domenica 6 marzo 2011

poligamia. non respiro più!

La poligamia, parola composta derivante dal latinopolygamĭa a sua volta dal greco πολυγαμία essa derivante da πολύγαμος composta da πολυ- (poli-, forma compositiva di πολύς «molto») e γάμος, «nozze», è il rapporto stabilito con vari scopi, tra cui principalmente quello a fini riproduttivi, tra un individuo di un sesso e due o più individui della stessa specie dell'altro sesso(Wikipedia, voce poligamia).
Amore, mi hanno sposato”.
Letteralmente.
Otto anni fa, i genitori del mio compagno, a sua insaputa e in sua assenza, per sottrarlo a un possibile matrimonio in Italia, hanno celebrato in Senegal il matrimonio tra lui e sua cugina.
Non respiro.
Non respiro più!

E ho continuato a non respirare più per anni, annichilita dallo spavento di scoprire non la debolezza del mio uomo, che a quel matrimonio non si è mai opposto, ma che il mio centro culturale non era affatto un centro, che le mie certezze potevano non essere assolute e che altrove erano altrettanto certe e altrettanto fondate, razionali, condivise, rispettate.

Quando esci la sera ti aspetti di poter essere aggredita e derubata, quando entri in una caserma non ti aspetteresti di essere violentata ma sai che può anche succedere, sai che il tuo uomo può tradirti, sai che tuo padre può morire all’improvviso, che un’amica può voltarti le spalle, che il tuo gruppo di lavoro può decidere di fare a meno di te per salvaguardare poteri interni, che nel mondo si uccide per mille euro o per dimostrare di essere grandi.
Siamo esposti allo shock, abbiamo gli anticorpi per sopravvivere.

Davanti allo shock culturale manca tutto, e la botta è così forte che a volte l’unica sopravvivenza è il rifiuto, oppure l’accettazione passiva e incondizionata.

Io, quel giorno, mi sono alzata in silenzio dal divano, mi sono avvicinata alla credenza della cucina, ho preso un piatto, un altro, un altro.. e li ho spaccati sul pavimento, ipnotizzata dai cocci, incapace di fare altro.
Avrei voluto spaccare la sua faccia, ma l’amore e l’educazione, e tanti anni di militanza antirazzista tra le fila di chi predica il relativismo culturale e il rispetto di ogni differenza mi hanno impedito una reazione così umana e mi sono detta “Ferma! prima devi capire”.
Ammirevole.
Ma se avessi prima sfogato il dolore, ululando il mio disprezzo per una pratica retrograda e umiliante che poneva me, lui e sua cugina sullo stesso piano di pedine da gioco, se l’avessi buttato fuori come nella migliore tradizione dei tradimenti facendogli volare le camicie dalla finestra, non avrei congelato il mio dolore in una gabbia di buona educazione da cui non è, credo, mai più uscito.
Ho capito, ho capito un sacco di cose.
Ma la nostra relazione è finita, cinque anni dopo, senza essere mai riuscita a superare quel primo, orrendo tradimento.

Ho capito che se Cheikh avesse potuto comprendere anche solo un millesimo del dolore che mi procurava, probabilmente me l’avrebbe tenuto nascosto all’infinito.
Ho capito che è stato uno shock anche per lui, che univa l’incredulità per la violenza che i suoi genitori gli facevano alla convinzione di dover decidere per sé della sua vita, ma che è stato uno di quegli shock per i quali lui aveva gli anticorpi, e che ha potuto superare.
Ho capito che ci sono ragioni e spinte che stanno in un sistema in cui una donna ha un ruolo diverso e compiti diversi e viene chiamata a fare cose diverse e che lì dentro ci sta anche un matrimonio combinato a distanza e senza amore che si affianca ad altri e altri ognuno con la sua motivazione razionale, condivisa dalla comunità molto più che dai singoli sposi che in quel sistema sono tutto sommato irrilevanti.
Ho capito che quel sistema, tutto intero, è, a volte, accettabile.
Ho capito che non lo è per me.
Ho capito che nella costruzione di una società nuova possono succedere cose impensate e che né il rifiuto né l’accettazione passiva e incondizionata sono la soluzione.

Entrambe le nostre vite hanno subito uno spostamento, quel giorno.

Cheikh ha cominciato a cercare vie di fuga, dalla famiglia, dalla comunità, dagli obblighi sociali – per un periodo le ha trovate nell’isolamento, nel sesso, nell’hashjsh, in strada – poi si è fermato e le ha trovate in sé.
Non è più tornato in Senegal con gli stessi occhi, una parte di sé è ancora lacerata e chissà se si ricomporrà mai, ma è sostenuta da un’altra parte che ha fondato un sé adulto, consapevole delle sue scelte e dei suoi desideri, dell’amore per la sua figlia italiana e per la sua compagna e per la terra che
l’ha accolto.

Io ho cercato di essere fredda, ho studiato, parlato con molte meravigliose donne che mi hanno spiegato la loro esprienza con la poligamia, con una società differente e a volte incomprensibile, esperienze di dolore, a volte, e esperienze di serenità profonda e complicità costruita.
Credo di non essermi mai ricomposta del tutto, e lo vedo in alcune istintive chiusure che ho con mio marito, oggi, e con alcune sue modalità che strutturano la nostra quotidianità.
Chiusure che non sovrappongo alla buona educazione, ora reagisco come mi viene e poi, dopo, cerco in me lo spazio di una mediazione e lo porto a lui.

Non ho a che fare, nel mio matrimonio, con la poligamia, ma le differenze culturali non sono solo quelle macro: B viene da un paese dove tutto è reperibile a qualunque ora del giorno e della notte - arriva a casa alle otto, doveva comprare il pane ma non l’ha fatto, sa che qui i negozi chiudono presto, ma il suo orologio interiore è ancora in Senegal e io lo accuso di orrenda e colpevole distrazione quando per lui è solo abitudine ad altri ritmi inconsci...
A volte anche solo questo non mi fa respirare, ma ora si tratta di pochi secondi, non più di anni.

Non respiro...
Quando giocavo con la Barbie e Ken e li vestivo da sposi, non c’era mai un’altra con il vestito bianco!
Finchè morte non vi separi non include il numero tre!
Formare una coppia è un atto a due, due, due!
Platone ha parlato di due metà!
Il ciondolo con il cuore diviso, è spezzato in due!
Sulla torta ci stanno solo due sposini!
Non posso, non posso...

Però posso comprendere, posso studiare, posso ragionare!
le motivazioni portate dall’Islam, nel Corano (IV, 3)
le ragioni storiche e gli esempi di cultura poligamica in altri contesti culturali
il contesto senegalese di oggi
l’abitudine
i cambiamenti
quella particolare famiglia...

Comprendere non significa accettare qualsiasi cosa.
Comprendere non fa male, non toglie nulla, se mai aggiunge quello che si scopre accettabile e stabilisce il limite consapevole con ciò che accettabile non è.
Forse comprendere mi farà tornare a respirare...




[ all'interno del testo, alcuni link per approfondire il concetto e il contesto della poligamia]

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