lunedì 10 giugno 2013

di cambiamenti e immobilismi

«Cerco moglie» dice improvvisamente. «Una come te».
«Perché come me?».
«Tu fai la giornalista, hai una bella macchina. Vedi?» e con la mano indica la carrozzeria nera, le finiture cromate degli sportelli. Poi torna ad appoggiare il palmo sulla portiera e conclude: «Voglio una con una macchina così, una che ha i soldi».
«Konare la macchina non è di mia proprietà. E poi sei tu l'uomo: d'accordo che ti vuoi sposare, ma devi provvedere tu alla tua famiglia».
«Anche in Italia funziona così?» chiede fra lo stupito e il divertito.
«Anche in Italia».
«Allora qui è come l'Africa» e si allontana scuotendo la testa. Però non ha perso il sorriso.
(Valentina Tortelli - Alhamdulilhai, Grazie a Dio - ed. Asterisk)
Mi fa ridere questo piccolissimo aneddoto, ogni volta che lo leggo.
Mi fa ridere, mi fa sorridere e mi fa anche molta tenerezza.
Mi ricorda tantissime discussioni, avute qui o in Senegal, negli anni, con amici nuovi, con vecchie conoscenze, clienti dello sportello, persone di passaggio: impossibile non parlare di matrimoni, relazioni, differenze macroscopiche tra uomini e donne, definizione di ruoli, supreme o pallide Verità.
Il machismo africano, come quello italiano, è rinomato.
Ma se molte cose stanno cambiando, non è necessariamente giusto far scaturire il cambiamento dalla miseria e non è necessariamento corretto stabilire che un uomo africano che desidera essere mantenuto dalla moglie occidentale è una specie di prostituta senza tariffario.


Nel 1982 è uscito "Ufficiale e Gentiluomo" e sono passati solo trent'anni da quando milioni di donne piangevano invidiando l'operaia che incontra il militare che dopo tanto soffrire le permette di lasciare il lavoro (tra le sue possenti braccia) per andare a fare la moglie.
E non potrei giurare che non siano ancora molte le donne che immaginano per sè un destino simile.
Nessuno le chiama prostitute, nessuno indaga sul loro reale coinvolgimento sentimentale: diamo per scontato che ci sia, perchè le donne, si sa, non sanno scopare senza innamorarsi dunque se cedono alla proposta del giovane medico o del promettente ereditiero di una catena di minimarket saranno sicuramente innamorate.




Da tren'anni circa l'immigrazione di giovani stranieri di belle speranze ha investito l'Europa di ormoni e di uomini disponibili: si girano documentari e si scrivono libri da almeno vent'anni sull'argomento, si indagano le notti milanesi e le vacanze di milioni di donne, diventate un fenomeno da baraccone.
E la coppia mista si schianta regolarmente sul maledetto pregiudizio: sta con te per i soldi.

Lungi da me negare che molte donne, dalla notte dei tempi si siano sposate per soldi.
Lungi da me fingere di avere un qualunque vero rispetto per queste donne.
Ma sono consapevole che non tutte, se anche non lavorano, oggi si sposano per soldi.
E ho invece profondo rispetto per le coppie che riescono ad assorbire al loro interno la mancanza di occupazione di uno dei due, senza farne una questione di potere e stabilendo ruoli di procacciamento, accudimento e cura ben distribuiti.

Credo che il cambiamento epocale potrebbe stare semplicemente nell'assumere come vero che non tutti i maschi, di varia provenienza machista, se non contribuiscono in tutto o in parte al bilancio famigliare, sono necessariamente e variamente dei fini ingannatori, falsi, bugiardi e sfruttatori.

Il mio giudizio è lo stesso per uomini e donne: se ti fai mantenere resti in uno stato di dipendenza e di mancanza di potere che potrebbe non farti bene, se non sei programmato per ricoprire questo ruolo.
E se non ti viene naturale accettarlo e cerchi di fare sia il marito che la moglie tutto si complica.
Del resto non possiamo sottovalutare il fatto che sei un novellino e che competi con donne che sono "mogli" da millenni, mica poco!
Se però, come è stato ed è per molte donne, sei davvero gratificato dall'essere il marito di una moglie ricca, con la macchina nera, come Konare.
E se sposi questo ruolo fatto di posti di secondo piano, di accettazione delle decisioni altrui, di possibile slittamento dei tuoi progetti, allora che bisogno c'è di sminuire la tua scelta?
Voglio dire, quante donne sono state etichettate come puttane quando cercavano di uscire dal ruolo loro imposto?

Io farei uno sforzo, quello di guardare a Konare e a tutti i giovani uomini come lui, che sognano un benessere e una realizzazione che passa anche attraverso una donna, come a uomini in cambiamento parte di una società in cambiamento: piccole immagini di una società che, un giorno, lascerà che le categorie di moglie e marito siano molto più elastiche e spogliate di potere di quello che oggi sono.

Io, se devo essere sincera, non ci sono riuscita a vivere il cambimento.
Per questo mi auguro che qualcun altro ci riesca in futuro, perchè non credo che le categorie siano immobili, non lo credo proprio.


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