mercoledì 20 giugno 2012

negro contento

Dunque, bisogna che vi spieghi il contesto.
Un palazzo del centro di Milano, quartiere residenziale, attici e giardini, quel tipico silenzio educato e riservato, colf filippine che passeggiano i cagnolini, signore benvestite che passeggiano i nipotini, professionisti in completo che rientrano tardi dal lavoro, professioniste in tailleur con l'orecchio appiccicato al telefonino che scaricano dal SUV i sacchetti dell'esselunga, tre figli e un labrador biondo e festante.
Un tipico abitare della Milano bene.
Grazie alla buona iniziativa della mia supermamma, B ha trovato da fare una sostituzione nella portinera del palazzo dove lei abita e dove io sono cresciuta.
E' uno di quei palazzi dove tutti si conoscono e i bambini hanno giocato insieme in cortile, sono andati alle stesse scuole e adesso, magari sono anche tornati a vivere lì da adulti con le loro nuove famiglie: tutti si conoscono e tutti mi conoscono.
E quindi passano sorridenti in portineria e presentarsi e a salutare, portando in dono salaci racconti sulla mia adolescenza turbolenta, l'infanzia pasticciona, gli aneddoti più imbarazzanti.
B è una persona socievole, quando vuole, e in questo caso vuole e quindi tutto procede piacevolmente.

Naturalmente ci sono anche persone nuove, che io non conosco nè si frequentano con mia mamma..
Una di queste signore, cinquant'enne ben portata, aria sveglia e un po' severa, scende in portineria la prima mattina per chiedere al nuovo portinaio di avvisarla, per favore, nel caso fosse arrivato un pacco che lei stava aspettando.
Insiste un pochino: "mi raccomando non aspetti di vedermi passare".
"Mi scusi" prosegue senza un filo di imbarazzo e con sincera preoccupazione "ma lei sa leggere?"
B la guarda, un sorriso leggero, più negli occhi che sulle labbra.
"Sì, signora"
Gli scappa un po' da ridere, ma si trattiene.
"So anche scrivere"
"Va bene" dice lei.
E se ne va, tutta riconfortata.

Per fortuna che la signora non si è offerta di adottare il figlio negretto coperto di mosche del suo portinaio, per dargli un futuro migliore.


1 commento:

Anonimo ha detto...

non vuol essere assolutamente una critica ma un'osservazione dettata dal mio punto di vista. Io reputo più umiliante per un uomo fare da portiere nel palazzo di lusso della suocera che sentirsi chiedere da una sconosciuta se sa leggere, probabilmente nel senso se capiva le parole scritte italiane.io la vedo così. Silvy Diop