"io con quello non ci gioco perchè è marrone" discorso tra amiche che parlano di un ragazzino della loro classe: non solo la cosa è grave in sè, ma una delle due è la cuginetta di una bimba afroitaliana, con la quale ha un rapporto quasi di sorellanza - possibile che a sei anni si possa essere così dissociati? in realtà quello che è possibile è che i bambini, che di per sè non coglierebbero le differenze, le sentono e le fanno proprie sull'esempio degli adulti senza nemmeno capirne il significato o coglierne la cattiveria.
del resto, se una maestra di asilo nido dice alla mamma di una bimba italiana "sua figlia è davvero brava, gioca anche con i bambini neri", si può capire da dove arrivino i complessi di superiorità che troppo spesso incontriamo nonostante il passare dei secoli
un bambino viene chiamato negro da un altro
un ragazzino insulta il compagno chiamandolo marroncacca
una vicina ciofona alla mamma che è appena tornata a casa dopo il parto per chiederle "di che colore è venuto"
una signora dal fruttivendolo interpella una mamma chiedendole "da dove viene? ma sei sicura che è proprio tuo?"
e un'ostetrica guarda con tenerezza un bimbo misto e dice orgogliosamente alla mamma "va bè, dai, almeno non è venuto tanto scuro!"
una supplente a scuola chiama mio figlio all'uscita: "Momo! è arrivata la baby sitter!"
un bambino litiga con un altro e gli dice "tu non sei figlio di tua mamma, non hai il suo sangue!!"
noi genitori fatichiamo molto a capire come e quanto reagire a questi insulti: senza esagerare, senza lasciar perdere, alimentando l'autostima dei figli, aiutandoli a cavarsela da sè, facendoli sentire appoggiati, smazzandoci il nostro dolore e cercando di lenire il loro.
un'amica, quando ha sentito dire che una ragazzina non voleva giocare con un'altra perchè marrone, ha suggerito di dirle "e io non gioco con te perchè sei stronza" - altri genitori hanno inviato parolacce più fantasiose, ma sullo stesso stile: voglia di alzare le mani, in difesa dei nostri piccoli che non hanno fatto nulla, voglia di insegnar loro ad insultare a loro volta, a reagire, a opporre violenza a violenza.
voglia umana e condivisa.
ma la risposta migliore è quella di Queenia, mitica fanciulla nigerobrasiliana cresciuta in Italia e stupenda attivista G2: "non vuoi giocare con me? pazienza!"
questa è l'unica risposta che significa che noi genitori abbiamo fatto un buon lavoro, che i nostri figli sono forti e hanno dentro di sè riserve di autostima e consapevolezza di sè sufficienti a cavarsela davvero da soli, a non farsi intaccare nemmeno per un attimo da queste scemenze.
questa è l'unica risposta perchè quella bambina ha capito che il suo insulto era senza fondamento, che non feriva, che quell'altra era più forte nonostante fosse marrone: ci ha pensato un po' e poi è andata a giocare con lei.
pazienza.
1 commento:
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