venerdì 10 aprile 2015

Separazione nei matrimoni misti: un piccolo compendio

Separazione nei matrimoni misti: piccolo compendio per chiarire alcuni punti fondamentali che emergono quando una coppia di diversa etnia unita in matrimonio decide di separarsi. Cristina Sebastiani  socia Smallfamilies, consulente per l’immigrazione e le coppie miste, ha scritto per noi una sintesi che speriamo possa essere utile a tutt*. 
[questo articolo è stato scritto e pubblicato sul sito di Smallfamilies il 1 aprile 2015] 
Sappiamo bene che la fine di un matrimonio o di una relazione è un momento doloroso e difficile di per sé, sappiamo che le leggi non ci aiutano, sappiamo che se ci sono figli le tutele sono ancora meno e camminare spediti è complicato. A complicare le decisioni c’è la confusione emotiva che troppo spesso non permette di distinguere le fine dalla relazione con ciò che è bene salvaguardare per i figli.
Quindi chiariamo prima di tutto un punto: salvo casi di gravi abusi (emotivi o fisici), io penso che non sia mai in alcun caso permesso dimenticare che la relazione con un marito o una moglie è altro dalla relazione con un padre o una madre e che ogni scelta fatta da chi si separa, vada fatta nel senso di non intaccare mai il legame dei figli con l’altro genitore.
Secondo quanto osservo nei casi che seguo, quando ci si sposa spesso non si pensa alle conseguenze legali dell’atto pubblico che si sottoscrive. E spesso si arriva impreparati alla separazione, improvvisamente chiamati a dover affrontare una serie di conseguenze in nome di una legge che fino a quel momento si era tenuta in pochissima considerazione. Senza voler spaventare nessuno, è bene conoscere nei dettagli le leggi in modo da poter agire sotto tutela, quanto più possibile, per la serenità dei partner e dei figli.
Separazione consensuale o meno in Italia
  • Se il matrimonio è stato registrato in Italia, la separazione e il divorzio seguiranno, per il territorio italiano, la legge italiana: questo significa che se è stato celebrato in un altro paese, ci si potrà trovare nella bizzarra situazione di essere divorziati altrove e tutt’ora sposati (ancorchè separati) in Italia.
Di fatto, ogni paese segue le proprie leggi e dunque un matrimonio celebrato all’estero e registrato in Italia necessiterà di separazione e divorzio in entrambi i paesi in base alle leggi in vigore in ciascun paese.
Occupiamoci dell’Italia: la separazione può essere chiesta da uno qualunque dei coniugi, necessita di assistenza da parte di un avvocato solo se non è consensuale, altrimenti può essere presentata e firmata da entrambi presso il Tribunale Ordinario con costi molto minori.
Mettersi d’accordo sui termini della separazione è un vantaggio sia economico che, soprattutto, emotivo e vale la pensa valutare bene se è possibile fare uno sforzo in questo senso.
Quando non è possibile, è bene sapere che entrambi i coniugi, sia quello italiano che quello non italiano, hanno diritto ad essere assistiti da un avvocato mediante patrocinio a spese dello stato (cioè chiedendo che sia lo stato a sostenere le spese), in questo caso è necessario trovare un avvocato iscritto alle liste del patrocinio (in assenza di altri riferimenti, è possibile chiedere in dicazioni all’Ufficio Gratuito Patrocinio del Tribunale).
L’unico requisito necessario per accedere al Gratuito Patrocinio è quello del reddito, che deve essere inferiore a 5.900,00€ annuali.

Il permesso di soggiorno del partner straniero e la sua eventuale pratica di richiesta della cittadinanza
  • Generalmente sposando un cittadino o una cittadina italiani, il partner straniero ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi famigliari della validità di 5 anni.
Una volta che la separazione sia stata registrata in Tribunale e sia dunque legale, quel permesso di soggiorno arriverà comunque a scadenza dopodiché non potrà più essere rinnovato con la medesima motivazione (cioè in forza del matrimonio) ma dovrà essere convertito in un permesso per motivi famigliari in virtù dei figli oppure in un permesso per motivi di lavoro in presenza di un contratto di lavoro effettivo.
Generalmente dopo il matrimonio il partner straniero avvia le pratiche per la richiesta di cittadinanza italiana: la cittadinanza può essere chiesta dopo due anni dal matrimonio, che si riducono a sei mesi se ci sono figli.
La risposta dello Stato alla domanda di cittadinanza per matrimonio, arriva dopo due anni, durante in quali non ci deve essere stata separazione legale: quindi per ottenere la cittadinanza italiana il matrimonio deve durare per almeno quattro anni o più, a seconda dei tempi burocratici di risposta. La cittadinanza viene concessa solo se non subentra separazione legale quindi se ci si separa la pratica di cittadinanza verrà irrimediabilmente archiaviata.
Non è possibile chiedere la cittadinanza italiana perchè si è genitori di un minore italiano: solo il matrimonio (o la residenza in italia da più di 10 anni) danno la possibilità di fare questa richiesta.
Il doppio passaporto dei figli misti (e il passaporto del genitore italiano)
  • Generalmente alla nascita di un bambino il genitore straniero desidera che il figlio abbia anche la cittadinanza del proprio paese e lo registra all’anagrafe presso il proprio consolato e ne richiede il passaporto.
Presso quasi tutti i paesi la legge prevede che per la richiesta di passaporto entrambi i genitori siano presenti alla firma. Di fatto in molti consolati è sufficiente le presenza di un solo genitore, quello che è cittadino di quel paese, senza nemmeno una delega dell’altro.
Per la richiesta di passaporto italiano per un minore, la legge prevede che entrambi i genitori si presentino alla Questura preposta di persona (e non ammette delega se uno dei due genitori è straniero).
Sul passaporto del minore è scritto il nome di entrambi i genitori.
Per la richiesta di passaporto italiano di un genitore (cioè di una persona maggiorenne e con figli), la legge richiede la firma di assenso dell’altro genitore: tanto per essere chiari, una madre che richiede il passaporto per sé ha bisogno della firma e della fotocopia del documento del padre di suo figlio.
Anche in caso di separazione legale già avvenuta, o di divorzio.
In assenza dell’altro genitore, è possibile richiedere l’autorizzazione al Giudice Tutelare presso il Tribunale, sia per il passaporto del minore che per quello del genitore (non è necessario l’intervento di un avvocato).
A fronte di tutte queste norme appare evidente come la legge intenda tutelare entrambi in genitori nel loro ruolo, impedendo quanto più possibile, che uno dei due genitori sparisca insieme ai figli.
Questa tutela non è però sempre valido in altri paesi, dove appunto ottenere un passaporto per un bambino può essere (non sempre, ma spesso) più facile.
Di conseguenza può essere più facile per il genitore non italiano procurarsi il passaporto dei figli e farli espatriare senza il consenso del genitore italiano.
E’ sufficiente, come dicevo, recarsi al proprio consolato e richiede un passaporto che sarà per le autorità italiane valido a tutti gli effetti per l’espatrio.
Naturalmente non tutti i consolati permettono che questo avvenga, e anche qualosa lo permettano non significa assolutamente che tutti i bambini con genitori stranieri siano a rischio rapimento: è bene però conoscere i fatti.
Questo fatto non è ovviabile, non ci si tutela dalle leggi o dalla mancanza di leggi di un altro paese e dunque non ci si tutela da un genitore che decide di rapire un figlio: l’unica tutela sta nel buon senso, nella conoscenza del proprio partner e della sua famiglia e nella fiducia reciproca che, si spera, ci si deve sforzare di mantenere anche dopo la fine di un matrimonio.
Dico questo perchè so di dare voce alle paure nascoste o palesi di moltissime mamme e papà con partner stranieri, principalmente provenienti da paesi musulmani.
Oltre all’ovvietà del pregiudizio (le statistiche indicano le mamme del nord europa come maggiori soggette e sparizioni rispetto ai papà nordafricani, per dire), quello che mi interessa dire è che questa paura, anche se spesso è immotivata, alimenta fantasie insistenti e promuove conseguenti azioni che non sempre hanno un senso logico: facendo appello ai motivi per i quali si è scelto quel partner come proprio compagno e padre dei propri figli, credo in questi casi ad un’adeguata conoscenza delle leggi sia bene affiancare un percorso di counselling o di terapia di coppia che sostenga i genitori misti durante la separazione in modo che entrambi si sentano ascoltati, considerati e tutelati di fronte a testimoni e non agiscano d’impulso con la sola conseguenza di procurare anche inconsapevolmente, gravi strappi emotivi nei figli.
Valutare percorsi di coppia o singoli di sostegno durante la separazione: le differenze culturali in una separazione mista
  • La terapia o un percorso di coppia a sostegno di una famiglia che vive una separazione è uno strumento difficilmente accettato presso i partner non italiani, spesso per mancanza di conoscenza rispetto alle modalità e alle necessità che sottostanno e anche rispetto all’efficacia – è però uno strumento estremamente valido che può essere proposto in maniera non aggressiva, anche come tentativo, in piena libertà e senza forzature o desiderio di “occidentalizzare” qualcuno.
Lo scopo è quello di separarsi in consapevolezza, incanalando la legittima rabbia e frustrazione e motivazione di entrambi in percorsi meno nocivi per i coniugi e per i figli, permettendo allo stesso tempo che ognuno si senta ascoltato e compreso: credo che questa sia l’unica forma di tutela possibile e reale contro eventuali abusi emotivi e crisi violente che producono strappi e traumi poi difficilmente superabili.
Come per ogni coppia, anche una coppia mista si separa per le più diverse motivazioni e generalmente sono motivazioni personali solo a volte esasperate da differenze culturali inaccettabili: il dolore di entrambi e il dolore dei figli sono reali e forti e uscirne indenni è quasi impensabile. Ma non è impossibile.
Bisogna mettere in contro che l’altro partner potrebbe decidere di rientrare al suo paese d’origine, non avendo nulla che lo trattiene in Italia: in questo caso lo sforzo per mantenere il legame con i figli deve aumentare, da parte di entrambi i genitori.
Bisogna mettere in contro che ci sono due famiglie che entrano in gioco, che i nonni in due paesi avranno ancora più bisogno di essere coinvolti, con tutte le difficoltà che la distanza può comportare.
Bisogna mettere in contro le differenze economiche, la possibilità che il mantenimento dei figli venga disatteso per le ragioni più diverse: è questo un motivo per allontanare quel padre dai figli?
Bisogna considerare le differenze culturali per cui una separazione può essere vissuta in maniera più o meno drammatica a seconda del contesto di provenienza dei partner e delle sue abitudini sociali: se si è tenuto conto delle ricchezze culturali durante l’innamoramento, non bisogna metterle da parte, anche se verrebbe automatico farlo, durante la separazione.

Cristina Sebastiani è consulente per l’immigrazione e le coppie miste

5 commenti:

Angela ha detto...

Finchè c'è un minore a carico, indipendentemente dal regime di affido (unico o condiviso) serve a tutti e due l'autorizzazione al rinnovo dei documenti per l'espatrio....pure se ti risposi per dire, perchè hai già il dvorzio, resti attaccata al primo finchè il tuo ultimo figlio con il precedente non compie 18 anni...

cristina sebastiani ha detto...

Sì, Angela, serve a tutti e due in base alla legge italiana, quindi se l'altro genitore non è italiano bisognerà verificare quali sono i requisiti in base alla legge del suo paese

Romina ha detto...

Io quando ho firmato la.separazione dal padre di *** abbiamo firmato un accordo nel quale ci siamo autorizzati il rinnovo del passaporto reciproco.Sono passati sei anni e sia io che lui abbiamo fatto i passaporti nuovi semplicemente portando la copia autentificata della separazione,dove,appunto c'era questa nostra dichiarazione.

cristina sebastiani ha detto...

grazie Romina, molto utile!

Rita ha detto...

Però io devo dire che la presenza del padre di mio figlio non è stata necessaria....semplicemente è andato in ambasciata e ha firmato un atto di assenzo per il rilascio del passaporto mio e del bambino e poi me l'ha mandato via mail