giovedì 24 giugno 2010

te l'ho già detto che sei bella?

Ciao Cri!
oggi sono a casa con la febbre e ne approfitto per scrivere. Causa negozio non ho tempo per nulla. Come stai? Come va a Milano? Ti mando il pezzo che ti dovevo mandare da tanto, è frutto di emozioni, dubbi, paure, per quello ho impiegato così tanto a terminarlo. Ma è sincero e forse potrà far sapere a tante altre persone che non sono le sole a vivere situazioni, dubbi, paure. E' per il tuo blog.
Un abbraccio
Chi


Raggiungo Cheikh alla fabbrica, non l'ho chiamato ma so che lo troverò lì. Io e Cheikh siamo inseparabili da anni e a Sandaga ci conoscono uniti. Una volta visto Cheikh si cerca Chiara con lo sguardo e viceversa. Il giorno che ho deciso di lasciarlo è stata la notizia boom di Sandaga. Per mesi.
Eppure Cheikh non mi aveva fatto nulla di male. Abituata alle critiche mosse ai senegalesi, sono infedeli, poco attenti, per nulla romantici, bugiardi, possessivi, lui rappresentava il contrario di tutto. Ero io che mi ero metamorfizzata in senegalese. Saranno stati i mesi passati a Pikine o i miei numerosi grossolani errori di antropologia, fatto stà che all'improvviso mi sono scoperta a ragionare come tante mie coetanee senegalesi e a lasciarmi guidare dai giudizi e dalle malelingue. Cheikh, un boi Sandaga, che non si è diplomato, no, non era assolutamente concepibile. E poi io, abituata ad essere viziata, avrei mai potuto stare con un ragazzo che di garanzie non poteva darmene alcuna? E, ancora, i maraboutage, me li sentivo addosso, ne ero sicura, quelle febbri erano opera sua, di Cheikh. Sì, lui voleva stare con me a tutti i costi.
Alcune spirali in cui cadiamo una volta entrati nel tessuto sociale senegalese sono davvero complicati da spiegare. Si entra in un vortice paranoico in cui si è diffidenti di tutto e di tutti, si dubita di ogni persona anche quelle più vicine a noi. In ogni gesto o azione si legge dell'interesse, del calcolo, della cattiveria ed è così che tutte le relazioni, amorose o amicali, scoppiano come bolle di sapone.
Si vive e si ragiona per sentito dire o per esperienze vissute passate o viste. E così gli stereotipi si protraggono, si ramificano e si cementificano, sempre più forti, sempre più duri da estirpare. E allora l'amicizia in Senegal non esiste. Le persone cercano sempre di ottenere da chi sta loro accanto un beneficio o un guadagno. Amicizia tra uomo e donna poi, davvero inconcepibile, impossibile anche solo da pensare. Le relazioni amorose? Costruzioni fantocce fatte di 'je t'aime' e 'bébé', 'chérie' e 'sama kholl' ramificate ed estese a più persone. Relazioni morbose e gelose fondate spesso sulla bugia e da dividersi in due, tre, quattro, fidanzate o fidanzati. Se la fidanzata è bianca poi la sfilza di stereotipi è infinita. Lì no, per tutti, non può esistere l'amore. Tutto è giustificato secondo l'interesse, per sesso facile, per un guadagno immediato di soldi, per documenti e così via.
Le voci si moltiplicano e i due interessati devono dividere la loro storia con un intero mondo e mille parole alle spalle. La guerra ha inizio. Nessuno vuole vedere una coppia mista funzionare. Tutti devono dare il loro parere anche se questo parere non è mai stato chiesto loro. Frotte di amici e amici di amici che mettono in guardia la ragazza: “Stai attenta! Non fidarti! I senegalesi sono falsi. Lui avrà sicuramente un'altra fidanzata, magari una o due mogli e se non ce l'ha se ne troverà una presto. E poi esce con te solo per i documenti, per partire all'estero o perché tu lo aiuti o aiuti la sua famiglia”.
Le voci sono tante anche alle orecchie di lui: “Stai attento! Le toubab sono false. Vengono qui e ti dicono che ti amano, ti promettono che torneranno e poi non tornano più. In Europa sono fidanzate o sposate, vengono qui solo per divertirsi, 'per rubare la tua forza' e poi non le vedi più. Ti chiamano una, due volte per poi scomparire nel nulla”.
Le voci passano veloci di bocca in bocca e il malato arriva all'ultima bocca che è già morto. Poche le persone che riescono a sopravvivere al massacro. Si cola a picco lentamente, come navi prese a cannonate.
Chi si innamora davvero diventerà schiavo delle proprie paure al punto di far diventare le dicerie, verità dimostrabili. In ogni caso ci sarà sempre l'esempio dell'amica, della vicina, della collega che confermerà la regola.
Sono annegata anch'io più volte, paranoica, diffidente, fino al punto di lasciare perché gli altri lo avevano deciso per me. Gli altri avevano deciso che Cheikh era male. Il bene sarebbe stato lasciarlo. 'Devi trovare un uomo alla tua altezza Chiara, lui cosa può offrirti?'.
Questa la frase ricorrente delle mie amiche senegalesi. 'L'amore non basta, senza soldi non si vive. L'amore semmai può venire con il tempo, l'importante è trovare qualcuno con cui dividere le difficoltà'. Questo il consiglio di mia madre.
Forse non ero innamorata davvero e basta, non lo so. Il mio rapporto con l'amore è complesso. Io sono complessa. Stare con me è estremamente difficile, essendo la mia natura instabile e folle. Ho paura di amare e preferisco allontanare le persone che provano ad avvicinarsi a me, a mostrarmi affetto, interesse.
Tapha è arrivato come l'arcobaleno dopo la tempesta. Lui aveva un buon lavoro, un lavoro in ambasciata e poi pagava per me, mi dava soldi; ed era bello, davvero bello.
Il mio è stata innanzitutto un bisogno di soddisfare il mio egocentrismo e la mia vanità. Ho sfoggiato Tapha come un nuovo paio di scarpe o un nuovo tatuaggio. Godevo della gelosia delle senegalesi. Lui si comportava come ogni qualsiasi uomo senegalese si comportava con loro, mi ricaricava il telefono, mi veniva a prendere in moto, mi faceva regali, mi diceva parole dolcissime. E tutte dicevano che era bello e per me questo contava.
Se guardo indietro non mi sono piaciuta proprio per niente. Mi sono riscoperta materialista, calcolatrice e bassa, proprio come quelle ragazze che criticavo di continuo.
Frequentando Tapha mi ci sono affezionata. La sua solarità, il suo modo di ridere, il suo lato ancora adolescente mi avevano fatto rivivere per un momento quella giovinezza spensierata e leggera che non avevo mai vissuto veramente.
Mi sono sentita all'improvviso come una sedicenne in vacanza al mare, il primo amore, le uscite la sera e quell'idea che tutto sarebbe durato per sempre, come nelle favole.
Conservo momenti belli, le serate passate a ridere seduti in terrazza, i week end all'isola di Ngor, soli in un luogo che sembrava appartenerci, lontani dal mondo e dal tempo. E poi tutte le volte che abbiamo percorso la VDN ogni settimana con uno scooter nuovo che non si capiva bene di chi fosse, frutto di quei tanti, indefiniti 'business' con cui i senegalesi arrotondano salari magri.
Ho idealizzato troppo e si sa, le favole non esistono o, semplicemente, con il passare del tempo diventano noiose fiction da casalinghe frustrate. Storie trite e ritrite. Finita l'ennesima puntata ci accorgiamo che tutto è finto e che ci siamo immedesimati troppo nella vicenda, trasformando la nostra fantasia in realtà. Allora ci alziamo da tavola bevuto l'ennesimo caffé annacquato, i piatti da lavare e sempre lo stesso vuoto malinconico. Anche Tapha non mi ha fatto nulla ma come un paio di orecchini comprati al mercato, ha cominciato ad ossidarsi e a diventare nero. I piccoli difetti si trasformano in grandi e all'improvviso escono allo scoperto le piccole bugie, il mondo nascosto e resta solo il sorriso adolescente e la distanza incolmabile di interessi completamente differenti.
Eppure c'è sempre Cheikh che raccoglie cocci. Io no, con lui continuo ad essere cattiva, ambigua. Gli voglio bene, sì, è vero, ma non va bene per me, lo ripeto costantemente a me stessa. All'interno del sistema Senegal ciascuno dice la sua, ciascuno insinua, ipotizza, spara sentenze. Tapha è bello, più bello di Cheikh e qui l'apparenza conta, per tanti. A tutti lui sembra migliore. 'E le piccole bugie?' chiedo io. Quello no, il mio istinto rifiuta di lasciare passare ogni piccola incongruenza. Il mio cuore è già stato calpestato troppe volte, adesso ho promesso a me stessa l'uomo perfetto. Perfetto per me.
La testa scoppia, pesante, riempita di voci, dubbi, paranoie. Il mio animo dondola da una parte all'altra e nell'indecisione perenne il mio cuore diviene duro come la pietra.
L'amore in Senegal è un grandissimo terno al lotto. Un salmone che risale la corrente per finire inscatolato in qualche supermercato.
Tapha e Chiekh le mie due personalità che si confrontano, faccia a faccia. Sandaga come Beautiful e loro, faccia a faccia, il mio stupore, le liti, le parole. Io tentenno. Il mio sesto senso, consigliere infallibile, qui a Dakar cade in uno stato di ebrezza e di confusione totale, abbandonandomi. Io cammino in bilico, pronta a cadere ancora una volta. O forse, immedesimata troppo nella vita senegalese, tengo il piede in due scarpe per vedere quale davvero calza meglio.
Gli altri o me? Me o gli altri? Questa è la domanda.
'Chiara! Chiara! Ma a cosa pensi?'. E' lui, mi dico. 'Te l'ho già detto che sei bella?'. Lo guardo e i suoi occhi brillano. No, i senegalesi non sono tutti uguali; gli uomini non sono tutti uguali; le coppie miste non finiscono tutte per lasciarsi; l'amore vero esiste, al di là dell'interesse.
Sorrido. Ho sempre amato i complimenti ed in fondo mi sono innamorata solo di due uomini nella mia vita, i soli che hanno saputo farmi sentire bella, sempre, nonostante le mie tante, piccole, grandi imperfezioni.
E' tempo di buttarsi. Chiudo gli occhi e mi metto in punta di piedi. Sotto di me il vuoto e in fondo, lontano, lontano, un pezzo del mio cuore.

Chiara Mame Diarra Barison

5 commenti:

Anonimo ha detto...

patetico, fa venire tanti pensieri. Mi riservo di leggere di nuovo con più tranquilità e capire meglio.

cristina sebastiani ha detto...

se fa venire tanti pensieri è allora utile, caro anonimo, sei d'accordo?
se ti va di condividere con noi questi pensieri, sarebbe interessante e utile anche per noi.

Anonimo ha detto...

Come ti capisco, quanto è vero tutto cio'! Quante paure, pregiudizi, prima di tutto dentro di noi....Mi piacerebbe parlare con te!

cristina sebastiani ha detto...

caro o cara anonimo/a
felice che ti sia piaciuto!
il pezzo è di chiara barison, una cara amica sociologa che vive e insegna in senegal, il suo blog si chiama dakarlicious e puoi parlarne con lei se ti va :)
grazie per l'apprezzamento e continua a leggere e a scrivere, mi farà sempre piacere!

Anonimo ha detto...

ho un figlio cn un senegalese, ci conosciamo da 7 anni ormai e sinceramente ne ho passate di tutti i colori. confermo che sn bugiardi, opportunisti, e probabilmente molto infedeli, sicuramente è un uomo che ho amato ora non lo so piu' per tutti i motivi che ho descritto prima...cmnq sono anche molto solari simpatici e sicuramente forti. se tornassi indietro?? mah,,,,non lo so... mi tengo mio figlio che è la cosa piu' bella che ho!!!