spezie per cacciare questo senso di oppressione che ci soffoca in questi giorni in cui a qualcuno non basta più calpestare la nostra dignità, ma ha ritenuto necessario prendere anche la nostra vita per compiere un destino malvagio, per realizzare un progetto demente che soddisfi le paure della parte più meschina della nostra società.
oppressione.
il razzismo è una brutta bestia e non basta appartenere a un gruppo o non appartenere ad un altro per sentirsi in salvo.
oggi, dopo l'uccisione di Modou e Mor a Firenze, siamo tutti senegalesi.
ieri, dopo l'aggressione al campo di Torino, eravamo tutti rom.
io non mi vergogno di essere italiana.
mi vergognerei di essere razzista.
e non ritengo i soli senegalesi, nè i soli immigrati, nè i soli rom, nè i soli gay e lesbiche, delle vittime: ogni aggressione fatta a loro è una aggressione fatta a me.
e anzi, vorrei vedere gay e lesbiche in piazza, e rom, e cinesi e donne e uomini e bambini di ogni provenienza, per combattere questa aggressione.
e aggiungo, che aggredire brutalmente un campo rom e privare tutti gli abitanti delle loro abitazioni e delle loro cose non è meno feroce e razzista di due omicidi - e che non esistono vittime più simpatiche e che un'aggressione verso il popolo rom dovrebbe portarci in piazza quanto un'aggressione verso il popolo senegalese.
perchè ognuna di queste è un'aggressione fatta a me.
un'aggressione al mio concetto di comunità, all'idea che ho della società in cui desidero vivere.
un'aggressione al mio concetto di umanità.
un'aggressione che non è solo una "bella parola", che mi fa reagire, mi fa gridare - oggi - e mi fa lavorare da quindici anni e mi faceva scendere in piazza e gridare - ieri e l'altro ieri - dopo l'omicidio di Abba, dopo le leggi introdotte dal Pacchetto Sicurezza nell'agosto 2009, dopo i pestaggi di Parma, la morte in carcere a Brescia, la strage di Rosarno, dopo i respingimenti in mare che dal 1988 hanno fatto oltre 18.000 vittime.
un'aggressione che mi conferma una sola cosa: il razzismo si combatte con uno stile di vita antirazzista, non c'è altra chiave per aprire quella maledetta porta.
antirazzismo a scuola, nei posti di lavoro, in famiglia.
antirazzismo quotidiano, nei pensieri che passiamo ai nostri figli, nello sguado che posiamo sulle persone che incontriamo e che deve essere privo di preconcetti e pulito da pregiudizi: un nero non è sempre un povero clandestino (e di conseguenza una povera cosa di cui mi posso liberare quando dà fastidio o che posso privare della vita per dimostrare un orribile concetto); una nera non è sempre una prostituta; un cinese a volte parla perfettamente italiano e va all'Opera; un andino non sempre veste pocho colorati; una musulmana velata ha spesso pensieri arditi sotto quel velo (e non sempre è donna da sottomettere o da considerare vittima sottomettendola quanto e più della cultura maschilista che le si attribuisce).
...
antirazzismo come cultura, che ti insegna a non dire "noi" e "loro", a non pensare che i bimbi misti sono sempre più belli, a non affermare che i negri hanno il ritmo nel sangue o gli italiani sono tutti mafiosi e quindi a non comportarti di conseguenza - e dunque a non venire in italia a fare il mafioso e a non andare in africa a sgambettare davanti a ogni africano che passa.
antirazzismo come pensiero politico che ti obbliga a leggi eque.
antirazzismo come pensiero istituzionale che imporrebbe al parlamento di proclamare un lutto nazionale, per la morte di Mor e Modou.
siamo tutti vittime: non lasciamo sole le vere vittime, non mettiamole su un assurdo piedistallo da cui potrebbero non saper scendere.
io non sono andata in piazza ieri e non ci andrò sabato spinta dalla solidarietà: ci andrò per esprimere il mio lutto, per abbracciare idealmente le famiglie e gli amici di chi è morto, per dire che io ci sono e che se a me non è stato tolto un famigliare, mi è stata tolta la possibilità di vivere a testa alta.
e per dire che se la prossima volta a morire sarà qualcuno della mia famiglia, o sarò io stessa, mi aspetto che loro, tutti loro, siano in piazza a gridare e a casa mia a pregare.
ho messo spezie vicino alla mia scrivania per sedermi a scrivere quello che ho nel cuore, perchè credo che l'antirazzismo passi solo da qui, da uno stile di vita coerente e non emotivo.
non ci servono i frutti di un momento di indignazione.
oggi piango più di ieri, ma da quindici anni lavoro fianco a fianco con tanti uomini e donne di valore che in tutta Italia e in tutto il mondo combattono la cultura del razzismo: persone che hanno provenienze diverse, persone che si mescolano, che si confrontano, che discutono, che vanno nella stessa direzione.
vi ricordo, tra i tanti felici esempi, il movimento del Primo Marzo e vi ricordo la Carta Mondiale dei Migranti e il lavoro che ha portato alla sua proclamazione.
ho messo spezie vicino alla mia scrivania per sedermi a scrivere che il razzismo è una brutta bestia, molto reale, non è diritto nè all'incontrario, non è sottile nè spesso, è solo brutale razzismo - e combatterlo si può.
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5 commenti:
io non sono andata in piazza ieri e non ci andrò sabato spinta dalla solidarietà: ci andrò per esprimere il mio lutto, per abbracciare idealmente le famiglie e gli amici di chi è morto, per dire che io ci sono e che se a me non è stato tolto un famigliare, mi è stata tolta la possibilità di vivere a testa alta. super d'accordo ..
antirazzismo, mescolarsi, la carta dei migranti, il primo marzo, la campagna l'Italia sono anch'io, quella de il razzismo è una brutta storia...l'Italia sta cambiando, l'Italia è già cambiata siamo in tante/i ad essere in movimento...ma ci sono forze, gruppi, persone che si stanno opponendo a questo cambiamento, che vogliono fermare, deviare. Sono pericolosi, non sono isolati, sono capaci, non sono pochi. Non mi piace, in generale, dire "contro". Ma stavolta bisogna dirlo forte e chiaro: siamo noi contro loro. A loro non piacciono le spezie (ci scommetto)
sì, è giusto quello che dici, Cinzia - la nostra unitarietà sta anche nel nemico comune, che non è solo un generico razzismo (anche) ma sta precisamente in gruppi organizzati a cui ci opponiamo.
Bello Cri, condivodo in pieno
Ogni gesto fatto con il cuore ha valore. Dal momento che ognuno di noi è sincero con se stesso e con gli altri, tutto ha un senso. Ogni persona che ha un cuore e un cervello sa che ogni generalizzazione è sbagliata; che ogni razzismo va combattuto; che il cambiamento parte dall'esempio di ognino di noi, ripetuto e quotidiano, fosse solo anche il rispetto in un qualsivoglia dibattito su fb. Nessuno poi è perfetto e nessuno di noi è esente da colpe, perché, tutti noi, almento una volta nella vita siamo stati razzisti, abbiamo giudicato sulla base di categorie e pregiudizi, abbiamo contribuito a diffondere dicerie. Siamo tutti esseri umani. L'importante è imparare dai nostri errori ed educare al rispetto, alla civiltà e alla diversità in tutte le sue forme. Arrigoni ha reso famosa la frase "Restiamo umani" con la sua morte, facciamo in modo che questi slanci di umanità non debbano venire fuori solo dopo la morte di vittime sacrificali ma che ogni giorno, anche nella bellezza della sua positività ci faccia essere così combattivi. Dall'Italia al Senegal. Dal Senegal all'Italia.
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