mercoledì 16 giugno 2010

il matrimonio della speranza

Il 13 Giugno sono andata a un matrimonio. Non mi capita spesso. I miei amici quasi non si sposano più. I matrimoni sono in calo perché fuori moda o troppo cari. E poi (lo dico sottovoce se no nessuno mi invita più) possono trasformarsi in una tortura, a cominciare dal ricevimento dove ti incollano a una tavola all’ingrasso. Però il matrimonio del 13 Giugno non è stato nulla di tutto questo. Ho visto incarnarsi davvero l’amore. Raffaella Hager Tewolde, la sposa, è di origine eritrea e fa la libraia. La sociologia la definirebbe seconda generazione, ma per chi la conosce è semplicemente il suo incrocio di culture stampato in un sorriso meraviglioso. Marco Orsini, lo sposo, è un cantautore, origini ferraresi, parecchi sogni nel taschino e un album in uscita in autunno con il nome d’arte «M’ors». Il matrimonio è stato un vero evento culturale. Gli sposi hanno voluto fondere in un’unica cerimonia le loro culture di appartenenza. Di solito, per non avere rogne, molto coppie come Raffaella e Marco dividono le cerimonie; si fa la festa per gli italiani e la festa per gli eritrei. Ma il 13 Giugno era tutto all’insegna della fusione. Era tutto doppio a cominciare dal cibo fino all’abito da sposa. Quindi lasagne e zighini, abito bianco e vestito tradizionale eritreo. Si ballava funky, ma anche gualà. Era bellissimo vedere ragazze italiane in minigonna che imparavano da signore in zuria (l’abito tradizionale eritreo) a muovere le spalle nella tipica maniera asmarina. Gli sposi hanno anche voluto fare un logo del loro matrimonio (disegnato da Giorgia di Pasquale). Due mani a spirale, due colori il bianco e il nero, uno accanto all’altro. Due mani, un amore, contro la barbarie del razzismo che sta soffocando l’Italia di oggi. Due mani, una speranza per tutti noi che vogliamo un’Italia diversa. Più bella.
16 giugno 2010
 
Igiaba Scego per L'Unità

1 commento:

sofia ha detto...

...lo yin e lo yang...