martedì 12 luglio 2011

quelle come noi

Quelle come noi hanno attraversato frontiere e confini, hanno varcato porte e cancelli, hanno passato linee e limiti dell'anima, del cuore, della geografia e della politica, vivono in un mondo fatto di molti mondi.
Mondi non sempre compatibili tra loro: quelle come noi vivono costantemente tirate per le braccia da conflitti opposti e opposizioni culturali.
Eppure vivono.
Quelle come noi.
Violare i confini è forse l’atto più sovversivo e radicalmente politico rimasto scrive qualcuno sulla copertina di un vecchio numero di Diario che tengo in bagno.
E ogni mattina penso che violare i confini è anche una atto irreversibile, definitivo e solitario.

I confini sono infiniti, si collocano dove meno te lo aspetti e ti chiudono dentro limiti che a volte non vedi e altre volte non puoi sopportare: c’è chi cambia sesso, chi cambia quartiere, chi cambia giro di amicizie, chi cambia lavoro, chi è chiuso nei limiti della follia e si apre a mondi altri, chi è chiuso nei limiti della violenza, chi è chiuso tra le maglie del sistema di indottrinamento aziendale, chi sceglie di stare dietro le transenne delle code dementi per i saldi di fine anno.
Quelle come noi sono le donne transculturali, sono quelle che hanno dato uno sguardo ad altre culture e ad altri modi di svolgere la vita e, come Mary Poppins, hanno deciso di saltare dentro il quadro.

La nuova dimensione culturale in cui si collocano è realmente nuova, un'identità generata dall'esperienza di tante donne che si sono unite alle masse in movimento e pur non essendo migranti ne hanno condiviso il respiro.
Siamo donne transculturali, parliamo la politica di molti luoghi, generiamo figli con una doppia anima, siamo sole, come ogni donna, e siamo più sole perchè le nostre scelte sono difficili.
Cercare di ampliare la propria identità altrove genera a volte ostilità, viene vissuto come una sottrazione: cos'aveva la tua cultura che non andava? abbandoni il tuo paese, la tua religione, i tuoi codici di comportamento famigliari, stai abbandonando forse anche me? allora và e non voltarti indietro, oppure resta e non pensare a dove volevi andare.
Ma in realtà è una somma, noi lo sappiamo bene.
E ci sentiamo di parlare la lingua di mondi diversi.

Molte di noi non sono affatto felici, faticano a ricollocarsi in un luogo, in una dimensione culturale.
Molte di noi sono felici a tratti, quando trovano uno sprazzo di comunione, qui o là, quando imparano ad aprire le braccia e a farsi accogliere da altre braccia aperte.
Festeggiamo Natale e Tabasky ed entrambe le feste hanno il sapore caldo della tradizione e quello nostalgico di com'era diverso quando eravamo piccole.
Inventiamo relazioni a distanza solide come matrimoni tradizionali, in cui tutto è vissuto in maniera nuova, più costruttiva, ma meno difficile da comprendere anche a noi stesse, a volte.
Costruiamo mestieri inventati, scriviamo, studiamo, ci impegniamo in campi che il mercato del lavoro non è ancora pronto a riconoscere pienamente, ma noi ci crediamo e ostinatamente li portiamo avanti passando da un luogo all'altro, da un progetto ad un altro, da un paese e una lingua ad un altra.
Piantiamo rose dai fiori grandi e dalle solide radici, in grandi vasi con le rotelle sotto, pronti per essere portati altrove.
Molte di noi sono felici e appagate, hanno messo in equilibrio le due parti di sé e sanno insegnarlo alle altre.

Quelle come noi non sono tutte uguali: spesso hanno in comune solo un marito africano, un figlio misto, un giro di amici curdi, un lavoro in brasile, la torta nunziale di panna a strati sul tavolo del ristorante il giorno in cui il matrimonio viene celebrato da altri e con altri riti, in assenza degli sposi, in un altro paese, ma sono diverse per educazione, interessi, desideri.
A volte ci accomuna la modalità di scelta.
Alcune l'hanno fatto consapevolmente, volevano allargare il proprio orizzonte entrando a far parte di altre comunità culturali, volevano e vogliono partecipare al movimento collettivo che porta le persone a spostarsi per necessità o per curiosità in tutti gli angoli del mondo.
Altre ci si sono semplicemente trovate, dopo un incontro casuale, un'attrazione potente e un po' misteriosa, un viaggio, una scintilla, il sesso un po' esotico: ci si sono trovate e poi sono rimaste con entusiasmo.
Altre invece l'hanno fatto per scappare da sé, da un'identità incompleta e sofferente fatta di bisogni frustrati, sperando in un altrove illusoriamente più accogliente perchè diverso, che si rivela uguale a quello abbandonato perchè in fondo ogni bisogno umano è necessariamente uguale.
Altre ancora, ci sono dentro ma non lo sanno e fingono che provenienza, educazione e colore della pelle siano solo un dettaglio fashion.

Tutte, però, abbiamo contribuito a generare una nuova identità collettiva: siamo femmine che hanno accolto in sé altre culture e le hanno messe in relazione stretta con la propria e ogni giorno, in ogni parola, scelgono e ragionano e amano e imparano, a partire da questo nuovo sentire: che è sentire singolo ma anche universale e condiviso da molte altre.

Quelle come noi camminano verso una società di pari, in cui ogni causa e ogni effetto abbiano lo stesso linguaggio universale, che sta sopra ai linguaggi particolari: la lingua della curiosità e del rispetto, della sospensione del giudizio e l'annullamento del pregiudizio.
Ma il cammino è ancora lungo, dentro e fuori di noi.
Non siamo donne migliori di altre.
A volte siamo molto orgogliose e ci sentiamo speciali, un passo avanti gli altri, e questa specialità ci isola dove non siamo che un'altra normalità.
Anzi, a volte, la fatica di attraversare gli oceani è così grande che impedisce la fatica di lottare contro il potere sociale, contro certa debolezza maschile e certa arroganza femminile, contro i soprusi della politica di ogni luogo, contro le tentazioni di una maternità subita e di una sessualità repressa, contro i nostri stessi pregiudizi e limiti mentali.
Ma la strada è stata presa, questo è storicamente incontrovertibile.
La nuova dimensione culturale in cui ci collochiamo è realmente nuova.

A volte ci spaventiamo e ci chiediamo quale sia la nostra casa: alcune hanno dovuto chiudere rapporti famigliari caldi e rassicuranti, restando sole; altre li hanno modificati, coinvolgendo genitori e parenti che dipendono da loro per ogni gesto da compiere nel nuovo spazio condiviso e chiedono sostegno senza poterne dare.
Altre desidererebbero scegliere uno solo dei possibili mondi, ma molti piccoli particolari le tirano da più lati impedendo una serenità profonda.
Non possiamo chiedere aiuto né consigli, se non alle altre, a quelle come noi.

Quelle come noi sono donne feconde: generano novità, generano creatività.
A volte il passaggio del confine crea progetti politici importanti, sovversivi, di reale rottura e cambiamento con un mondo che non può fingere di essere statico quando i suoi abitanti sono follemente e costantemente in movimento.
A volte creano arte e letteratura.
A volte producono sviluppo e impresa.
A volte sono semplicemente mogli e madri e lavoratrici precarie con uno sguardo solo un po’ più attento.
E a volte fanno tutto questo insieme, perchè le donne, lo sappiamo, fatto tutto quello che fanno gli uomini e in più lo fanno anche camminando all’indietro e sui tacchi a spillo.

I nostri bambini hanno la pelle diversa dalla nostra e da quella dei loro nonni e forse non aspetteranno Gesù Bambino la notte di Natale con l'emozione di stare svegli con l'orecchio teso per sentirlo passare a bere il bicchiere di latte lasciato per lui sulla finestra, addormentandosi troppo presto e svegliandosi con la delusione di averlo mancato: mangeranno montone o latte cagliato e il giorno di Natale farà caldo, parleranno molte lingue o non parleranno affatto per molto tempo, giocheranno come tutti gli altri, raccontando di streghe e spiriti diversi, cantando le stesse canzoni all'asilo.
Ma quando verrà il momento di scegliere da che parte stare rivendicheranno una scelta che non imponga una parte da cui stare, nessuna etichetta, nessuna frontiera: e il mondo dovrà essere pronto ad assecondarli.
Perchè per loro non sarà più, come per noi, una scelta: per loro sarà solo il loro cuore, che è uno, a definire la fine di ogni frontiera dell'anima, della geografia, della politica.
Quelli come loro saranno la meta del nostro solitario e potente camminare.

74 commenti:

cristina sebastiani ha detto...

ragazze, voglio commenti: pensate che esista un "quelle come noi" o non vi ci ritrovate affatto?

elena ha detto...

Una delle cose piu' belle che io abbia mai letto negli ultimi tempi.NON scherzo.Molto emozionante , non solo perche' mi riguarda quindi rispondo alla tua domanda.Ma non riesco a commentare ora,dal lavoro.Ma dopo lo faro'.Per il momento mi delizio nella rilettura , perche' leggerlo una volta non basta.♥

stefania ha detto...

tesoro bello, leggo appena rientro dal mio giro in prefettura (ah ah ah) ma intanto ti dico che il titolo, quelle come noi, mi fa pensare a una canzone di claudio lolli che ha segnato la mia adolescenza (e da qui si capiscono tante cose): http://www.youtube.com/wat​ch?v=_RpwYE3QT_k

cristina sebastiani ha detto...

elena, non pensare di filartela così, ti aspetto dopo.
ste, finirai per farmi amare claudio lolli :D

cristina sebastiani ha detto...

questo testo è parte di una riflessione più ampia, le donne stanno di nuovo convergendo, dopo tanti anni di troppa separatezza, in movimenti che le uniscono, in quanto donne: credo che le donne transculturali siano uno dei tanti affluenti di questo movimento, indipendentemente dalle singolarità di ciascuna, e che siano anche affluenti importanti del movimenti di cambiamento culturale che i migranti portano alla nostra società. un ruolo importante che almeno noi stesse abbiamo il dovere politico di riconoscere.

francesca ha detto...

Esiste eccome Cristina....hai messo per iscritto un "sentimento" reale, un modo di essere e di sentirsi che non potrebbe essere meglio descritto ! A volte "quelle come noi" si sentono in bilico tra due mondi, non vi è mai capitato ? Ci si sente combattute, tra due culture tra due mondi diametralmente opposti e non sempre è semplice.....anzi !! In questi 13 anni ho lottato con la mia famiglia, con gli amici con le colleghe, con i pregiudizi della gente .....certo a qualcosa è servito, ma in alcuni momenti ti senti svuotata!! Alterno periodi di Francesca (detta Aicha), che veste wolof e beve attaya, mi affogo in RTS o in DAKAR-ON LINE chiamo in Senegal ogni due giorni per sentire la famiglia....In altri periodi sono Francesca (e basta!) quella poco tollerante , che mal sopporta gli abiti wolof , quella che mal sopporta le toubab "senegalizzate" che parlano uno wolof precario e che usano la scopina senegalese incapaci poi di rialzarsi a causa dell'ernia discale !! Quello che dici è vero, a volte mi sento speciale per questa mia scelta, per come la vivo e per come sono riscita a mixare le due culture in questi 13 anni non sempre facili, altre volte mi manca il Natale e molte altre cose che fanno parte della nostra di cultura. A volte mi chiedo se mio figlio viva bene questo miscuglio di culture, questo modo così diverso di educare....e quando vai in senegal con tuo figlio ti rendi veramente conto della differenza abissale, qui insegni a non essere aggressivo, a non picchiare a risolvere con la parola....in Senegal se tuo figlio non picchia è "domu toubab" un debole incapace di difendersi, gli altri lo spingono a difendersi con la forza mentre tu hai impiegato anni a spiegare che con la forza non si ottiene nulla.....a volte mi chiedo se quelle come noi" a loro volte si facciano la domanda "ma i questo cous-cous di differenze culturali, mi figlio ci capirà qualcosa? crescerà bene? ".

sara ha detto...

BELLISSIMO Cri! Si, quelle come noi esistono eccome, i nostri figli esistono eccome! Prima o poi il resto del mondo si accorgrà di questo..... ma la cosa più bella adesso è camminare insieme, tutte insieme, nel nostro bellissimo mondo, con tutte le contraddizioni, con tutte le difficoltà, con tutto l'amore che ogni giorno vi troviamo! grazie Cri!

cristina sebastiani ha detto...

@francesca, mi chiedo spesso se mio figlio ci capirà qualcosa e mi rispondo che capirà quello che vorrà capire e sarà quello che il suo carattere lo porterà ad essere. e tu, dopo che te lo sei chiesto e visto che tuo figlio è lì con te, cosa ti rispondi? cosa vedi in lui?
per il resto, sento a volte la tua stessa mancanza di equilibrio, ancora, tra i due mondi, altre volte, come te, sento di aver trovato il piano giusto: in molte cose sono stata fortunata, ho sentito molto poca ostilità intorno a me, e non per tutte è così. e tu quando non ti senti svuotata da tutte le lotte fatte, come ti senti?

cristina sebastiani ha detto...

@sara ma tu, nel tuo quotidiano ti accorgi di questo? senti che le altre, quelle come te, ti sono vicine? che tua figlia percepisce questa appartenenza?

francesca ha detto...

Cristina, se un bambino italiano chiede a mio figlio di dove sei ? La risposta è sempre "sono italiano", l'altra sera eravamo al parco e alcuni bambini senegalesi gli hanno chiesto "ma sei senegalese"? e lui "certo!!".....A volte però come dicevo prima, (succede sempre in senegal) si sente combattuto e prima di agire mi rivolge uno sguardo interrogativo, come a voler chiedere il permesso di trasgredire una regola che vale SOLO QUI ! Per il resto Cristina, in lui vedo il futuro nella speranza che per lui sia migliore...mi rendo anche conto, che molte cose le vedo solo io (parlo delle differenze) lui le vive bene, quando siamo giù è perfettamente integrato l'unica pecca è la lingua....ma imparerà !

sara ha detto...

si, io sento la vicinanza di "quelle come me" :) una vicinanza speciale che non è sempe fisica... ma esiste ed è importante x me. Mia figlia appartiene al mondo.... x quanto inizialmente mi sia sforzata di farle capire che casa sua è "qui" quanto "la" alla fine mi sono resa conto che x lei è tutto molto naturale, quindi non c'è bisogno di spiegare nulla :) x lei è normale festeggiare la Tabasky, bere bissap, aprire i regali a casa della nonna x natale, mangiare cebu yapp o lasagne, avere una zia di 3 anni e un nonno con 2 mogli, vedere i compagni si scuola che fanno il segno della croce prima di pranzo mentre lei dice Bisimillah prima di mangiare :) cosa c'è di strano?? ;) ♥

silvia ha detto...

Cristina ti ringrazio di cuore per il tag, il tuo scritto mi ha commosso e scosso, sono delicate e potenti le tue parole, sarei davvero tanto felice di conoscerti, ti abbraccio, ma proprio tanto forte!

arianna ha detto...

Grazie per quello che hai scritto,per me è stato veramente importante leggerlo,mi hai fatto sentire accolta e capita e ciò non avviene molto spesso nella mia vita.....

alice ha detto...

questo tuo scritto mi ha commosso, sarà che come sempre lottiamo per tentare di mantenere una stabilità. mia mamma l'altro giorno mi ha detto "ti sei proprio scelta una strada difficile..."non ho scelto la strada difficile ho scelto la persona, se anche qui si può parlare di scelta, e al momento sono altri a crearmi difficoltà non la persona che ho scelto quindi vorrei non esistesse più questa frase per "quelle come noi" vorrei non fosse più la strada difficile o almeno non più di quella di altre.

ilaria ha detto...

profondo, bello! mi ritrovo in molti passaggi, in alcuni non ci sono, per caso più che per scelta, ma trasversalmente li attraverso comunque, come parte di un mondo fatto di molti "mondi d'essere"

ombretta ha detto...

Bello, Cri, molto.
Però no, non mi ci ritrovo, Ne abbiamo parlato molte volte: per me non c'è somma ma sottrazione, uno spoglairsi per raggiungere un nocciolo duro di semplicità spoglia. A questo mi è servito attraversare confini ù fino a quando un giorno ho smesso di vederli. Sono solo me, non speciale ma nuda.
Finisci spesso queste riflessioni chiedendoti e chiedendoci come pensano, secondo noi, quelli come loro, i nostri figli. Io ti ripeto che dovresti chiederlo a loro, non a noi che ne siamo solo le madri.

francesca ha detto...

Cara Cri, la mattinata di lavoro é fo***ta :) ma che bello, che fantastico condensato di parole, immagini, emozioni, che unisce, ma non appiattisce, che lascia lo spazio alla diversità di ognuna di noi pur sottolineando l'importanza storica e politica di un processo, di un movimento. E questo ci dà forza e ci fa sentire protagoniste di qualcosa di importante, di collettivo al di là delle nazioni e delle religioni e delle altre classificazioni. Io mi ci ritrovo in quello che scrivi, eccome!mi sento anche fortunata spesso perché ho accesso a tutti questi mondi. E vivendo qui in Senegal, e essendo in contatto anche con il mondo di expatriati di tutte le nazionalità, vedo tante persone e famiglie che costruiscono quotidianamente modi di vivere un po' fuori dalle consuetudini, ma che poi diventano veramente la normalità. E i primi a trovarsi immersi nel melting pot sono i nostri bimbi, che assorbono ogni stimolo e rendono tutto più bello e emozionante!Da 10 anni vivo lontana dall'Italia, fra Portogallo, Cambogia, Marocco, Madagascar e Senegal, anche se con pause più o meno lunghe, penso a volte che la distanza dai miei genitori ci privi di vivere la quotidianità e adesso con Madeleine questo mi fa spesso male, ma la gioia dell'incontro dopo tanto tempo é talmente tanta e l'intensità dei rapporti cosi grande che ci fa andare avanti. e si creano nuovi modi di comunicare, e mia figlia a 4 anni già clicca sulla fotina dei nonni su skype per parlare con loro e far vedere le sue novità e allunga il cucchiaio verso lo schermo per ridere per far loro assaggiare il gelato...e gioca a legarsi le sue bambole sulla schiena, ma ha una voglia pazza adesso di andare in Italia e giocare con i cani...per me il punto saldo di riferimento, di stabilità é la mia famiglia e e d'altronde sono cosi' perché sono loro che hanno fatto crescere nei loro figli la curiosità delle culture e adesso si trovano una figlia in Senegal e un figlio in Perù (sposato a una peruviana)!

enza ha detto...

Cri, e'molto molto bello e ti ringrazio di averlo scritto. Non so se c'e' u nquelle come noi di cui parli, io mi ci ritrovo solo in parte. perche' il denominatore comune delle relazioni sentimentali secondo me non e' sufficiente ad accomunare un sentire. So che lo hai un po'' nuance', ma alla fine mi pare che resti la base deltuo pensieri. per me invece quello che potrebbe accumunare tante persone oggi, e non solo donne forse, e' il fatto di essere cittadini del mondo e non di una nazione. Il fatto di trascinare la vita sulle rotelle con tutto quello che questo comporta, e sia metaforicamente (per esempio vivendo inITalia con qualcuno che non e italiano), ma anche vivendo inItalia e non essendo italiano, o essendo italiano e vivendo altrove come me. comunque, di solito no nmi piace quando mi appiccicano un'etichetta, ma se dovessi volerne una, sarebbe questa e sarebbe scritta da de ♥ grazie

Ombri ♥

francesca ha detto...

Ombri anche io in parte condivido quello che dici, ma non mi sento che il contatto con mondi diversi mi "sottragga" qualcosa, al limite tutto questo confrontarsi mi aiuta a capire quello che mi piace veramente e quello che sono io in quanto Francesca. e sono sempre io in qualsiasi parte del globo mi trovi

enza ha detto...

riflettendoci su, quello in cui io mi identifico e'' il viaggio, al di fuori di me, al di dentro di altre culture e in tutte le possibili vite che vivo e che non vivro mai.

ombretta ha detto...

@francesca, a me ha sottratto molto: una tonnellata di dati per scontati che non devo più portarmi appresso rendono la mia vita più leggera. Solo un esempio: è guardando la famiglia senegalese che ho sentito quanto sia culturale (e quindi artificiale) il concetto di famiglia, in Italia come in Senegal o ovunque ci sia una famiglia. Questa consapevolezza mi dona nuove prospettive, la possibilità di andare oltre un sistema economico e sociale che forse è semplicemente discutibile, come tutto ciò che non è assoluto, l'opportunità di pensare nuove forme di rete e di sostegno di cooperazione tra individui ecc. Quesot vale un po' per tutto: per la visione economica, il ruolo del lavoro nella vita, i rapporti sociali, il galateo a tavola, il concetto di bellezza. E' tutto bello, affascinante e importante ma non assoluto. Liberi tutti :-)

francesca ha detto...

Capisco, ma per me la mia famiglia mi dà libertà, perché il loro amore me lo porto appresso e posso anadre dove voglio con questo sostegno morale che é culturale, ma me lo sento mio nel più profondo

ombretta ha detto...

Potrebbe essere che tu te lo senta tuo nel più profondo perché ami le persone che compongono la tua famiglia, non perché sono famiglia, ma era solo un esempio.

marzia ha detto...

o sono all'inizio di un cammino transculturale. Sento molto la fatica del distacco con la mia cultura. Soffro nel vedere la fatica dei miei famigliari ad accettare la mia scelta, anche se penso che anche per loro sarà una nuova opportunità. La vita non è fatta solo di lavoro e certezze. Faccio fatica anche a capire alcuni atteggiamenti del mio compagno. Mi ritrovo nel fatto che le donne transculturali siano creative: mi sento piena di energie e pronta per partire con una nuova impresa, anche se sto cercando di farlo in modo prudente, poca alla volta..... E se avrò un figlio penso che sarà molto fortunato perchè si potrà muovere attraverso due culture, perchè ne conoscerà i codici, tra la cultura Africana e quella Europea. Quando penso a questo, mi viene in mente cosa diceva Senghor: che i bianchi agiscono con la mente e gli africani col cuore. Chissà, forse questa nuova generazione sarà il passo verso una nuova era del genere umano, dove ogni sviluppo tecnlogico e ogni decisione politica, saranno accompagnati da una riflessione che arriva dal cuore e ci permetterà di evitare certi errori del passato. Alla mia mamma ho spiegato che l'odio verso i musulmani ha portato alla strage di 8000 persone a Srebrenica......

francesca ha detto...

é vero che abbiamo l'opportunità, o il dovere, di cercare le forme di rete e di sostegno che ci si addicono di più. e le persone da amare, indipendentemente dal ruolo che la società gli ha attribuito.

francesca ha detto...

quindi sottrazione alla fine non é negativo per te, non sei meno, mai sei più libera e più disponibile a concepire diverse prospettive e alleanze. puo' essere molto emozionante questa apertura, ma non fa anche un po' paura?

ombretta ha detto...

Sottrazione è assolutamente positivo per me: sono meno un sacco di cose inutili, che forse hanno come unica funzione di proteggere ciò che non vale abbastanza e quindi non esiste in sé, ma come scudo. Non so se fa paura o se dovrebbe. Io non ho paura, a volte penso di essere arrivata dove sono partita, molti anni fa, più di venti, facendo un lungo giro in cui ho ricevuto quel che ho regalato e perdendo molto mi sono arricchita.

francesca ha detto...

caspita, questo é molto profondo e rivoluzionario :)

elena ha detto...

Ci sarebbero un sacco di cose da scrivere.Secondo me un "quelle come noi" un po' esiste. Io mi ritrovo in un bel po' di cose che hai scritto Cri.Non mi sento ne' speciale ne' migliore di un'altra donna.Sicuramente migliore di quello che ero prima,si.Attraversare i confini non e' stata una scelta ma una necessita'.E' stato bellissimo ma faticoso,un viaggio solitario per molto molto tempo.Questi 11 anni "mischiati", alcuni vissuti anche con dolore e delusione , mi hanno messo a stretto contatto con me stessa.Meglio di uno psicanalista e gratis,pure!:-)e il risultato mi piace.Le mie figlie dalla pelle diversa dalla mia e da quella del loro papa' , considerate ne' carne ne' pesce da molti mi chiedono :ma sono italiana o senegalese?Non so cosa capiranno , dove sara' la loro "casa" , che lingua parleranno di sicuro mi auguro che il loro domani sia in un mondo senza confini dove "quelle come noi" si ritroveranno , sorrideranno ripensando al cammino fatto insieme e penseranno : ce l'abbiamo fatta,questo era il mondo che volevamo per i nostri figli e abbiamo contribuito anche noi a farlo.

enza ha detto...

Mi piace molto quelo che scrivono Elena e Ombretta, vorrei aggiungere una postilla ad Elena: spero che questo nuovo monto valga anche pe ri bambini che hanno la nostra stessa pelle, per quelli bianchi verdi celesti e marroni. Ecco.

elena ha detto...

Enzaaaaaaaaaaaaaaaa.....ma​ come osimettere questa postilla a me????????????????????????​''''Dimentichi Sara????'Offesisima sugno!!!

enza ha detto...

Non la metto a te elena, ma al tuo POST :-)) volevo dire che spero che il mondo nuovo arrivi e arrivi grazie a tutti, anche quelli che non sono innamorati di una persona che venga da altrove...

elena ha detto...

Ahhhhhhhhhhhhhhh,mi sembrava.Ovvio , la penso esattamente come te...:-)

Ombryyyyyyyyyyy....mi mancava la tua assoluta e incredibile originalita'. (passamela al lavoro penso e scrivo in fretta).♥♥♥

cristina sebastiani ha detto...

ello tutto quello che scrivete! grazie ♥ non c'è molto da commentare perchè sono le vostre uniche e speciali esperienze ed è molto bello che siano state messe qui ad aggiungere particolari alla mia nota.
solo una precisazione, anzi una postilla :P a Enza Spinapolice : no, non credo che ci accomuni solo l'esperienza sentimentale, ma anzi, ci accomuna l'esperienza transculturale, quella di chi si innamora, quella di chi fa progetti, quella di chi lavora con o per gli immigrati, quella di chi si ritrova con amici che vengono da altrove, quella di chi emigra: molte di queste donne hanno compagni che hanno la loro stessa origine culturale e magari condividono un'esperienza transculturale. Certo, il dato sentimentale è anche quello che emotivamente ci espone di più, ma l'intensità è poi comune a tutte, da quelle che (per esempio) si trovano in prima linea a Lampedusa o a Bruxelles, a chi fa cooperazione e fa fatica a tornare a casa, a chi lavora per l'UNHACR a chi sostiene i migranti nell'espressione letteraria: il confronto e la somma (per me è somma anche se non sono in disaccordo con ombretta) sono comuni a tutte e a volte, da quello che ho potuto vedere in tanti anni, anche le lacerazioni e una certa fatica.
e quindi sì, certamente, un mondo che costruiamo tutte e per tutte, anche per chi l'altro non lo conoscerà mai in questa maniera perchè smetterà di essere altro.

enza ha detto...

Cri, condivido tutto quello che dci. Evidentementeho sopravvaliutato il tuo accento particolare sull'esperienza sentimentale ;-)) e sono contenta cosi!

rosamaria ha detto...

"Quelli come loro saranno la meta del nostro solitario e potente camminare".....*in questa frase la potenza e la sintesi dolorosa di quelle come noi.......*dalla pelle forse grigia quelle come noi, le indefinibili...........*

roberta ha detto...

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh..​..ssolutamente si! Grazie..per aver dato voce a quella "insofferenza" che spesso sento rapportandomi ad altre donne..magari sono persone in gamba, intelligenti e anche sveglie, ma manca qualcosa...e quel qualcosa è quello che tu hai descritto in modo molto preciso.

ami ha detto...

bello quello che scrivi,perchè scaturisce dai tuoi pensieri e riflessioni, alcune cose le sento mie altre molto meno "A volte siamo molto orgogliose e ci sentiamo speciali, un passo avanti gli altri, e questa specialità ci isola dove non siamo che un'altra normalità."quest'ultima parte, ad esempio, mi è estrania.

cristina sebastiani ha detto...

@rosamaria, erchè indefinibili e grigie? sì, capisco la tua sensazione di indefinitezza, ma ragionandoci quello che veramente vedo è che spesso molte di noi sono alla ricerca di un equilibrio che è difficile e a volte comporta scelte molto dolorose, ma la forza, enorme, che vedo in tutte le donne transculturali che ho conosciuto è proprio la scelta di definirsi autonomamente rispetto alla società che le ha generate, di definirsi in questo passare il confine, nell'azione.

@ami e roberta, voi rispetto allo stesso punto vi collocate all'opposto: ma dove? roberta, la relazione con altre donne transculturali ti basta e ti completa o condividere questo aspetto della vita non è però sufficiente nella relazione con le altre donne? ami, e tu?

ami ha detto...

Cristina non mi è sufficiente avre questo aspetto della vita in comune con altre donne. Serve altro, ho bisogno anche di altro per condividere la mia vita con un'Amica.
La forza che tu vedi nelle donne "transculturali" io la vedo anche in donne lontanissime da questo mondo. Non so, tu sottolinei questi aspetti, ma io, sinceramente, non li vedo.

rosamaria ha detto...

grigie perke bianco+nero=grigio e non c'era nelle mie parole un senso decadente o negativo ma il semplice risultato dei 2 colori e dunque grigio .........*indefinibili perke dove mi trovo io personalmente mi porta a essere indefinibile ma il mio caso non mi accomuna se non per alcuni aspetti a quelle come noi perche appunto io faccio parte delle indefinibili.....il discorso è lento e lungo preferirei inciderlo che raccontarlo....ognuno è nella sua missione terrena in questo passaggio......ma tutti siamo nella stessa barca......*pace e amore........yassalam.....​..*ho stima delle donne coraggiose...sempre avanti cri.......*

rosanna ha detto...

I Bianchi agiscono con la mente e gli Africani con il cuore? Forse ai suoi tempi, la globalizzazione ha cambiato un po' di cose e , veramente, di cuore negli africani, ne vedo sempre meno .. cammino transcultura .. che vuol dire esattamente? Trasmigrare da una cultura all'altra lasciando indietrole nostre radici ? Io, dopo anni e anni di frequentazioni afro, comprenso un marito afro, hop capito che, per salvarci noi bianchi, dobbiamo fare come loro .. conservare le nostre radici .. mentre, per amore, per idolatria, per "fanatsimo" , per cieco amore.. lasciamo che ci estirpino..

enza ha detto...

osy anche io detsto quella frase di Senghor ( ed ingenerale non amo molto senghor)..ma credo che tu ci metti un po' di zampino provocatore a dire che dobbiamo preservare le nostre radici. O no??Cristina diceva senzáltro che bisogna aggiungere, Ombri diceva che bisogna spogliarsi dell'inutile...io personalmente sto nel mezzo, mi tengo quello che mi piace, e arraffo anche quello che mi piace degli altri...e tutto il resto lo butto alle ortiche. Ed anche tu fai lo stesso, o no?? :-)))

cristina sebastiani ha detto...

@rosamaria, grazie per avermi spiegato meglio
@rosy, cosa facciano i Bianchi o gli Africani non lo so, detesto anche solo il termine bianco o africano e tu sai che non amo queste false generalizzazioni - transculturale significa semplicemente chi attraversa un confine culturale, ma non necessariamente per non tornare più indietro: per fortuna i confini, per come li intendo io e come storicamente è, nonostante Frontex, non sono nè insormontabili nè irreversibili, ma assolutamente permeabili in ogni senso, ognuna a modo suo. se tu hai raggiunto la conclusione che devi salvarti e che per farlo devi tenere strette le tue radici, credo che sia la cosa più giusta da fare in assoluto per te.
come dicono anche molte, qui, non tutte facciamo alla stessa maniera o siamo arrivate alle stesse conclusioni: io dico solo che abbiamo un punto di forza in comune.

cristina sebastiani ha detto...

@ombretta, mi sono dimenticata ieri di rispondere al tuo suggerimento di "chiedere a loro": sì, certo, loro, i bambini (o gli adulti) nati dalle nostre scelte transculturali, sono certamente gli unici a poter rispondere a una domanda diretta, ma qui, in realtà, a me interessa la percezione delle loro madri rispetto a sè stesse come donne e appunto, come madri, per questo lo chiedo a voi.
grazie comunque del suggerimento :)

rosamaria ha detto...

il punto di forza per tutti è la fede non sento piu limiti ne distinzioni siamo tutti insieme ...le mie radici sono l'eredità del mondo della conoscenza....bianco e nero spiego per la terza volta non indica colori della pelle ma solo due nn colori opposti avrei potuto usare 2 colori complementari come verde e rosso e avere lo stesso risultato.....il punto di forza è sorpassare i confini e mi auguro ke non diventi un lusso di una elite quindi di un gruppo di nuovo chiuso in schemi ecco perke mi ritengo e voglio pensare all'indefinibile per non chiudermi in nulla ma aprire le mie ali...*il mondo è una piena ricchezza e noi abbiamo la grande possibilità di scavarci fino al fondo e nutrirci di nuovo cibo andando sempre piu in profondo con conoscenze antiche e ristoratrici.....curare noi stessi e salvare con la gentilezza e la conoscenza questo mondo che è perso nell'effimero narcotizzante....vi amo tutti......*pace e bene....*

roberta ha detto...

Quello che volevo dire è che, a volte, rapportandomi ad altre donne (molto meno transculturali) sto bene, perchè magari sono persone sveglie e intelligenti, ma sento la mancanza di qualcosa che invece riesco a trovare solo nelle donne simili a me. Non voglio dire di essere "superiore" alle donne non transculturali, ma penso comunque che la mia normalità sia un pò più ricca della loro e a volte mi sento un pò insofferente nel relazionarmi a loro..

Rileggendo un pò i commenti, comunque, mi è piaciuta la definizione di "spogliarsi per rimanere nuda" nel senso che spesso, pensando a mio marito, non vedo più il suo colore o la sua provenienza, ma il fatto che sia un Uomo, un Uomo che mi rende felice e che è perfettamente complementare al mio modo di essere. Si, in questo senso sono d'accordo: spogliarsi, cercando di arrivare al nocciolo delle cose: questa persona mi rende felice, punto. Il resto si costruirà con la pazienza e l'amore (in questo sono d'accordo con chi dice che siamo più noi a farci problemi che i nostri figli, per i quali tutto è molto più naturale. Ascoltate la canzone di Gaber, "Non insegnate ai bambini": http://www.youtube.com/wat​ch?v=IVnPotcVkFQ..meravigl​iosa.). Tuttavia, credo anche che non sia possibile togliersi di dosso completamente i propri retaggi culturali, ma lo scambio e l'apertura, insieme al VERO amore, dovrebbero naturalmente condurre alla creazione di qualcosa di nuovo. Non sono, quindi, d'accordo nell'attaccarsi alle proprie radici (penso sia solo la paura e la difesa che porta a questo atteggiamento). Pensate solo alla musica, alla cucina..sono tutte cose che si trasformano continuamente, prendendo elementi da varie culture. Un esempio: in Ghana esiste un genere di musica tradizionale che si chiama hi-life. Bene, gli artisti ghanesi sono stati capaci di prendere l'hip-hop americano e l'hanno mescolato all'hi-life e sapete cosa è nato? L'hip-life! Un genere nuovo, frutto della mescolanza. E allora, diamoci da fare per creare questo genere nuovo..

Non insegnate ai bambini,
non insegnate la vostra morale,
è così stanca e malata,
potrebbe far male,
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate il pensiero,
che è sempre più raro,
non indicate per loro
una via conosciuta,
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini,
non divulgate illusioni sociali,
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali,
l'unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento,
che è sempre più spento,
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza,
ma se proprio volete,
raccontategli il sogno di
un'antica speranza.

Non insegnate ai bambini,
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente,
stategli sempre vicini,
date fiducia all'amore il resto è niente.

Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo.

cristina sebastiani ha detto...

questa canzone di gaber è molto bella.
quanto al rapporto con chi non condivide questa esperienza, il tuo pensiero mi era chiaro anche prima, sento lo stesso, a volte e con alcune persone anche se poi l'essere transculturali, da solo, non basta a creare una relazione profonda.
infine sulle radici: io sono attaccata alle mie, ma non mi spaventa aggiungere qualcosa - non so se tra aggiungere e sottrarre stiamo dicendo cose simili, il nocciolo sta nel non restare staticamente attaccate a qualcosa ma nell'accettare e accogliere l'evolvere delle cose dentro e fuori di noi e anche nel ricercare questa evoluzione. essere attaccata alle mie radici significa che sono rimasta italiana, romano-milanese, lieco classico, famiglia cattolica bla bla tutto questo fa parte di me, se vado in senegal non rinuncio ai miei libri e la mia valigia pesa di più perchè lì non so dove trovarli, ma poi entro anche alla libreria 4vent e mi leggo il romanzotto senegalese e però fred vargas mi continua a piacere di più forse perchè ne comprendo meglio gli interstizi e mangio chebu yapp ma mi manca il formaggio e chiacchiero volentieri con le cognate ma mi manca un linguaggio più esplicito e diretto che qui ho di default però ascolto un senso della vita che mi calma e che qui ho raramente... per me questa è somma, ma alla fine cosa cambia come si chiama? somma, sottrazione, creatività: siamo noi :)

enza ha detto...

La forma dell'acqua :-)

federica ha detto...

grazie Cri! hai descritto empaticamente ciò che sentono quelle come noi...visto che partirò per l'Afghanistan per lavoro - spronata dall'amore di Sami, dal voler vedere, sentire, capire a pieno il suo mondo che cerca disperatamente un equilibrio con il mio - mi sono sentita toccata quando dici "Cercare di ampliare la propria identità altrove genera a volte ostilità, viene vissuto come una sottrazione: cos'aveva la tua cultura che non andava? abbandoni il tuo paese, la tua religione, i tuoi codici di comportamento famigliari, stai abbandonando forse anche me?" è un pò la reazione che ha avuto la mia famiglia quando ha saputo la notizia di sami, afghano e quindi talebano!! e della mia partenza da sola nella sua terra! ...che si sente minacciata da lui, da noi, dalle nostre vite che si intrecciano, vite che già contengono un miracolo in sè e che ne hanno creato un altro, con l'amore, con la forza della pazienza, del rispetto reciproco...

Grazie Cri per le tue meravigliose parole! le ho dovute rileggere più volte perchè sconvolgevano per la loro veridicità!

valeria ha detto...

sei un'inguaribile ottimista. e amo quello che scrivi per questo.

patrizia ha detto...

Scrivi con il cuore e non devi smettere- commuovente sincera onwuit
Al solito ... Vabbe mi scappan vi a le lettere ti bacio
Ah dimenticavo sei fantastica

mary ha detto...

sei fantastica, va bene credere e pensare positivo. brava cara ;)

cristina sebastiani ha detto...

siete voi che siete ottimiste, se leggete tutta questa positività nei miei scritti, mi sa che ci leggete qualcosa di vostro e questa è la cosa che mi fa più piacere: io non sono di natura ottimista, ma trovo un motivo di crescita nella condivisione di alcuni aspetti della vita che altrimenti restano, per me, fini a sè stessi.
un bacio a tutte e grazie per avermi letta.

diarra ha detto...

ciao cristina ho letto il tuo "pensiero" e condivido,in parte, perche' scegliere lo considero un lusso e quindi una vera liberta' in quanto io libera ho scelto di essere,di credere,e di vivere cio' che credo...e non mi sento migliore di altre donne perche' non hanno avuto la fortuna o il coraggio di scegliere ma sicuramente in loro vive qualcosa di speciale, non spetta a noi davvero giudicarle ,noi che abbiamo scelto anche di non giudicare...in quanto ai NOSTRI figli noi presuntuosi li dichiariamo nostri, ma sono solo loro...li accampagnamo in un cammino che loro sceglieranno solo se li faremo sentire liberi...( da noi sopratutto) e la pelle sara' il problema minore perche' sapranno la loro provenienza sia vivendo in paese freddo aspettando gesu' bambino che in un paese caldo ascoltando lo hin.

cristina sebastiani ha detto...

ciao cara, sono d'accordo con te e non volevo essere giudicante, ho solo citato un aspetto che a volte può essere motivo di sincera riflessione.
quanto ai figli credo (non avendo certezze materne per il momento, ma solo teorie) che lasciarli davvero andare per la loro strada sia lo scopo principale e anche umanamente un concetto molto difficile da realizzare - e con questo penso che sia sempre necessario cercare di farlo.
ma sono abbastanza certa che loro sapranno la loro provenienza nella misura in cui la sappiamo noi e sappiamo trasmettere loro quella sicurezza che li accompagni sempre: molte donne transculturali sono serene ed equilibrate, molte altre sono invece ancora alla ricerca di una collocazione e non intendo negare nè giudicare il fatto che esistano le une e le altre e che tutte fanno parte di un percorso di cambiamento sociale e politico.

francesca ha detto...

Avevo inviato la tua nota alla mia mamma e lei ha voluto scrivere questo nel suo status, che é rivolto un po' a tutte voi/noi, ma voi non potete vederlo, quindi lo copio qui, ne manca anche un pezzo perché era troppo lungo per lo status, le chiedero' di riscrivermelo..."Sono Daniela, la mamma di Francesca, e mi sento una di voi perchè il mio cuore è diviso tra l'Africa dove sta Francesca e il Perù dove vive l'altro figlio Gian Maria. Guardo le foto della mia nipotina Madeleine, il mio cioccolatino al latte, e vedo l'immagine del mondo che vorrei, fatto di comprensione, più che di tolleranza, e di condivisione.
Ed è una di voi la mia mamma di 87 anni che considera Ahmed, il ma..."

vero ha detto...

Ho le lacrime....bellissimo Cri!

cristina sebastiani ha detto...

cara daniela, credo che tu sia assolutamente una di noi e ho pensato, quando ho scritto, anche alle mamme che come te hanno aperto il loro mondo per includere il nostro che è apparentemente così lontano e che magari hanno fatto una gran fatica, ma niente ricatti, solo amore e partecipazione econdivisione, come dici tu, che condividi la tua esperienza con noi: è così la mia mamma, è così la zia anna, e quando ho visto la fotografia della nonna di francesca a dakar a natale ho pensato che vorrei diventare una donna così, da grande.
grazie per aver scritto, mi piacerebbe sentire la tua storia per esteso, non ti andrebbe di raccontarcela? potrei metterla nel mio blog e potrebbe essere un altro bellissimo sostegno per tutte quelle che si sentono ancora in bilico e cercano equilibrio in un mondo del tutto nuovo; se ne hai voglia credo che ne saremo felici in molte. altrimenti, comunque grazie davvero!

flora ha detto...

solo un appunto: i nostri figli neri (o marroni) mica è detto fhe siano 'transculturali' o con due 'culture' per forza....le mie figlie di cultura ne hanno una sola, la mia! non confondiamo colore di pelle con cultura, che è ben altro...chiedi loro se si sentono del paese di origine del donatore di sperma....non credo proprio....

cristina sebastiani ha detto...

anzi, flora, credo che la cultura dei nostri figli, anche quando origina da due (e hai ragione, non sempre è così) sia essenzialmente la LORO. se ne ho parlato è perchè, dal punto di vista delle donne, loro sono uno dei punti di arrivo del cammino che noi facciamo, ma che è transculturale per noi e porta a loro nella costruzione di una società unica. solo dal punto di vista delle donne.

cristina sebastiani ha detto...

(forse su questo punto farò bene a scrivere meglio e con più precisione, grazie per l'apporto, che mi aiuta a focalizzare)

enza ha detto...

...se e per questo ci possono essere bambini cromaticamente identici ad altri e iper-transcluturali...se si parla delle nuove generazioni, e giusto focalizzare il discorso su altro, concordo flo. Comunque non ho ancora digerito a findo quanto hai scritto cri, mi serve altra riflessione per scriverti cosa ne penso :-)) sto riflettendo sul termine trans-culturali, che mi sa tanto di qualcosa che si attraversa per non tornare indietro...non so se lo trovo davvero appropriato. A me piace saltare di qua e di la. E poi il risultato finale, quello del futuro, non e'' trans, appunto, ma multicultirale. O no??

cristina sebastiani ha detto...

"Prefisso che indica attraversamento, mutamento, passaggio da un luogo a un altro o da una condizione a un'altra" - sì, si passa di là, ma nulla indica che nel passaggio si perda qualcosa definitivamente; si muta, e questo a me pare indubbio, ma non si perde l'origine. pensa a chi cambia sesso: passa di là, ma una parde della personalità, credo una grossa parte, resta la stessa e allo stesso tempo muta in altri aspetti.
Comunque quando avrai digerito non vedo l'ora di sentire le tue riflessioni.

enza ha detto...

Cri, grazie per il significato. Conferma un po'quello che immaginavo. Proprio come si cambia sesso, si cambia perche non si desidera piu essere quello che si era...si cambia per non tornare indietro. Nel mio caso personale, non ho mai desiderato non essere italiana, non esserlo piu o cose del genere. Ho desiderato allargare i miei punti di vista, ecco tutto. Mangiare tiepp, ma anche cous cous e sushi, bere il cappuccino anche di pomeriggio(eheh confesso!), dire OULLALA se mi cade qualcosa a terra, fare uso spropositato di burro di karite..eccetera...Ma se parlo al mio bambino, gli parlo in italiano. se mi manca un paesagio, mi manca il mio tavoliere riarso e biondo di giugno, se mi manca una citta mi manca roma e il suo rumore. Vabbe..comunque continuo a rifletterci su.

enza ha detto...

Il mio problema e'che temo che il tuo unire, in questa nota, il tuo riunirci, sia un po una forzatura perche poi possiamo avere anime molto molto diverse,motivazioni profonde diverse, esperienze diverse, eccetera. Vabbe, mumble.

cristina sebastiani ha detto...

enza, non sei obbligata a sentirti inclusa :) però non sono d'accordo: transmigrare non significa cambiare per non tornare indietro: la personalità di ognuno è fatta di diversi aspetti e nessuno di questi è costretto ad andare dietro a UNA delle esigenze cioè quella di "allargare i propri punti di vista" - se cambio sesso e prima mi piaceva il risotto alla milanese, dopo non mi piace più? cambio sesso e con questo alcuni aspetti di me cambiano per sempre, ma altri restano quelli che sono e credo che anche ogni transessuale lo sia a modo suo, con il suo carattere e la sua personalità. E' che non ti va di essere etichettata e questo lo comprendo così come concordo che unirci in tutto e per tutto sarebbe una forzatura, ma se leggi bene la nota e i commenti vedrai che quello che unisce è UN aspetto (quello trans, cioè l'alttraversamento dei confini) ma poi siamo e restiamo diverse perchè ABBIAMO anime molto diverse.

enza ha detto...

Cri, hai ragione, stavo solo seguendo il filo dei miei pensieri :-). Lo so che non sono obbligata a sentirmi inclusa, ci mancherebbe, ma credo che tu intendessi anche quelle come me :-)). Insomma, sto riflettendo semplicemente a come includerei io, a quale formule mi apparterrebbe eccetera. Non sono critiche solo riflessioni :-))

cristina sebastiani ha detto...

sìsì lo so che sono riflessioni, pensavo di aiutarti :) e certamente intendevo anche te! e quelle come te, intendevo proprio tutte, ciascuna a modo suo. magari aspetto che trovi la formula che preferisci :*

daniela ha detto...

Sono Daniela, la mamma di Francesca. Mi chiedi la mia storia: è incominciata con fatica, fatica soprattutto ad accettare per mia figlia un compagno musulmano. Per me, femminista da sempre, non contava certo il colore della pelle, poteva essere nero, giallo o viola, ma come considerava veramente le donne? Avevo letto tanti libri sull'argomento e non ne veniva fuori una bella immagine. Poi, conoscendo Ahmed e vedendo come si comporta con Franci e Madeleine, ho capito che è l'individuo a fare la differenza, quello che conta è la persona singola e generalizzare porta solo al pregiudizio. Ahmed è intelligente, è buono e onesto fino in fondo e allora va bene così. Certo Francesca è lontana, sarebbe bello coccolare ogni giorno la piccola, ma la loro vita a Dakar è felice e completa. Del resto non devo sottovalutare l'intelligenza di mia figlia: non starebbe mai accanto ad un uomo da poco. E poi è stata la volta di Gian Maria in Perù: siamo spalmati su tre continenti! Eppure Evelyn è dolce, comprensiva e forte, anche lei ha conquistato il mio cuore. Per fortuna c'è Skipe, non si può abbracciare il computer ma si può vedere il volto, le espressioni, e allora mi convinco che la nostra famiglia, pur distribuita nel mondo, è sempre unita.

Iperox ha detto...

molto profondo e a tratti talmente vero...lo faro' leggere anche a chi transculturale non é.

sofia ha detto...

Non ho ancora letto tutti i vostri commenti, ma vorrei scrivere il mio a caldo, con ancora il groppo in gola dopo aver letto queste righe. In questo senso io sono una "novella" di "quelle come noi".Sono sposata da solo un anno con un ragazzo senegalese e sto vivendo appieno questo misto di sentimenti che hai descritto molto bene, non mi era mai capitato di sentirmi capita così bene. Mi ha commosso soprattutto il finale perchè i dubbi sul futuro di mia figlia sono quelli più pressanti, a partire dal nome (ne ha uno senegalese e uno "italiano" che ho scelto io:Maya) i miei parenti la chiamano tutti così, io la chiamo Seyni e gli amici di mio marito Seynabou....i parenti di mio marito invece hanno dimostrato una sensibilità notevole nei miei confronti col nominarla spesso Maya quando parlavano con me. Ma questo del nome è forse il problema minore. Anche io provo quel senso di nostalgia quando penso che non vivrà le trepidazioni del Natale come le ho vissute io ma penso che le ultime righe che hai scritto risolvano molto bene questo nostro conflitto che molto probabilmente rimarrà appunto solo nostro.Quello che mi impegnerò a fare come genitore è mostrargli nel caso affiorassero sue difficoltà, che quella che vive è una fortuna, una ricchezza, e che il cuore è grande e può contenere tutto.
Mi viene in mente un telefilm che andava qualche tempo fa in tv: Dharma e Greg. In un episodio questa coppia bianca aveva adottato un figlio meticcio e gli avevano fatto un pluribattesimo, un rito di ogni religione diversa che conoscevano anche se non apparteneva loro. E' questa l'idea che mi piace: di poter dare a mia figlia (e ai futuri spero) tutti i mezzi possibili per poter affrontare le cose del mondo. Del mondo esterno e del mondo interiore...sarà forse un pò utopico...ma...La difficoltà che trovo invece è che spesso non ritrovo questa stessa apertura da parte di mio marito, che ha voluto per esempio fare il battesimo senegalese alla bimba ma non si è neanche potuto parlare di una cerimonia cattolica (non che a me interessasse più di tanto visto che non sono cattolica, ma che provengo da questa cultura). Questo è solo un esempio, non mi voglio dilungare troppo ma a volte mi trovo proprio davanti a un muro da parte sua....

sofia ha detto...

per ombretta: non capisco, tu intendi un mondo dove "tutti siano figli di tutti" senza nessun legame parentale?e promiscuità tra le coppie?

cristina sebastiani ha detto...

sofia, vorrei tanto incontrarti e chiacchierare un po' e far conoscere i nostri bambini e passare insieme quel tempo che spesso si passa da soli ad aggrovigliarsi intorno a pensieri che potrebbero essere più lisci.
un abbraccio.
grazie per i tuoi commenti e la tua presenza.