lunedì 27 dicembre 2010

ricongiungimento (decostruzione ricostruzione) famigliare

stamattina mi sono svegliata per andare al lavoro come al solito: il sonno di B è talmente silenzioso che per un momento non ho pensato a lui.
un attimo dopo mi sono ricordata: è arrivato ieri e sta dormendo accanto a me.
rigurgitino di felicità pura!
ma non lo sentivo respirare, muoversi, e non osavo allungare un piede, una mano, girarmi a guardare.
ho avuto paura che la mia fantasia e il mio desiderio avessero definitivamente preso il sopravvento nella mia testa e che i folletti se la stessero spassando alla grande ubriachi nelle mie orecchie.
una paura folle! una folata di sudore gelido e di febbre.
ma era lì, è ancora lì, e ci sarà anche stasera quando tornerò dal lavoro.
poi ho scoperto che lui si è alzato a metà della notte e mentre andava in cucina a fumarsi una sigaretta, con quel perfetto aplomb very english che non perderebbe nemmeno sotto l'urto dell'atomica, si chiedeva "ma..con chi sto domendo..?".



esiste una sindrome da stress da ricongiungimento (decostruzione ricostruzione) famigliare?
una sindrome che affligge chi a vissuto un anno a distanza (o due, tre, quattro, otto..) vedendosi forse una sola volta all'anno o nemmeno quella.
una sindrome che spiega perchè, dal giorno della sua partenza, spesso, troppo spesso, ho avuto la fisica sensazione di scosse di terremoto che erano solo nei miei nervi a fior di pelle, che mi facevano alzare dal letto per controllare che il cielo non mi stesse cadendo sulla testa o appoggiare alla cucina, dove stavo preparando pasta cacio e pepe alla romana, con la sensazione che le ginocchia cedessero?
ma nulla si muoveva a parte il mio spirito compresso. 
perchè per un anno il mio desiderio sessuale si è congelato in un rigidissimo non-pensiero-non-desiderio, nella fredda, terrorizzata, distanza perfino dall'abbraccio di un amico, dalle coccole di un'amica?
perchè a volte è stato così facile riconfortarmi con la mia immagine abituale da single, facile come indossare un vecchio pigiama di flanella a scacchi di taglio maschile, avvolgermi nello scialle rosa e mettermi davanti alla tivù a fare le fusa a me stessa, facile come pensare il mio futuro tutto per me, facile come dimenticare di avere un'altra famiglia, ora, e di non essere più nè solo una figlia, nè solo una sorella, nè solo un'amica.
una sindrome che spiega perchè ho tenuto duro fino ad ora, e poi mi ritrovo per un attimo (per fortuna solo un attimo) in un buco nero di terrore all'idea che il bozzolo di coperte accanto a me sia solo il piumino che si è ribellato alle mie lotte notturne?

esiste la sindrome, e a me è toccata anche in forma leggera perchè leggere sono state le mie difficoltà rispetto a storie altrui ben più complesse e drammatiche.
esiste e con leggerezza oggi noi due la affrontiamo e ne ridiamo, insieme, ubriachi di essere insieme, cancellando di colpo un anno di fatica.
ma c'è chi non ha tutta questa fortuna: la sindrome esiste davvero e colpisce in forme diverse, e a volte distrugge.
esiste, ma non se ne parla, non nei dettagli, non abbastanza.
io ne vorrei parlare, vorrei che parlandone la si condividesse, prima, dopo e durante e che si imparasse, insieme, a non considerarla come parte ineluttabile e tutto sommato poco importante del processo di migrazione, ma come qualcosa di cui lo Stato, la società può e deve occuparsi quanto deve occuparsi della salute, della casa, della sicurezza, della lingua, del processo di convivenza e di cambiamento - io vorrei che se ne parlasse come di un diritto, il diritto a soffrire per la propria famiglia spaccata in due come un pompelmo.

esiste un diritto alla tutela dell'unità famigliare, sancito dalla legge sull'immigrazione (T.U. art. 28, 29, 30 e 31 comma 3°, art. 19 comma 2° ; DPR 394/1999 art. 6, 28).
esistono troppe decisioni contrarie che lo disattendono, esistono troppi buchi nei servizi di sostegno, esiste una enorme mancanza di cultura dell'empatia e del solidarietà agli uomini, alle donne e ai figli che vivono lontani e non possono ricongiungersi un week end sì e uno no.
esistono famiglie che sono tali e reali anche se non vivono nello stesso luogo, nè nella stessa città, nè nello stesso Paese e a volte nemmeno nello stesso continente.
esistono famiglie per le quali lo Stato di arroga il diritto di stabilire che non devono esserlo, non sul proprio territorio, come se "lo Stato" fosse un'entità mostruosa dotata di vita propria indipendente dai suoi fantasmatici cittadini.
esistono lutti che nessuno considera, perchè nessuno vede, perchè sono vissuti a distanza.

esiste la distanza, e fa male, logora, scava, incide solchi e annoda nervi, intreccia muscoli e tira tendini, toglie il fiato e la voglia di vivere.
parlarne, forse, la renderà un po' meno ghiacciata e tagliente, chi lo sa?

16 commenti:

Roberta ha detto...

"esiste la distanza, e fa male, logora, scava, incide solchi e annoda nervi, intreccia muscoli e tira tendini, toglie il fiato e la voglia di vivere."

molto bello Cri. Io odiavo la distanza. L'ho sempre odiata, e immagino sia più difficile ...da sopportare quando non c'è modo di ridurla con i propri mezzi ma bisogna attendere che la burocrazia dia il permesso.

Ho lasciato la Sardegna per annullare la distanza. E oggi mi rendo conto che probabilmente ho lasciato l'Italia per lo stesso motivo.
La libertà di poter annullare la distanza, io l'ho avuta... ma non è per tutti e è talmente ingiusto.

vi stringo, e la sindrome passerà perché la medicina sarà efficace :)
baci a tutto spiano

enza ha detto...

Grazie Cri , ♥ La sindrome esiste eccome se esiste

cristina sebastiani ha detto...

‎"La libertà di poter annullare la distanza, io l'ho avuta... ma non è per tutti e è talmente ingiusto"

cristina sebastiani ha detto...

enza, non ne vuoi parlare? è personale, lo so, non voglio insistere, ma se ti andasse, prima o poi, di buttare lì qualcosa, sono convinta che sarebbe utile a molti e a molte.

enza ha detto...

Ci penso su. Comunque avrei potuto scrivere io quello che hai scritto tu, talmente quello che si vive e simile :-) (quasi compreso lo scialle rosa :-))

Ouango Kiswendsida Judicael ha detto...

Grazie della testimonianza

hamid barole abdou ha detto...

comprendo cosa vuol dire il distacco, la separazione, la lontananza, la nostalgia, e così via... complimenti e auguri di buone feste!

vero ha detto...

Grazie Cristina...
Tu conosci la mia storia e la mia situazione,io le difficoltà della distanza le ho ancora tutte davanti a me,tutte schierate come tanti soldati armati che dovro' cercare di sconfiggere uno x uno. Non so quando e nemmeno se... riusciro' a risolvere tutti i problemi che la burocrazia ha riservato a me e a tutte le persone che vivono,o hanno vissuto una situazione analoga....ma quando e se quel momento arriverà,probabilmente vivro' le stesse sensazioni che stai vivendo tu ora. Sicuramente non è facile trovarsi insieme dopo cosi' tanto tempo trascorso a distanza,riconoscersi come coppia e soprattutto come marito e moglie...non è facile,ne son certa! Ma per chi ha superato tali difficoltà,credo che la forza continui a non mancare nemmeno in questo ♥
Auguri Cristina.......dal profondo del mio cuore....a te e Baba :-)

cristina sebastiani ha detto...

Come ho scritto, Vero, dal punto di vista burocratico e anche da molti altri punti di vista io sono molto fortunata e proprio per questo, forse posso permettermi di parlare di cose che non è facile nè vivere nè dire per chi, invece ha molte... più difficoltà di me - cerco di usare questa situazione per essere utile e per sollevare un argomento, tra i tanti che caratterizzano l'emigrazione, che è duro e di cui si parla meno, con il risultato che molte persone vengono lasciate sole e si sentono terribilmente sole.
Anche io mi sono sentita sola.
Scrivere, parlare, mi è servito molto e mi ha dato molta della forza che mi serviva.
Spero di aprire dei canali, che ognuno possa usare come meglio crede o rifiutare perchè ne ha altri, ma che comunque servano a non tralasciare un aspetto profondo della vita dell'emigrazione.
Grazie anche a te, sono sicura che riuscirai a sconfiggere tutti i soldati armati!

vero ha detto...

Io mi sento molto sola in questa situazione e l'aver trovato te,che con la tua esperienza,le tue amorevoli dritte e la tua indiscutibile disponibilità,mi fa sentire piu' forte e positiva :-) GRAZIE ♥

cristina sebastiani ha detto...

Mi fa piacere, Vero, davvero tanto ♥

hamid barole abdou ha detto...

“Vedi dunque: adesso ti presento l’itinerario di un emigrato: miseria locale – passaporto – corruzione – umiliazione – visita medica – ufficio emigrazione – viaggio – lungo traversata – alloggio di fortuna – lavoro – metropolitana – il baul...e – la masturbazione – il fulmine – l’incidente – ospedale o cimitero – il mandato – le vancanze –l'illusione – il ritorno – la dogana – l'ospedale – la morte – l'incidente – la masturbazione – la puttana - lo scolo – la metropolitana – delle immagini – delle immagini …………………………
Resta, naturalmente, un’altra soluzione: quella non la si scrive, non ci sta a dissertare sopra, la si fa”.

Così termina il libro “La réclusione solitaria” (1976) di Tahar Ben Jelloun

cristina sebastiani ha detto...

Tahar Ben Jelloun è lo scrittore che è e questo itinerario è una descrizione tragica e perfetta - ma davvero non ci si può fare niente, Hamid?
Tu sai quanto valore ha la scrittura - non la mia, ma in generale, il racconto, quello di tutti, n...on è un mezzo, tra i molti che si possono usare, per aprire dei varchi, per unire le persone, per cambiare le cose? non è un potente mezzo politico?

paco ha detto...

molto molto duro separarsi delle personne che si ama.la distanza toglie daverro il fiato e la gioia di vivere.ed ne so kalcosa io che da 12 anni vedo la mia mamma e la mia bimba 1 mese all'anno.speriamo che un giorno tutto sara soltanto ricordi

Anonimo ha detto...

La mia è ancora ghiacciata e tagliente, senza lo scialle rosa ( il mio è rosso!) sarei morta di freddo...parliamone anche in privato se ti va...a volte questa solitudine rischia di uccidermi...

fede

Didier Manga ha detto...

La distanza è una bella prova di amore? conquistare il cuore di chi ci sta simpatico impone di conquistare pure la distanza, conquistare le frontiere.. ahhhh le frontiere!!!
Brutta parola, questa! La frontiera fa sì che il mondo non sia più uno; la frontiere fa sì che non devi più misurare il sentimento di amore con il cuore ma anche con l'altro! Quel vicino che non è convinto che voi due così distanti vi possiate amare! In modo di avere portato il legislatore a creare regole che allungano la distanza, carte che vogliono misurare il battito del cuore innamorato. Ma quanto ne sa dell'amore? Chi può capire l'amore altrui? Ci commuoviamo alle storie d'amore raccontate infatti solo perché ci sono raccontate; non perché le abbiamo capite. Un amore vero non può essere raccontato, non può essere documentato, non può essere misurato con i tempi altrui. E' un sentimento forte che si vive in due, in comunione e in un determinato tempo.