venerdì 24 maggio 2013

di capelli e cittadinanza

dal mio parrucchiere c'è un ragazzo nuovo
trent'anni, alto, tatuaggi, capelli e barba corti, color miele
wow!
e cosa si fa dal parrucchiere, oltre a tagliarsi i capelli?
si parla

françois è francese, anzi lui preferisce dirsi italo-bretone
figlio di prima generazione di una coppia di italiani emigrati negli anni '70 in Bretagna, è nato in Francia e ha sofferto molto il clima di esclusione che ti impedisce di sentirti pienamente francese e dice che secondo lui la cittadinanza non ha nulla a che vedere con un passaporto o un pezzo di carta: anzi, chi nasce in un paese non dovrebbe avere diritto d'ufficio alla cittadinanza.
sorride, françois, e mi dice che è venuto in Italia appena ha potuto.
è pacato, molto sicuro di sè, per nulla arrogante.
mi dice che comprende le richieste di inclusione e cittadinanza di chi è nato qui, ma insiste che quello che fa la tua nazionalità non è solamente dove cresci, ma quello che hai nel cuore, e come vieni accolto e quanto restano forti le tue radici, e dunque va bene che sia una richiesta fattibile al compimento della maggiore età, così che sia il richiedente a decidere e non la sua nascita per lui.
insiste sul protagonismo, françois, non ama, evidentemente, che altri possano pianificargli la vita.


(*)

e poi mi dice che lui nel cuore aveva l'Italia e un enorme rifiuto per la condizione di migrante vissuta insieme ai suoi genitori
le valigie di regali che ogni anno bisognava portarsi nelle rituali visite ai parenti in Puglia, che ingombravano e invadevano durante gli interminabili viaggi in macchina di ogni estate
la gara tra gli italiani al paese a chi aveva la macchina più grande, la moglie meglio agghindata
la fascinazione dei migranti verso l'America, il mito dei paesi migliori, più belli, più ricchi
gli scontri tra adolescenti francesi contrapposti ai coetanei di origine straniera

sono entrata per sistemarmi i capelli e cercare di risollevarmi il morale grazie al più classico e banale degli espedienti e ne sono uscita con pochi centimetri in meno e un interessantissimo punto di vista
wow!
non condivido del tutto la posizione di françois sulla cittadinanza, conosco le enormi difficoltà e le necessità di chi ne fa richiesta, ne conosco la complessità e so che lui, venuto al mondo con doppio passaporto, ha una posizione quasi privilegiata che forse lo induce a sottovalutare alcuni aspetti.
ma non importa in questo momento essere d'accordo
importa invece poter aprire il dialogo, ascoltare un ragazzo e sentire della sua Italia-nel-cuore, della sua disillusione, della capacità di trovare il suo posto lontano da dove è nato e lontano da quello che i suoi genitori avevano pianificato per lui, e guardare con occhi un po' diversi a quello che ho sempre dato per scontato.

la cittadinanza del cuore.




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