mercoledì 13 ottobre 2010

esame di italiano

di Igiaba Scego su L'Unità

Sere fa mi sono imbattuta in rete in un faccia a faccia trasmesso dalle Iene.
La iena Giulio Golia ha smontato pezzo per pezzo la dichiarazione dell’assessore del Comune di Roma Laura Marsilio. L’assessore aveva dichiarato (riferendosi alla questione dei figli di migranti, le cosiddette seconde generazioni): «Anche se questi bambini sono nati in Italia è sbagliato considerarli non stranieri». Non stranieri??? Quindi stranieri. Per l’assessore Marsilio se sei nato in Italia e sei nero o hai gli occhi a mandorla non sei (e forse non lo sarai mai) italiano. Questo, fa giustamente notare la iena Golia, è molto grave soprattutto se detto da un assessore alla scuola. Golia per dimostrare la sua tesi mette a confronto Marsilio con due ragazzi romani, romanisti di origine nigeriana. Lo show, anche se a fin di bene, mi ha rattristato parecchio. Da una parte c’era l’assessore che non si arrendeva all’evidenza di trovarsi davanti a due italiani neri. Continuava a dire che i due ragazzi «sono portatori di una cultura diversa». Dall’altra però c’erano questi due ragazzi neri italiani costretti dalle circostanze a dimostrare il loro grado di italianità: «tifiamo la “Maggica”, “me so magnato du porzioni de matriciana fatta da mi madre”, “la mi ragazza è italiana”, “non parlo il nigeriano”. Perché, mi chiedo, noi figli di migranti dobbiamo dimostrare quanto siamo italiani? Ho pensato che io figlia di migranti nata in Italia non ho mai mangiato la carbonara. Questo fa di me una straniera? Mi sono ricordata di Zhanxing Xu una figlia di migranti come me. A lei piace il riso e non la pasta, non ama il calcio e studia il tedesco. Zhanxing Xu si sente italianissima, perchè è qualcosa di insito in lei. In una sua lettera che gira in rete scrive: «Non ho bisogno di tingermi di verde, bianco e rosso per sventolare ciò che sono».

12 ottobre 2010

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