andiamo piano e con una certa preoccupazione verso il Commissariato di Polizia, incerte su quello che dobbiamo aspettarci; forse prenderanno Queen per riportarla in Ghana ma l’unico modo per saperlo è rispettare la convocazione.
le sette e mezza del mattino, la città non è ancora del tutto sveglia.
Queen porta un vestito lungo di maglina azzurro, abbastanza comodo da contenere la sua pancia di otto mesi.
un paio di orecchini d’argento a cerchio, i capelli cortissimi e la testa tonda tonda ne fanno una vera bellezza, anche con gli occhi stanchi e la preoccupazione che le tira una ruga diritta sulla fronte.
le caviglie gonfie fanno il paio con le mie: anche io incinta, al sesto mese soffro un po’ il caldo e le ultime settimane di lavoro.
consulente e cliente, in coda per capire cosa è successo al permesso di soggiorno di Queen.
sono scesa ad Accra per il funerale di mio papà e per farmi dare la benedizione da mia mamma per avere il latte, un viaggio faticoso e un po’ triste, ma è stato bello rivedere la famiglia.
i poliziotti ci guardano e passano via, l’ufficio apre alle otto e mezza, chiedo di farci sedere sulle panchine dentro il cortile.
la signora è incinta – indico Queen.
ma anche lei è incinta! - mi dice quello con gli occhi spalancati, vagamente scandalizzato.
ci fa entrare e aspettiamo.
ci siamo conosciute quella mattina, alla fermata del metrò, dopo un breve colloquio telefonico.
allo scalo di Fiumicino mi hanno fermata, dicono che il passaporto è falso
il verbale riporta il sequestro del passaporto e del permesso di soggiorno che Queen ha da dieci anni, ma nulla indica perchè sia stata fermata, perchè le hanno tolto i documenti, di cosa la accusano.
Queen, un nome perfetto, fa l’operaia a Sesto San Giovanni, abita con sua sorella e i loro due bambini, uno di cinque e l’altro di sette anni – i mariti sono in Germania - sembra quasi un’immagine vintage degli anni d’oro dell’industrializzazione milanese.
puntuale e con un certo riguardo per le nostre pance, il funzionario ci fa entrare, ma restiamo in piedi davanti alla sua scrivania, a sottolineare le necessarie differenze.
sorride premuroso, ma non dà buone notizie.
il fascicolo è a Roma, ci sarà una denuncia, dovete andare a Roma, cercare un avvocato là, per il passaporto, io non so niente delle motivazioni – ripete “Roma” come chi vuole scollarsi una cosa appiccicosa dalle mani.
invece per riavere il permesso bisogna farsi fare una Carta Consolare, per la signora e per il bambino che era sul suo permesso, che attesti la loro identità.
il consolato del Ghana è a “Roma”, ma questo lui non lo dice o forse non lo sa.
ho una tremenda visione di Queen che fa il viaggio di nuovo indietro fino a Roma, della sua pancia che pesa, del caldo, del bambino che si fa sentire con sistematici e insistenti calcetti soprattutto quando è ora di mangiare – mi aveva raccontato - e si addormenta tranquillo nel suo nido acquoso solo quando lei ha mangiato.
penso ai forum per mamme, dove si dice di ascoltare mezz’ora di musica al giorno, rilassarsi con lo yoga, dedicarsi al massaggio della pancia e a godersi la gravidanza, penso che forse Queen ha altre risorse, quelle delle mamme africane che non frequentano i forum e non hanno mai avuto tempo nemmeno per pensare al concetto di maternità a riposo, quello delle mamme immigrate che se vanno in maternità troppo a lungo perdono lavoro e permesso di soggiorno, penso che Queen sembra meno preoccupata di me.
la Carta Consolare va anche tradotta e lagalizzata alla Prefettura, poi me la porta qui, le do appuntamento il 13 luglio per ritirare il permesso di soggiorno.
il permesso serve a Queen per riconoscere il bambino che nasce, per chiedere la sua tessera sanitaria e l’assegnazione del pediatra all’ASL.
Queen ha il termine della gravidanza il 20 luglio.
il funzionario sorride, lentamente, sempre con partecipazione, ma è irremovibile, inutile darle un appuntamento prima, il fascicolo non arriverà da “Roma” in tempo e comunque se vogliamo controllare se è arrivato possiamo farlo on-line ci dice, mandandoci via.
cerco di protestare ma so che questa montagna è assolutamente più grande di noi due.
usciamo piano e con la stessa preoccupazione di quando sia entrate.
il funzionario ci viene dietro sventolando un foglio.
signore! aspettate! per controllare se il permesso è pronto, qui c’è scritto come fare.
effettivamente un funzionario premuroso.
mi caccia in mano il foglio e sparisce nei meandri di linoleum appiccicoso.
sul foglio ci sono le istruzioni per controllare i risultati per chi fa il test di italiano.
Queen si allontana verso la metropolitana, sorride per la prima volta e mi dice ti chiamo.
per farmi sapere l’esito dell’ecografia, non per la Carta Consolare.
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