Claudia Cernigliaro e Nimbaly Drame sono una coppia mista, una delle tante, normali, bellissime, incasinate coppie che spesso incontro.
Ho chiesto a Claudia di raccontarvi la loro storia.
Perchè è bella.
Perchè è una storia e molte coppie potrebbero rivedersi in loro.
Perchè ne hanno passate tante e questo paese ne ha fatte passare loro tante.
Perchè mi sono simpatici e spero tanto che il futuro riservi a loro e al loro ballissimo Karim tanta più serenità di quella che hanno ora.
Non è facile mettere nero su bianco
una storia d'amore, una storia importante, qualcosa che ti tocca nel
profondo.
Io e Nimbaly ci siamo conosciuti a
Treviso, nell'aprile del 2009, per caso, vicino la stazione
ferroviaria, nella zona dove abitavo.
Io ero emigrata al nord Italia, per
trovare un lavoro dignitoso e regolare, vivevo in una stanza in
affitto, conoscevo poca gente, e mi arrangiavo come potevo, per
fortuna avevo trovato lavoro part-time in un negozio di una grande
catena della grande distribuzione.
Lui studiava a Treviso ed abitava in
provincia, lavorava in una fabbrica di giorno e andava a scuola di
sera, si è diplomato qualche mese dopo.
Un giorno passando davanti la stazione
dopo esser stata al lavoro, incontro questo ragazzo, che mi chiede
l'ora, poi non so come ci mettiamo a parlare, ci facciamo una
passeggiata e ci scambiamo i numeri di cellulare.
Ricordo come fosse ieri il suo sguardo.
Il giorno dopo ricevetti un sms, in cui
mi chiedeva se potevamo vederci anche quella sera, vicino ai binari
per parlare e stare un po' insieme, perchè era stato bene con me.
Così quasi ogni giorno da quel giorno
del nostro incontro ci vedemmo.
Io non avevo nessuna intenzione, in quel
periodo, di avere una storia, perchè uscivo appena da una relazione da
incubo, durata 8 anni tra alti e bassi, in cui avevo subito di tutto
e di più, dalle botte, alle umiliazioni, a tradimenti, una
storia che vorrei tanto poter dimenticare e cancellare, ma che mi
porto dietro e che, oggi dico, mi ha dato la possibilità di incontrare
un uomo migliore.
Lui invece, aveva già intenzione di
stare con me, me lo disse una sera, sotto il portone del palazzo dove
abitavo.
E me lo ricorda ogni volta, scherzando,
dice che se non era per lui adesso ero triste, sola e infelice (penso
che probabilmente ha ragione).
Il 6 maggio del 2009 ci baciammo e mi
chiese di stare con lui, di essere la sua fidanzata (devo ammettere
che in quel momento ero molto spaventata, ma mi dissi che tanto
peggio di com'era andata non poteva andare).
Qui inizia la nostra storia.
Da quel giorno non ci siamo mai
lasciati.
Presto mi presentò a tutta la
famiglia, a tutti gli amici, e non mi lasciò mai sola, avevo sempre
lui su cui poter contare, e diventai un punto di riferimento anche
per la sua famiglia, che adesso è per me uguale alla mia famiglia
d'origine.
Il 25 giugno dello stesso anno, a causa
del marito di una mia coinquilina, che non accettava che io stessi
con un africano nero (lui è algerino...), dopo una lite con questo
strano personaggio, mi trasferii in un monolocale.
Lui mi accompagnò a firmare il
contratto d'affitto e con la scusa di tenere il doppione delle chiavi
in caso di emergenza pian pianino si trasferi da me.
Lui abitava con suo fratello minore, ma
da tempo le spese erano troppe, così fecero una riunione di
famiglia, coinvolgendo anche me, e gli accordarono di vivere con me,
e il fratello maggiore si prese in carico l'altro fratello.
Dividevamo le spese e ce la passavamo
abbastanza bene.
Un giorno però giocando a calcio, si
fece male a un ginocchio, e ci furono un po' di problemi perchè in
fabbrica con il legamento crociato rotto non poteva lavorarci,
camminava con il tutore e doveva operarsi.
Passarono mesi, fu operato, ma il
dottore non riteneva opportuno il rientro a lavoro: l'azienda cercava
la scusa per licenziarlo...insomma perse il lavoro.
In quei mesi, i miei genitori cercavano
di aiutarci e parlando, venne fuori la possibilità di trasferirci a
Palermo, la mia città, in cui i miei avevano una casa dove potevamo
stare.
Proposero anche di aiutarci ad aprire
una piccola azienda, un'edicola.
A marzo 2010 andammo a Palermo.
Ci segnalarano un'edicola in vendita,
nel giro di pochissimo facemmo un'offerta e prendemmo la decisione.
A luglio 2010 eravamo trasferiti, con
molte speranze e un po' di paura.
Palermo si è rivelata una città molto
difficile.
I primi tempi non sono stati male, il
negozio funzionava, ogni tanto c'erano momenti più duri, ma ce la
facevamo.
Nel 2011 decidemmo di andare in
Senegal, a trovare la famiglia che Nim non vedeva da 10 anni e io
conoscevo solo tramite telefono.
Bellissima esperienza e bellissimo
paese, bellissima gente: insomma mi è piaciuto tanto, anche se ho
trovato alcune difficoltà, perchè non sempre era tutto comodo o
facile.
Il 7 agosto ci siamo sposati con rito
musulmano nella moschea di Bignona, in Casamance, che emozione! Non
dimenticherò mai quel giorno!
A novembre 2011 scoprimmo che ero
incinta, anticipammo il matrimonio civile che si sarebbe sovrapposto
alla data del parto e il 28 gennaio 2012 ci sposammo, diventando una
famiglia anche per lo Stato italiano.
Il 22 luglio fui ricoverata in ospedale
e il 25 luglio nacque il nostro grande amore Karim Mario.
In ospedale, è stato un incubo, ho
avuto un travaglio difficile e doloroso, ma soprattutto
lungo.
Tre giorni di travaglio e di sofferenza
e alla fine Karim è nato con il taglio cesareo.
Ma la cosa peggiore è stato il
trattamento ricevuto da Nim: I medici non volevano farlo entrare in
sala parto, fingendo di non capire e dicendogli che sua moglie non
c'era.
Ho dovuto impormi io, con quello che
stavo passando, perche si rendessero conto che sua moglie non doveva
necessariamente essere africana!
Una cosa vergognosa, sentivo i medici
parlare tra loro di come mandarlo via pensando che fosse un poveretto
che non capiva l'italiano.
Alla fine di questo brutto travaglio
anche il piccolo ha avuto delle conseguenze, ed è stato ricoverato:
ma ancora una volta hanno fatto tutto loro, portandolo in reparto
quando pensavamo fosse alla nursery.
Non so se potete immaginare come mi
sono sentita..che paura..che angoscia!
Subito l'avevavo messo sotto la lampada
UVA, pensando avesse l'ittero, invece pensate un po', era solo
scuretto: se ne sono accorti solo quando hanno visto I genitori.
Però salta fuori che ha una sorta di
scompenso al cuore e lo tengono per maggiori controlli.
Una settimana dopo, finalmente lo
dimettono, è stato come se nascesse quel giorno, finalmente potevamo
tenerlo in braccio, baciarlo e accarezzarlo e io potevo di nuovo
allattarlo al seno.
In questi mesi, è cresciuto ed è
diventato un ometto allegro e vivace.
Io sono rientrata a lavoro e lui va al
nido da quando aveva cinque mesi.
Nel frattempo, il negozio non va, le
tasse sono tante, la gente compra sempre meno, e ci stiamo ritrovando
in gravi difficoltà economiche.
Questa città dopo la nascita di Karim
mi sembra sempre più un incubo: vedo ogni giorno persone più
maleducate, strade più sporche e tutte le mie speranze buttate al
vento.
Così stiamo pensando anche a lasciare
questa città, con dolore, certamente, ma anche con molto realismo.
Sono stanca. mi sento in colpa per aver
scelto una città che non dà futuro, anche se nel 2010 sembrava una
scelta sensata.
E' vero la situazione è tragica in
tutta italia, ma qui di più, non c'è lavoro, non ci sono servizi,
non funziona nulla, e non vediamo nessun futuro per Karim e la nostra
famiglia, che vorremmo ancora allargare.
Vorremmo provare a costruirci un futuro
fuori dall'Italia, magari rimanendo in Europa.
Per adesso tiriamo avanti con tanto
amore, comprensione, sacrifici e tanti sorrisi perchè nonostante le
difficoltà economiche siamo fortunati, abbiamo un bimbo bello e sano
e stiamo bene.
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