trovai in lui tutto quello di cui avevo bisogno
Oggi tocca a Michela raccontare la sua storia.
Vorrei
raccontarvi la mia storia, una delle tante, ma un po' simile alla
vostra. Sono arrivata qui a Dakar un giorno di marzo per circondarmi di
piccoli talibè, bambini senza sogni ne' scarpe. Randagi della strada,
come quei gatti e quei cani pieni di pulci e con una mamma sempre
gravida. E’ in questo luogo che conobbi mio marito, un uomo bellissimo,
talmente bello che ogni volta che i miei occhi si posano su di lui le
gambe diventavano leggere. Trovai in lui tutto quello di cui avevo
bisogno. Ci sposammo in una piccola chiesa che porta lo stesso nome di quella nella città natale di
mio padre. Abito bianco e lancio del buquet. Accanto le persone che amo
e un tentativo di mediazione culturale, fra due genti unite per un
giorno all’insegna dell’amore. Decidiamo di restare in Senegal perchè
qui è piu “facile”, con i soldi che
abbiamo da parte possiamo vivere o almeno permetterci un affitto e da
mangiare. Gli occhi della gente ci accompagnano, molti con la gioia nel
cuore, altri, spesso, molto spesso con l’invidia che logora l’anima. Un
matrimonio di comodo, un’amore falso, un progetto meschino, quello del
visto, difficile da reperire, impossibile a tratti. Cosi a volte
catalogano il nostro rapporto. Teniamo duro, perchè non possiamo
permetterci di rientrare in Italia, io studentessa, lui piccolo
commerciante, ci sarebbe un futuro? Ma la realtà è dura qui, in Senegal
l’unica cosa che dona sollievo al cuore e agli occhi sono i sorrisi dei
bambini, unico grande mezzo di distruzione dell’infamia. Essere
osservatori ti riempie l’anima, ma parteciparvi è altro. Il turismo
sessuale dilaga, la corruzione fatiga un paese già in ginocchio da
molte manovre false di un passato, per fortuna, presidente: il lavoro è
per chi ha quella spinta dietro alle spalle, o per i fortunati, il resto
è questione di cavarsela giorno per giorno. Un progetto futuro,
improbabile. La voglia di tornare al mio paese, quella vecchia Italia
tanto odiata e tanto amata. La notizia. Il ritorno, la paura di non
farcela a casa mia. Ma qui la situazione non è migliore, non è il mio
campo, il mio territorio, e te lo fanno pesare, te lo fanno notare che
tu sei bianca, europea, dammi i soldi, comprami le scarpe. No. Io non
posso sopportare il peso del passato tutto sulle mie spalle. Saremo in 3
e questo mi allevia il cuore ma mi appesantisce la testa.
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