bello.
Adesso aspettiamo.
19 commenti:
Cara Cri, che racconto emozionane e ....per te credo anche una situazione di stress.
Ora non mi resta che augurarti tutta la felicità che ti meriti contuo marito senza più intoppi speriamo. Un abbraccio.
Carla
grazie carla, stress, sì, e felicità, sì.
soprattutto ho imparato molto su di me e su di lui, cosa che credo sia il nodo di ogni matrimonio e ancora di più di una coppia mista.
un abbraccio forte anche a te.
Complimenti per tutto. Per una bella narrazione sulla nostra Africa, le nostre quotidianità. Per la vostra fortuna, e Baba lo saprà sicuramente meglio di me; che c'è stato solo un funzionario "normale" nella nostra Africa. Per accontentarlo, non era necessario fare la domanda, andava risolto il suo problema senza parole, ma con i fatti. Ma come dicevo prima c'è stato solo uno. Non vi auguro di dovere spesso intraprendere tante procedure burocratiche sempre nella nostra Africa senza capire i suoi veri meccanismi.
Siete anche la fortuna del nuovo mondo: il meticciaggio. Sarete voi ad aiutare quelle inclusioni sociali e multiculturali che stendiamo a capire o addirittura facciamo finta di non volere vedere.
In poche parole, siete una coppia con tanta fortuna. Da casa e fuori, siete il riassunto della vita che verrà. Tocca a voi metterci intensità, scambio e socializzazione.
Auguri.
hai ragione Didier! siamo una coppia fortunata e siamo stati fortunati, i problemi alla fine sono stati pochi rispetto a quello che potevano essere.
Credo di cominciare a capire alcuni meccanismi africani e non sono sicura che sia un bene considerarli sempre "normali", o almeno mi piacerebbe discuterne: senza niente togliere alla specificità africana fatta di tempi diversi dai nostri e di regole sociali e canali di comunicazione differenti, credo che il rispetto di sè stessi (in quanto funzionari pubblici e rappresentanti dello Stato) e degli altri (in quanto cittadini) abbia dappertutto lo stesso significato e quello che non mi piace in Italia non mi piace nemmeno in Senegal.
e lo dico da cittadina convinta che il primo dovere sia quello di occuparsi della "cosa pubblica" annotandone i difetti e contribuendo a cambiarli per il bene comune: lo dico con affetto, capisci?
cosa ne pensi? credi che, in parte, questi meccanismi "normali" si possano criticare?
credi che criticandoli si faccia del male anche a quanto di buono e giusto e sano c'è, profondamente, anche nella società africana?
Certo che bisogna criticare. Ma quale critica?! Vogliamo parlare della funzione pubblica in Africa? Certo che no... o ci proviamo e finiamo come quelli che fanno discorsi fragili dalla diaspora? Ci proviamo e finiamo come quelli che sono miopi nell'interconnessione fortissima fra la politica e la pubblica amministrazione? Ci sono già tante premesse che fanno sì che la nostra critica finisce per chiudersi nella "normalità" della quotidianità non solo del funzionario pubblico, ma della comune vita africana.
In Camerun, abbiamo ereditato la grandeur francese che ha fatto capire alle nostre prime elite che se tu non entravi all' ENAM (Ecole Nationale d' Administration et Magistrature), potevi avere fatto politecnico o medicina, c'è sempre qualcosina che manca a te. Da noi sei qualcuno dal momento che sei funzionario. La gestione del bene pubblico ti è sconosciuta. Integri la gestione dei tuoi interessi primari. Fai valere il tuo dinamismo nel taxi che compri e fai gestire dal tuo cugino, quando non lo gestisci tu in prima persona. Ti versi nel clientelismo per guadagnare qualche grado in più. Ti compri qualche schiavo che obbedisce al tuo respiro. Potrei continuare con l'elenco... Per raggiungere tutti quei obbiettivi, i soldi te li devi trovare da qualche parte. Allora il funzionario pubblico camerunese va in ufficio per guadagnarsi le sue bustine e queste vengono tramite le pratiche che dovrebbe seguire lui. E come è successo a voi, capita che in un intera direzione di un ministero, un certo tipo di pratica è seguito solo da uno che è l'unico a conoscere le procedure, la documentazione da produrre ed è lo stesso che il giorno dopo ti dirà che non si ricorda di averti mai visto, se già il giorno precedente non gli hai lascito la sua bustina e giorni dopo ti ritroverai con la tua pratica persa, volatilizzata... Pero se gli lasci 5000 f cfa e invitandolo ad aiutare la sua segretaria a ritrovare la pratica, prima di arrivare a casa, ti ha già richiamato, visto che il dossier è ricomparso dal nulla....
Se a tutto ciò aggiungiamo che quello che percepisce il funzionario, qualcosa deve anche dare al suo protettore che non è sempre il suo superiore, ma chi gli prepara una nomination da direttore per non dire da ministro. Viene fuori la politica, viene fuori la società, viene fuori l'intero sistema, viene fuori la normalità...
Ci sarebbe tanto da dire e tanto da criticare. Ma da dove iniziare?
Cara Cri, nella tua felicita di dovere interloquire con l'Africa (il Senegal) credo che la parte sana sia nelle campagne, nell'inconscio di un altra normalità, quella della vita nel suo solo VIVERE. Il buono e il giusto, forse bisogna trovarlo nelle individui.
Ovviamente, non mollare, ogni battaglia va fatta e realmente fatta non solo pensata e augurata.
eccomi, dider, ti rispondo solo oggi ma ti ho pensato molto: ovviamente hai ragione ed è esattamente questo che intendevo.
le critiche sterili non servono a nessuno, bisogna prima comprendere tutti gli aspetti del mondo che si critica e quello che scrivi è interessante proprio per questo, perchè apre una finestra e aiuta capire.
accolgo il tuo suggerimento a vivere, sapendo di avere di compagni di lotta con cui vivere sarà sempre più interessante e bello.
...finalmente qualcuno può capirmi!
Ciao sono Lara,
e sto per iniziare le peripezie burocrtiche!
Sono italiana e lui è senegalese, entrambi cristiani cattolici, entrambi viviamo lontani ma vorremmo stare insieme per tutta la vita.
La tua storia mi ha fatto riflettere e mi ha convinta sempre di più a voler affrontare TUTTO!
Nessuno riesce a dirmi con precisione cosa fare e tutti mi dicono che occorrono sempre documenti diversi. Credo che tu capisca quanto sia difficile fare tutto sola senza l'aiuto di nessuno. Neanche Sami (il mio compagno), può darmi una mano arrivando da un piccolo e povero paese dell'entro terra dove nn è conosciuta nessun tipo di burocrazia.
Vorrei sapere da te cosa richiedere io dall'Italia per il matrimonio in Senegal, sia per me che per lui, poichè sami vive e lavora vicino a Sali e per lui andare a dakar è un vero problema. Vorrei mandarlo solo una volta con tutto il necessario.
Aiutami...almeno tu!
Hai qualche altro consiglio da darmi?
Spero in una tua risposta al più presto!
Grazie mille e Complimenti per il tuo matrimonio :)
Lara
ciao lara,
nell'articolo ho cercato di scrivere tutto quello che serve, i documenti e i tempi: sì, ti capisco, se io non avessi avuto natasha che mi ha spiegato tutto ci avrei messo molto più tempo e fatica!
stasera non posso riprenderlo ma dovrebbe già esserti utile: innanzi tutto dovreste individuare il comune in cui sposarvi (credo saly, ma questo chiedilo al tuo fidanzato, dev'essere il suo comune di residenza), poi tu devi mandare il certificato di stato libero e l'estratto dell'atto di nascita in originale (io li ho mandati a dakar con dhl, 60€ due gg di viaggio) - entrambi vanno tradotti, se conosci il francese puoi farlo anche da sola, ma la legalizzazione va necessiamente fatta fare a dakar al conslato italiano.
manda anche copia del tuo passaporto.
lui deve produrre il certificato di nascita e la carta di identità.
con questi documenti il comune vi fissa la data.
ovviamente meglio se lui fa un salto prima al suo comune e chiedere conferma (magari da lui fanno qualcosa di leggermente diverso), io ti posso confermare solo che la legalizzazione di quello che tu mandi dall'italia va fatta a dakar.
tieni una fotocopia di quello che mandi in originale perchè poi te lo richiedono il gg del matrimonio.
ecco, per il momento non mi viene in mente altro, se però hai altre domande, scrivimi qui oppure a nenenabou@gmail.com e ti risponderò volentieri.
Il cittadino italiano residente in Italia dovrà invece rivolgersi al Cara Cristina, ho trovato emozionante e prezioso ciò che tu ci hai narrato ed utili i tuoi preziosi consigli. ho visitato il sito dell'Ambasciata Italiana a Dakar ma dice: "recarsi al comune di residenza per richiedere le pubblicazioni di matrimonio e potrà poi contrarre matrimonio innanzi alle Autorità straniere. io ho capito di dover portare il certificato di stato libero e l'estratto di nascita, che si ha dal comune di nascita.
un abbraccio e ti auguro tanta felicità. AM
cara anna,
sono felice per te e ti faccio tanti auguri per il tuo matrimonio.
il sito dell'ambasciata è poco aggiornato, le pubblicazioni in italia non sono necessarie, è sufficiente farle in senegal con i due documenti che ti procuri al tuo comune di nascita.
in bocca al lupo, se ti servono altri chiarimenti Cara Cristina è qui :)))
Ma che belli che siete!
Un abbraccio, Marzia
Ciao,mi chiamo Tiziana Grandi e vivo a Mestre.La mia storia e' un po' diversa e te la voglio raccontare.Sei anni fa incontro Mafal Diaw di Kaolak per caso.Io 46 anni,2 figlie,un ex marito, una brutta convivenza e lui mi dice di essere vedovo,senza lavoro e con un figlio di 18 in Senegal.Mi innamoro e comincio a dargli tutto quello che avevo.Faccio un mutuo di 30.000 euro per avviare un import export con il Senegal,riempio container,compro macchine da rivendere,raccolgo di tutto...scarpe,cancelleria per le scuole,macchine da cucire,stampanti,telefonini.Sono una che fa le cose in grande.Prendo contatti con organizzazioni umanitarie e mi faccio anche ricevere a Dakar dalla Presidente della scuola dei bambini del Senegal.Coinvolgo Mafal nella mia attivita': un centro benessere a Venezia.Il primo anno gli ho affittato una casa e comprato i biglietti per i viaggi che faceva con relative agginte settimanali.Volevo abituare un po'alla volta le mie figlie.Dopo un anno abbiamo cominciato la convivenza e mia figlia di 20 anni allora,se n' e' andata di casa.Lui stava via anche 4 mesi e tornava sempre senza soldi.Con il tempo capivo che c'era qualcosa di strano.Stava quasi 24 ore davanti al computer,diceva per lavoro!Pensavo soffrisse per la mancanza del figlio e ho fatto di tutto.Ci siamo sposati con rito civile con tutte le difficolta' che sai e dopo il mio divorzio.Matrimonio bellissimo con piatti senegalesi e musica offertami dai miei amici musicisti.Ho fatto l' insegnante di musica e la concertista per20anni.Sembro stupida,in realta' ero molto innamorata e la famiglia di Mafal mi adorava.Riusciamo dopo 2 anni a portare il figlio in Italia:Mody.Da subito mi chiama mamma e instaura un bellissimo rapporto con sua sorella Elena che adesso compie 17 anni.Mafal in casa diventa sempre piu' violento.Picchia me e massacra il figlio.Ho vissuto un incubo.Ho venduto la mia casa un po' per la crisi, un po' perche' non ce la facevo.Ho riaperto 2 anni fa un'altro centro intestandolo a lui.Mia figlia Elena scopre al telefonino e al computer messaggi di sesso di donne e scappa dal padre,dopo un po' scappa anche Modi e le dipendenti si licenziano.A febbraio di quest'anno hanno avuto il coraggio di dirmi che lui le molestava.Mi hanno ricoverato 3 giorni in psichiatria.Ero diventata musulmana,non mangiavo maiale e pregavo con lui coprendomi la testa.Ho lasciato tutto...mobili,vestiti,casa in affitto a questo porco che non si e' fatto piu' sentire.Il negozio e' fallito.Io ho un avvocato donna,un nuovo lavoro,le mie figlie e il suo.Non voglio odiare il Senegal,anzi vorrei tornare,i delinquenti non hanno nazionalita',ma voglio raccontare perche' se c'e' solidarieta',queste persone vanno isolate perche' rovinano tutti i bravi senegalesi che sono in Italia.Scusa lo sfogo.
Ciao..grazie per aver pubblicato queste informazioni. Ho 25 anni, ho lavorato in Senegal con una ONG e mi sono innamorata di un ragazzo senegalese che lavora con noi. Siamo entrambi infermieri e a dicembre mi trasferirò in Senegal. Quello che non capisco di tutto questo è.. tutta questa burocrazia matrimoniale è necessaria anche se non mi interessa che lui venga in Italia? Insomma, non è umano. Voglio solo andare in Senegal, sposarmi e rimanerci. Grazie per il tuo blog. Elena
Ciao Cristina,
lo so che il post è vecchio di qualche anno e non so se leggerai il mio commento ma voglio cmq scriverti e ringraziarti per queste preziose informazioni.
Forse (e dico forse perché ogni volta che ci provo arriva qlc a bloccare tutto) ad agosto anche io e Chiekh riusciamo a fare questo benedetto matrimonio ...
Hai raccontato splendidamente le "fatiche" necessarie per arrivare a questo passo. Di mio ci sono anche "intoppi" che il Fato mmi ha messo davanti per fare tutto :) Per ridere e sdrammatizzare ho chiamato questo viaggio il "Viaggio della Speranza"... Sul biglietto aereo hanno dimenticato la finale del mio cognome, il visto non me lo hanno dato al consolato di Roma, dicono devo ritirarlo a Dakar ... Per i documenti, Cheikh dice che va legalizzato in ambasciata solo lo stato libero (come riporti anche tu) ma l'ambasciata mi ha scritto e ha detto che vanno legalizzati entrambe ... BAH !
Ho deciso di affidarmi e ... se Dio vuole questo matrimonio si farà altrimenti BISSIMILAH :)
Un abbraccio grande!
Stefania
Salve a tutti, sono un italiano fidanzato con una ragazza Senegalese che vive à Dakar, qualcuno sa dirmi se é possibile fare il matrimonio civile a Dakar anche se io non do nessun documento e non sono présente fiscale te li'? Vi rîgrazio anticipatamente
ciao Luigi.
no, non è assolutamente possibile celebrare un matrimonio civile in tua assenza e senza che tu abbia prodotto documentazione.
se pensi possa esserti utile una consulenza specifica su questo, anche via skype, contattami pure a nenenabou@gmail.com
Cristina
Ciao ragazzi aspetto un bimbo da un ragazzo senegalese conosciuto in vacanza....quindi troppo poco x fidarmi e sposarmi...vorrei farlo venire in italia ho letto di una lettera di invito...ma quali rischi si corrono??e quanti soldi servono ho letto di assicurazioni ecc. Sono un po' spaventata magari faccio tutto e perdo soldi casa e tutto se lui viene in italia e scappa...non esiste un modo x essere sereni e sicuri x farlo venire senza avere responsabilita' su lui??
ciao cristina,
ho letto il tuo post e sono sprofondata ancora di più nello scoramento generale. sono partita per il senegal a gennaio 2016 in teoria per un progetto di volontariato che poi si è rivelato essere fasullo, ma in compenso ho conosciuto un ragazzo e ci siamo sposati, in moschea. adesso io lavoro in spagna e lui vuole raggiungermi ma non sappiamo da che parte sbattere la testa per il visto, posto che lui sta ancora aspettando di avere il passaporto. o meglio, mi sono informata su internet sui tipi di visti per l'europa ma so che un conto è la teoria un conto è la pratica, e il tuo racconto mi ha confermato che in senegal per fare una cosa di una settimana, bisogna calcolare almeno un mese di tempo!
lui insiste che dovremmo sposarci in comune perchè così il visto è praticamente assicurato, io invece vorrei fare le cose con più calma, farlo venire con visto turistico ed eventualmente sposarci qui. anche perchè so dall'esperienza di mio padre, sposato con una donna senegalese e con un figlio nato a dakar, che il visto per ricongiungimento famigliare si stava rivelando talmente lungo che alla fine per sua moglie ha fatto quello turistico, e poi una volta qui è riuscito a farlo convertire in permesso di soggiorno di più lunga durata...
ti scrivo in privato,ho proprio bisogno di parlare con qualcuno che capisce quello che sto passando
ciao alice, sto ancora aspettando la tua email, scrivimi!
molte cose riguardano le leggi spagnole, ma su altre posso darti una mano forse.
Posta un commento